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15 novembre, 2015

UN PIZZICO DI... Santi e sagre

Prendendo spunto da eventi occorsi nei miei dintorni, oggi voglio parlarvi della figura di San Martino che si è festeggiata qualche giorno fa.


San Martino di Tours, celebrato come il protettore dei pellegrini, nacque intorno al 317 D.C ed è stato uno dei primi santi non martiri della Chiesa Cattolica. Figlio di un tribuno della legione, rivestiva la carica di "circitor" nella Gallia, dove visse l'esperienza che cambiò per sempre la sua vita e lo consegnò alla storia, alla leggenda e alla santità.

Questi giorni, almeno da me, ci sono giornate calde e soleggiate, un po’ inusuali e così sento dire da molti “è l’estate di San Martino!”. Ma da cosa deriva questa espressione?

Secondo la nota leggenda,  “Un giorno d`autunno, l’11 novembre probabilmente, mentre usciva a cavallo da una delle porte della città francese di Amiens, dove viveva, vide un povero, mezzo nudo e tremante per il freddo. Martino si impietosì e sguainò la spada, tagliò il suo bel mantello di lana e ne diede la metà al povero. Immediatamente il sole si mise a scaldare come in estate. Per questo motivo, si chiama l`estate di San Martino quel periodo agli inizi di novembre in cui spesso accade che la temperatura si faccia più mite”.


Si dice che “a San Martino ogni mosto diventi vino”, ma sapete perché?

La Festa di San Martino celebrata l'11 Novembre, giorno della sepoltura del Santo, è vissuta in vari modi ed in Italia fa rima con festa del vino, infatti, l'11 Novembre viene "battezzato" il vino novello durante allegri banchetti, accompagnato da carne, castagne arrosto e frutti di stagione.

Lo scorso weekend, infatti, da me c’è stata una sagra dedicata al vino e alle castagne, in un paese di circa ventimila anime ne sono transitate 150mila extra per assaggiare vino e pietanze tipiche della murgia tra le stradine del centro storico. Questo stesso weekend, invece, ce ne sono almeno altre due nel raggio di pochi km.

15 settembre, 2015

UN PIZZICO DI ... VITA SOTTO IL MARE



C'è chi ha ottanta zampe e c'è chi lancia lampi di luce. 
Vivono nelle acque polari, molti non avevano neppure un nome. 
Un biologo ha fotografato questi piccoli invertebrati  e ha raccontato la loro vita, molto simile a quella sulla terra. 
Scopriamola insieme...Cuspidella è una medusa che sembra un fiore o  una sonda spaziale...



Poi c'è Gonionemus che ha ottanta zampe, ciascuna munita di un disco adesivo, per attaccarsi alle alghe e alle scogliere. Attraverso il suo corpo trasparente si vedono anche le cellule sessuali, un pò come gli oblò delle navicelle che si vede cosa c'è dentro. La sua è, infatti,  una struttura funzionale e perfezionata per navigare nello spazio marino, come le navicelle spaziali navigano negli spazi siderali.
Ma pensate, mentre razzi e satelliti sono stati costruiti dagli uomini, questa bestiola va in giro negli oceani polari da milioni di anni, inconsapevole della propria modernità.
Siamo qui di fronte a un campionario delle più sconosciute e fantastiche creature che popolano l'unica parte del nostro pianeta ancora da scoprire, ed è veramente affascinante sapere che nel mondo ci sia ancora qualcosa avvolto dal mistero.
Questi piccoli esseri invertebrati, vivono nelle acque dei mari del nord e spesso accompagnano il loro fluttuare con l'emissione di lampi di luce grazie a particolari organi fotogeni che permettono loro di produrre e modulare la quantità di luce necessaria per attirare un partner o una preda o ancora per ingannare un predatore.
Arriviamo, dunque al pezzo forte di questa esplorazione: la Clione che a differenza di tutte le altre lumache, non striscia, ma nuota e lo fa con eleganza e rapidità a mille metri di profondità, ma non lasciatevi ingannare da tanta grazia, perchè è una spietata cacciatrice di molluschi marini.
Questo animaletto ha poi risolto un problema non da poco, in materia di sesso, infatti, fa tutto da solo perchè essendo ermafrodita, può dedicarsi a solitari e acrobatici amplessi





Ed infine la Limacina, una chiocciola marina, chiamata anche farfalla di mare.
Siamo abituati alle chiocciole che camminano con lentezza portando con sè la propria casa, ma nel mare anche le chiocciole hanno una marcia in più.
Sono in grado di "volare" nelle spazio marino con la grazia delle ballerine. E la conchiglia? Quella c'è sempre, ma è trasformata in un organo che serve a mantenere il proprio assetto in acqua.
E allora cosa aspettate? Immergetevi con fantasia e curiosità in questo splendido mondo sottomarino e godetevi lo spettacolo.

