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07 maggio, 2012
FAI BEI SOGNI DI MASSIMO GRAMELLINI
In "Fai bei sogni", Massimo Gramellini prosegue il suo percorso di analisi, iniziato con il libro precedente, "L'ultima riga delle favole", per chiudere il cerchio e finalmente guarire.
Non sempre vogliamo conoscere la verità.
Pensiamo di non volerla sapere, nessuno di noi aspira ad essere ingannato, ma spesso la verità, è vicina, è sempre stata lì e noi l'abbiamo ignorata.Perchè non eravamo pronti, perchè faceva troppo male.Perchè abbiamo paura di doverla affrontare.E' la storia di un bambino che ha perso moltissimo, perchè ha perso sua madre e ha dovuto affrontare a nove anni, la scomparsa del profumo dei capelli di lei, il mai più sapore delle bistecchine al burro che gli cucinava...E si è sentito smarrito, abbandonato, assaggiato e sputato come una caramella cattiva.Il bambino diventa un adulto che vuole restare nella sua zona cieca e tuffarsi nella solitudine, fingendo di fuggirle.Quello che cerchiamo di rimuovere è talmente importante, però, che a un