Laura


15 agosto, 2015

UN PIZZICO DI... STORIA che invita alla riflessione




Di ritorno da un breve viaggio a Berlino in cui è stato interessante immergersi nella storia di questa città (da luogo di accoglienza per diverse etnie e religioni si trasformò in luogo di morte per le stesse), ho deciso di dedicare questa rubrica ad una delle sue piazze: Bebelplatz (già Opernplatz).
 

Questa piazza divenne tristemente famosa nel periodo nazista, precisamente il 10 maggio del 1933 quando fu organizzato un enorme falò in cui furono bruciati circa 25.000 libri contrari al pensiero nazista.
Perché Hitler ben sapeva che il modo migliore per sottomettere un popolo e trasformarlo in un esercito di burattini era limitarne la cultura, affinché mai si potesse aprire una breccia nella mente per immaginare un futuro migliore o anche semplicemente diverso da quello che lui proponeva.
Una tattica che ancora oggi funziona alla perfezione in altri luoghi del mondo dove si insegna solo ciò che è utile per addestrare chiunque al “sacrificio” per sterminare razze e religioni diverse dalla propria.
Perché la storia cambia forse i luoghi, ma si ripete all’infinito.

Oggi, nella Berlino che riconosce i suoi errori/orrori e dedica ogni giorno dell’anno alla memoria con diversi monumenti, uno per ogni etnia sterminata, a Bebelplatz c’è un lucernaio nella pavimentazione da dove è possibile scorgere una spettrale biblioteca vuota, simile a tante nicchie, grande abbastanza da contenere i 25.000 libri che furono bruciati quel giorno.
 
 

Opera dell’artista Micha Ullman, la libreria vuota ricorda una tomba a tutti gli effetti e, per coloro che storceranno il naso leggendo queste parole perché è impensabile paragonare uno sterminio umano a quello cartaceo, rispondo che è senz’altro vero, non fosse che… sempre a Bebelplatz, accanto al lucernaio c’è il motivo per cui ho scelto di narrare, tra tutti, questo evento.

Due targhe di bronzo riportano citazioni in tedesco. Una di queste è del poeta Heinrich Heine che, nel 1820 (quindi ben un secolo prima) scriveva una frase che si sarebbe rivelata atrocemente profetica e che ancora oggi rischia di avverarsi in altri, forse troppi, luoghi del mondo. La traduzione forse non è precisissima (non conosco il tedesco), ma il senso non cambia: “Laddove si inizia a bruciare i libri, alla fine verranno bruciate anche le persone”.
 

Perché bruciare i libri significa impedire o limitare la cultura, strumento fondamentale all’apertura della mente.
Perché l’apertura mentale è il vero nemico del manipolatore.

Perché ragionare con la propria testa è l’unica difesa che abbiamo a chi vuole trasformarci da persone a burattini e/o portatori di morte e non di vita.
Perché la cultura è vita.

Buona riflessione…
By Lisa

15 luglio, 2015

Un pizzico di...

dolci tentazioni.

Ok, questi non sono i giorni ideali per accendere il forno. Si suda stando fermi, ma volevo postare la ricetta (presa dal ricettario di mia mamma) della Chiffon Cake,  il più famoso ciambellone americano che ho provato a fare per il compleanno di mia figlia, un mesetto fa. Morbidissima, alta e deliziosa. Ricoperta di pasta di zucchero per me è stata un’ottima base. Buona accompagnata da creme o frutta ma divina anche solo con una spolverata di zucchero a velo.
 
Ingredienti:
6 uova grandissime (o 7 normali)
300 gr di zucchero a velo
290 gr di farina
200 gr di acqua (o succo d’arancia)
120 gr di olio di semi
Buccia grattugiata di un limone (o di un’arancia)
Aroma vaniglia
1 bustina di cremor tartaro
1 bustina di lievito per dolci
1 pizzico di sale
Procedimento:
Accendere il forno 160 gradi, statico.
In una ciotola grande mettere la farina, lo zucchero, l’acqua, l’olio, il sale, il limone grattuggiato, il lievito, i tuorli e la vaniglia, mescolare bene, poi mettere da parte.
Montare gli albumi a neve insieme al cremor tartaro. Unire gli albumi all’impasto mescolando dal basso verso l’alto per non smontarlo. Versare l’impasto in uno stampo da ciambella in alluminio senza imburrare e infarinare. Infornare a 160 gr per 50 minuti.
Sfornare e capovolgere lo stampo fino al raffreddamento. Dopo un paio d’ore la torta si staccherà da sola.
Aggiungendo 50 gr di cacao amaro si ha un’ottima chiffon cake versione cioccolato.


15 giugno, 2015

UN PIZZICO DI...

Non bevo caffè, a volte azzardo un ginseng e così mi sono incuriosita riguardo a questa pianta che ormai spopola dalle nostre parti.



Il termine ginseng designa numerose specie appartenenti alla famiglia delle Araliaceae. Nella medicina cinese la droga ricavata da queste piante, costituita dalle radici, ha alle spalle una tradizione millenaria, fatta dei più svariati impieghi. Il nome ginseng deriva dalla parola cinese "rensheng" che significa uomo, scelta con tutta probabilità per sottolineare la struttura antropomorfa della radice.
Considerato un rimedio quasi universale, il ginseng veniva usato soprattutto contro l'invecchiamento, i disturbi gastrointestinali e come preparato rivitalizzante.

La straordinaria fama di droga-panacea ed il fascino misterioso della sua origine orientale hanno contribuito a decretarne il successo nei nostri mercati. Inizialmente spinti dalla loro presunta abilità nel risvegliare desideri assopiti, gli estratti di ginseng sono ormai presenti in numerosi complementi alimentari, in gran parte destinati a persone convalescenti, sportivi ed anziani. Non è quindi un caso che il ginseng sia considerato il prodotto erboristico più utilizzato al mondo.

Le virtù del ginseng sono attribuibili a diversi componenti presenti nelle sue radici. Oltre ad un buon contenuto in vitamine, olio essenziale e polisaccaridi va segnalata la presenza di ginsenosidi, i princìpi attivi della droga.
Si sono susseguiti numerosi studi per indagarne le reali proprietà curative e sono emersi elementi che hanno proposto l'utilizzo di ginseng nel trattamento di diverse condizioni, come diabete di tipo II, insonnia, gastrite, ipotensione, stati di stress ed affaticamento. Agli estratti di ginseng sono stati attribuiti anche effetti antiossidanti, antipiretici, ipocolesterolemizzanti, probiotici, radioprotettivi, anticancerogeni ed antinfiammatori.

Molti di questi effetti, dimostrati solamente sugli animali, sono ancora in attesa di conferme scientifiche; inoltre, la qualità e la neutralità degli studi condotti nei Paesi dell'est asiatico è stata messa in discussione. Un altro problema deriva dagli enormi interessi economici che ruotano intorno a questa pianta e che spingono per il riconoscimento delle sue presunte proprietà terapeutiche. Tutto ciò spiega come mai in proposito esistano opinioni differenti, che vanno dall'eccesso di entusiasmo all'esagerato scetticismo.

Voi ne assumete in qualche modo? Nel caso affermativo, per piacere o per scopi curativi?


15 maggio, 2015

Microrganismi Benefici e la fermentazione thailandese


Oggi parliamo sommariamente di fermenti  e del brodo di coltura di microganismi benefici. 
Il perché é presto detto: sono un modo naturale per prendersi cura della nostra salute e aiutarci da soli a stare bene senza dover sempre intossicare il corpo con sostanze chimiche come i farmaci. 

In  Thailandia sono usati da secoli e in Occidente pian piano si sta diffondendo la loro conoscenza. Io me li sto facendo e vi consiglio di provarci.
Ma passiamo a qualche spiegazione tecnica per una basilare comprensione.
In natura esistono 3 tipi di microrganismi : 
i degenerativi o patogeni che attraverso il processo ossidativi producono i radicali liberi, i neutrali che rappresentano la maggioranza  e quelli rigenerativi che ostacolano l’ossidazione, producendo sostanze antiossidanti . Secondo il principio della prevalenza, i microrganismi neutrali seguono il gruppo predominante,quindi i “leader”. 
In condizioni normali i rigenerativi (o detti anche benefici) non riescono ad assumere il controllo e soccombono, mentre in un ambiente adatto, con determinati accorgimenti e attenzioni e  con la presenza di soluzione zuccherina,  prendono il sopravvento. Quindi rimpiazzano i microrganismi degenerativi e assumendo la leadership trascinano nella propria direzione i microrganismi neutrali, con una vera e propria alleanza . Danno così origine a un ambiente rigenerativo ( pro-biotico ) con un processo auto-generante nel tempo. Farseli é facile tutto sommato e bisogna avere solo un po' di pazienza all' inizio e soprattutto pazienza di attendere la loro maturazione che inizia dopo i primi 4 mesi, tenendo presente che il grado del loro potere sta nell'invecchiamento e che con operazioni di rabbocchi e rigenerazione si possono avere fermentati di anni e anni.
Insomma una cosa che una volta iniziata a prodursi vale la pena.

Il brodo di coltura dei cosidetti MB si compone di una parte di zuccheri, una parte di vegetali, erbe, frutta, ortaggi, fiori, semi di un tipo che sceglierete possibilmente senza pesticidi, sostanze non edibili sulla superficie delle bucce, insomma naturali . Poi serve l'acqua meglio se pura o demineralizzata, osmotizzata, di fonte , ma anche di rubinetto, purché' lasciata decantare ore scoperta di modo che evapori il cloro presente.Infine servono contenitori di plastica o vetro con chiusure ermetiche perche' anche se nei primi mesi verranno lasciati con coperchio solo appoggiato, nel tempo occorrera' tenerli ben chiusi. Se si usano contenitori con coperchi di metallo bisogna far attenzione a mettere della pellicola a separare il metallo che si ossiderebbe per l' azione produttiva di gas e sostanze varie del fermento.
Come lavorano i microrganismi?
I MB nutrendosi sia degli zuccheri aggiunti che degli elementi tossici presenti nella soluzione,trasformano il tutto in sostanze preziose anche per l' organismo umano. Infatti riconoscendo le sostanze tossiche le trasformano in sostanze utili quali gli enzimi, gli amminoacidi, i tannini, gli antiossidanti ecc...mentre copiano le sostanze nutritive presenti nel liquido e le trasmettono al loro corredo genetico.
Se avete bisogno di un incentivo per interessarvi di piu' all' argomento eccovi elencati alcuni scopi per cui produrseli da soli: 
-rafforzano il sistema immunitario e rigenerano la flora batterica, 
-purificano l’organismo con la loro azione chelante e detossificante,
-rallentano l’invecchiamento cellulare grazie all’altissimo contenuto di sostanze antiossidanti tra cui spiccano l’acido ellagico, di cui si fa un gran parlare in fatto di prevenzione e cura dei tumori e l’acido gallico, altro potente antiossidante.
-purificano l’acqua che beviamo soltanto aggiungendo poche gocce. 
-igienizzano i cibi freschi allungandone la conservazione.
-aggiungono elementi nutrizionali ai cibi, anche se cotti e danno un gusto piacevole  a bibite e tisane.
-sostituiscono i detergenti chimici o agiscono in combinazione con essi, aumentandone l’efficacia e annullando l’impatto ambientale.
-sostituiscono dentifrici con la loro potentissima azione antibatterica.
-fungono da ottimi digestivi.
-hanno un forte potere cicatrizzante, ottimi sulla pelle, danno lucentezza e morbidezza, eliminano ogni problema epidermico, anche i più resistenti, come la psoriasi. 
-armonizzano l'ambiente e migliorano la qualità delle zone prive di vitalità, riducendo l'azione eventualmente negativa dei campi elettromagnetici.
-fungono da antiparassitari, per gli animali domestici e per le piante, fertilizzano e ripuliscono la terra.
-eliminano i cattivi odori.
-rendono innocui i rifiuti tossici .
Non credo serva dirvi altro se non invitarvi a fare le vostre ricerche attraverso google cercando con le parole " fermenti fervida"e per trovare qualche gruppo di esperti e sperimentatori su facebook di questi fermentati thailandesi. 

15 aprile, 2015

UN PIZZICO DI ... HAIKU





L'haiku è stato creato in Giappone nel XVII secolo.
E' un componimento poetico in sillabe, dove la numerazione dei versi dipende dal contenuto dell'haiku, purché sia sempre di 17 sillabe.
Si tratta di una poesia dai toni semplici, che usa linguaggi sensoriali che richiedono una grande sintesi di pensiero e d'immagine, data l'estrema brevità dell'haiku, per catturare sentimenti o suggestioni della natura e delle stagioni.
Sono spesso ispirati da elementi naturali: un momento di bellezza, un'esperienza emozionante o dettagli dell'ambiente circostante. 
Si può quindi pensare all'haiku come una sorta di meditazione, dove la mancanza di nessi evidenti tra i versi, lascia spazio ad un vuoto ricco di suggestioni, quasi come una traccia che sta al lettore completare.
I poeti giapponesi usavano tradizionalmente l'haiku per catturare e cogliere l'essenza di un'immagine naturale, come una rana che salta nello stagno, la pioggia che cade sulle foglie o un fiore che si piega nel vento. 
Molte persone fanno passeggiate solo per trovare l'ispirazione per le loro poesie, definite in giapponese "passeggiate ginkgo".
Spesso gli haiku contemporanei possono esulare dalla natura come soggetto e allora possono diventare soggetti  gli ambienti urbani, le relazioni o argomenti comici.


 Haiku classici

Il pruno bianco
ritorna secco.
Notte di luna.

Tornando a vederli
i fiori di ciliegio, la sera,
son divenuti frutti

(Yosa Buson)

In questo mondo
anche la vita della farfalla
è frenetica

Ero soltanto.
Ero.
Cadeva la neve.

(Kobayashi Issa)

Haiku moderni

Gli uccelli cantano
nel buio.
Alba piovosa.

(Jack Kerouac)

La luna nuova.
Lei pure la guarda
da un'altra porta.


(Jorge Luis Borges)

15 marzo, 2015

UN PIZZICO DI... BENESSERE: Guarire con il reiki









Questo mese ho scelto di parlare del reiki, una tecnica di guarigione alternativa che affonda le sue origini in Oriente e che ho provato personalmente.

Esistono diversi metodi, ma uno dei più diffusi è il metodo Usui, da Mikao Usui, nome dal suo “ideatore” che, diverse leggende narrano essere stato un monaco cristiano, fatto alquanto improbabile per quei tempi in Giappone. Stando ad una ricostruzione più dettagliata, Usui fu un monaco laico Tendai, quindi non cristiano, ma soprattutto fu viaggiatore, uomo di grande cultura ed apertura mentale, grande studioso dell’essere umano.

“Illuminato spiritualmente” durante un ritiro prolungato in completa solitudine, Usui entrò in contatto con ciò che avrebbe poi definito energia universale, ideando un metodo per trasmetterla a sua volta.

Provò questo metodo su se stesso e su conoscenti. Ne constatò la validità, sia a livello spirituale che fisico e poi scelse di diffonderlo.

Il reiki agisce sui chakra, dal sanscrito “ruota”, delle ruote energetiche simili a radar che sono posizionati nel nostro corpo. Disponiamo di numerosi chakra, ma i più importanti sono sette e ad ognuno corrisponde un colore.

I primi chakra sono legati al piano fisico e quindi al terreno. Sono infatti posti più in basso rispetto agli altri.

Dal terzo chakra in poi, passiamo al livello emozionale, fino a raggiungere gli ultimi due chakra, il sesto ed il settimo, che sono invece legati al piano astrale, ovvero alla connessione universale. Il settimo chakra, detto della corona, è l’unico che è posto al di fuori del corpo fisico, proprio pochi centimetri sopra al capo.

Ogni chakra gira in un verso e ad una determinata velocità. Quando il corpo è sano, i chakra girano in armonia con tutti gli altri, ognuno nel proprio verso.

Quando uno dei chakra inizia ad avere difficoltà a girare, o cambia verso, o anche si blocca, crea una disarmonia o squilibrio che predispone il corpo alle malattie.

Il reiki, quindi, lavora sui chakra per equilibrarli e predisporre il soggetto ad una guarigione, laddove ovviamente sia possibile.

Circolano molte notizie sul reiki che non corrispondono al vero.

Una delle più eclatanti è che il reiki faccia miracoli. Questo non è chiaramente campo del reiki, ma campo del divino. Purtroppo non tutti praticano reiki con il giusto spirito e questo porta anche a farne un business e ad attribuirgli effetti eccessivi. Quindi serve qualche piccolo accorgimento per trovare un buon terapista reiki, ma questo come in ogni settore della vita.

Un terapista reiki non è un “guaritore”, ma un canale tra l’energia universale ed il ricevente o paziente e lavora con le mani, posizionandole in zone precise del corpo, corrispondenti ovviamente ai chakra, senza bisogno di stabilire contatti fisici. Le mani possono anche restare sollevate di qualche centimetro dalla persona ricevente.

Difficilmente un terapista reiki terrà conto della durata di una seduta. La percezione e la sensibilità portano infatti ad operare sulla persona per quanto tempo risulti essere necessario. Si può dire che una seduta reiki dura circa un’ora. Il trattamento viene effettuato senza necessità di spogliarsi.

Alcuni terapisti, acquisito almeno il secondo livello di reiki, possono anche praticare il reiki da distanze notevoli.

Si può essere terapisti reiki anche acquisendo un primo livello, il necessario per imparare ad auto trattarsi e a trattare poi gli altri.

Lavorando sui vari chakra, si avrà quindi un’influenza su diversi piani, soprattutto quello fisico e quello emozionale. Anche perché, nella maggior parte dei casi, un chakra bloccato o disarmonico è frutto di una forte emozione (ad es. trauma, dolori, paure, etc).

Del resto, anche la medicina tradizionale cinese focalizza sul piano emozionale le cause delle malattie fisiche, stabilendo persino una stretta connessione tra organi e parti del corpo colpite e le varie cause emozionali. E non credo sia un caso che tra i numerosi viaggi di Usui, risulti anche anche la Cina.

Chi si sottopone a queste terapie, avrà dei risultati, a volte minimi, a volte eclatanti e soprattutto, funziona anche se non ci si crede.

Il reiki infatti non richiede atti di fede incondizionata.

Bisogna però sempre ricordare che la guarigione del reiki è una “predisposizione alla guarigione”, cioè un rendere più veloce e a volte più semplice il lavoro dei medici stessi che mai va sospeso o sostituito.

Io mi sono avvicinata al reiki un po’ per caso, ma soprattutto con tanta diffidenza. Provandone gli effetti sulla mia stessa persona e poi su quelle a me care, ho compreso l’importanza e la funzionalità del reiki che ancora oggi, lo ammetto, continua a stupirmi.

In pratica… ho dovuto toccar con mano e dopo diverse esperienze non posso che consigliarlo.

By Lisa

15 febbraio, 2015

UN PIZZICO DI...


Carnevale!
Da bambina mi piaceva tantissimo, vestirmi da fatina, Pierrot, Arlecchino, indiano… C'era la sfilata dei carri, ogni contrada preparava il suo e, l'ultima domenica di carnevale, in paese era una vera festa. Tantissima gente, carri allegorici davvero fantastici, una giornata che aspettavo con ansia e che ora non esiste più.
Ora, tempo permettendo, ad esempio oggi diluvia, c'è una misera sfilata organizzata dall'oratorio. Bambini travestiti che sfilano per il paese e trattori che trainano carretti addobbati a festa da qualche ragazzino volenteroso.
Non c'è più la passione, la voglia, (i soldi) di una volta e qui, le belle sfilate colorate, chiassose, allegre, sono letteralmente scomparse.
Però sono rimasti i dolci, fritelle, chiacchiere, bugie, zeppole, ogni regione ha le sue, e per una volta, al diavolo la dieta.

Frittelle di mele 
Ingredienti: 
-500 gr. di farina 
-150 gr. di zucchero
-4 uova
-200 ml. di latte 
-2 mele 
-1 limone, 1 bicchierino di liquore all’anice, zucchero a velo q.b. olio di semi di arachide per friggere. 
Preparazione: 
In una terrina sbattete le uova con la frusta, incorporatevi lo zucchero e continuate a montare fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungete la scorza di un limone, il latte, un pizzico di sale e il liquore. Continuate a mescolare l’impasto e, quando sarà omogeneo, incorporatevi a poco a poco tutta la farina setacciata, il lievito e le mele tagliate a dadini.
Scaldate l’olio in un tegame con i bordi alti. Non appena l’olio sarà ben caldo, con un cucchiaio prendete un po’ di impasto e immergetelo nell’olio bollente. Fate friggere le palline di pasta rigirandole, fin quando non saranno dorate su tutta la superficie. Scolate le frittelle su della carta assorbente e disponetele su un piatto da portata. Spolverizzatele con lo zucchero a velo e servite.
Non so perché, ma le mie frittelle non sono uscite affatto tonde come quelle che si vedono nei negozi. Durante la cottura sembravano dei polipi e, una volta pronte e private dei “tentacoli”, avevano più o meno la forma di una coscia di pollo, comunque ottime! Io ho messo le mele, ma per delle frittelle ancora più golose, si possono sostituire le mele con la crema pasticcera, da inserire con la siringa dopo la cottura.

Buon carnevale.
Stefy 
                  

15 gennaio, 2015

UN PIZZICO DI... dolcezza

Trovare qualcosa da esporre diventa sempre più complesso, le riflessioni del momento sono più consone ad un editoriale per cui, cercherò di addolcirvi con una delle mie ricette :).

TIRAMISU' CLASSICO

Ingredienti:
6 uova
12 cucchiai rasi di zucchero semolato
pizzico di sale
6 tazze di caffè amaro
400g di savoiardi
cacao amaro q.b.
500g di mascarpone

Preparazione:
Separare gli albumi dai tuorli in due ciotole quindi montare a neve gli albumi dopo aver incorporato loro un pizzico di sale e lavorare con lo zucchero i tuorli. Incorporare ai tuorli il mascarpone lasciato ammorbidire un po' a temperatura ambiente e mescolare fino ad ottenere un composto omogeneo.
Mettere a fare il caffè in modo che sia caldo ma non bollente per inzuppare i savoiardi.
Incorporare delicatamente gli albumi al composto dei tuorli e mescolare finchè non si avrà una crema morbida ed omogenea.
Disporre un pò di caffè in un piatto piano e girarvi rapidamente ciascun savoiardo ripetendo l'operazione fino a formare uno strato in una pirofila o contenitore d'alluminio da 8pz(ne esce anche uno piccolo da 2pz). Coprire lo strato di savoiardi con uno fatto dalla metà della crema preparata, ripetere lo strato di savoiardi bagnati nel caffè e quindi terminare coprendo con la restante crema.
Cospargere la superficie con abbondante cacao amaro e riporre in frigo per alcune ore, è preferibile prepararlo il giorno prima per permettere ai biscotti di ammorbidirsi e alla crema di rapprendersi al meglio.

Si può anche conservare in freezer dopo qualche ora dalla preparazione coprendolo con pellicola per alimenti e poi carta alluminio, basta tirarlo fuori qualche ora prima di essere servito e conservarlo quindi in frigo poi.


Una variante che non mi dispiace è con pavesini al posto dei savoiardi, sciroppo al limone leggero al posto del caffè e cocco al posto del cacao.

Voi come lo preparate?



14 dicembre, 2014

Quando l'uomo sa integrarsi nella natura e integrarla nella sua vita

Come si sarà capito dai vari miei turni nella rubrica
 sono spesso alla ricerca di letture e immagini  sulle meraviglie della Natura. 
E non ci vuole granchè per trovarne.
Stavolta però mi ha meravigliato anche l'uomo 
che ha saputo accettare le stranezze della Natura 
come la foresta di alberi che crescono flessuosi a Gryfino in Polonia.
Se pensiamo a quanti alberi secolari l'uomo abbatte 
per questioni di interesse economico come costuire case e strade... bel progresso che abbia lasciato vivere degli alberi un po' deformi.

E con questa opera invece dimostra anche il suo lato "accogliente" 
con una mano a simboleggiare il sostegno ad un albero...

Per non parlare di questa magnifica alleanza in cui pur  di non abbattere l'albero 
lo si è integrato nell'architettura di tutto un palazzo...
e il sostegno sembra darlo l'albero all'uomo.

Infine la stupenda scultura di  Debra Bernier del Canada 
 che ha ricavato da un tronco(suppongo morto) una vera opera d'arte
 (e ha aperto su etsy un negozio delle sue magnifiche sculture tutte sul genere, 
un salto giusto per rifarci gli occhi, meglio che una visita al museo)
Insomma ogni tanto l'uomo ne fa una buona con Madre Natura.

15 novembre, 2014

UN PIZZICO DI ... MINDFULNESS


Tutti ci preoccupiamo per l'avvenire, proiettandoci una qualche apprensione e perdendo di vista il presente.
Il fatto è, invece, che anche quando stiamo attraversando un momento difficile, adesso, in questo preciso istante, non stiamo poi così male, se ci pensate.
Ascolto, osservazione-distacco, meditazione, mindfulness.
Certo, la mente subito passerà alla controffensiva, offrendoci mille motivi per corrugare la fronte e preoccuparci di nuovo, ma noi riporteremo l'attenzione a questo preciso istante...
Uno dei modi migliori e più a portata di mano, per migliorare salute psicofisica e serenità, è servirsi dell'attenzione consapevole e della meditazione.
La pratica della meditazione ha la capacità di potenziare ogni aspetto del benessere e diversi studi confermano che entrambe hanno un effetto positivo sulla qualità della nostra vita.
Ma cosa vuol dire meditare?
D'istinto verrebbe da dire che già la mente essendo piena di suo, ha caso mai bisogno di essere  svuotata.
La meditazione è proprio questo.
Infatti l'unica cosa che bisogna fare nella meditazione è niente.
Nelle lingue asiatiche per dire "mente" e "cuore" si usa la stessa parola.
E' quindi necessario, ogni volta che sentiamo parlare di qualcosa che ha a che fare con la mente, come è appunto l'attenzione, sentirne l'eco all'interno del cuore, anche se solo comprenderla in quanto idea e più ancora poi, come stile di vita.
In altre parole l'attenzione consapevole, la cosidetta mindfulness, non riguarda solo la nostra mente, ma l'intero nostro essere.
Se invece qualcuno è a tutta mente,  la sua esistenza rischia di diventare troppo rigida, mentre se è tutto cuore, la sua esistenza diventerà caotica.
In entrambi i casi la conseguenza sarà lo stress cronico.
Se invece mente e cuore collaborano, il cuore guidandoci con l'empatia e la mente facendo lo stesso con la concentrazione e l'attenzione, diventiamo essere umani più armoniosi.
L'attenzione consapevole diventa quindi una pratica che aiuta ad essere sempre presenti a noi stessi, vigili nell'attimo  presente, nel qui e ora.
Se mentre lo fate vi rendete conto che la mente prende a vagare, non dovete far altro che notare in che direzione è andata e quindi riaccompagnarla con delicatezza al momento presente.
La meditazione si può praticare anche in momenti molto brevi e persino quando si è in movimento.
Mentre beviamo il caffè, quando ci laviamo i denti o camminiamo per la strada.
Non siamo noi che facciamo la meditazione, è la meditazione che fa noi.
Pensiamo di respirare, ma siamo respirati.
Basta quindi ritagliare un momento ed osservare - ascoltare il saliscendi del respiro e senza che la coscienza interferisca, con il tempo e la pratica,  il respiro si farà sempre più profondo in automatico e meditare diventerà una sana abitudine.
Abitudine che ci aiuterà ad approcciarci ed affrontare meglio le inevitabili difficoltà quotidiane e della vita.
Perchè in fondo, il motore e la connessione della meditazione consapevole è sempre acceso, per trarne beneficio basta essere presenti a sè stessi e prestare attenzione.
Proviamoci adesso.

Laura

15 ottobre, 2014

UN PIZZICO DI...





      ...Scenari d'Italia: Le curve  del paradiso terrestre.


Vorrei dedicare questa rubrica ad una meraviglia d’Italia.

So che qualcuno penserà che sono un po’ di parte, forse è vero, ma la costiera Amalfitana, meta di un turismo proveniente da ogni dove, merita una piccola nota, non credete?

Consentitemi un piccolo consiglio: in autostrada scegliete l’uscita Vietri sul mare, anche se meno comoda, è sicuramente la più panoramica. E’ prevista persino una zona di sosta per ammirarlo.

Da lì seguire le indicazioni per Amalfi e darete via a chilometri e chilometri di curve.
 
 

Certo, se soffrite il mal d’auto, potrebbe non essere l’ideale, ma per chi non lo soffre, sarà impossibile non volgere lo sguardo per tutto il tempo verso sinistra.

Costeggiati dal mare e dai suoi splendidi riflessi, incorniciato da case arroccate, autentici piccoli gioielli, si susseguono uno dopo l’altro, in strade a tratti così strette da sembrare impraticabili ed è necessario l’uso di semafori per la circolazione alternata.

Da Vietri, il primo gioiello che si incontra è Cetara, per poi seguire Maiori, Minori, dove d’obbligo è una fermata alla pasticceria di Sal De Riso ormai famosissimo in TV ed è una fama meritata. Il mio palato conferma.
Ancora si attraversa Ravello per poi  arrivare ad una delle Repubbliche Marinare nota anche alla storia: Amalfi.

Per arrivare al centro storico, si può passare sotto ad un arco con diverse scritte su marmo. La più caratteristica è quella che cita: Il giorno del giudizio universale, per gli Amalfitani che andranno in Paradiso, sarà un giorno come tutti gli altri.

Non resta che inoltravi per le viuzze pedonali, ricche di botteghe artigianali che producono tutta la merce in loco, dal limoncello alla camicia.
Salendo la via principale, non solo vi sembrerà di percorrere la strada di un presepe, ma ne ammirerete uno esposto tutto l'anno a ridosso di una fontana.

Non si può lasciare Amalfi senza un acquisto o una granita di limoni della costiera.

E poi il giro continua, passando per il Fiordo di Furore, perché anche noi abbiamo un fiordo, non solo i Paesi del nord Europa.


Altra meta Positano, piccolo presepe di case colorate arroccate sul mare. E’ tutto davvero in miniatura, ma anche lì sembra di essere in Paradiso. O forse semplicemente, mentre prendi un caffè giù alla spiaggia, al bar, con lo sguardo che vaga da un lato all'altro, pensi che il Paradiso, tutto sommato, può attendere.

A questo punto, l’ideale sarebbe proseguire e agganciarsi quindi alla costiera Sorrentina, giusto per sentirsi inebriati un po’n di più, magari dal profumo e dal sapore della pizza a metro, che vede le sue origini a Vico Equense. Almeno un metro di pizza dai gusti diversi, per non lasciare niente al caso.

Benvenuti in Paradiso, citava una canzone.

Una cosa è certa: dopo aver visto la costiera, anzi, le costiere, vi dispiacerà lasciarlo. Il Paradiso, ovviamente.
Vedere per credere.
 

Buon viaggio

By Lisa
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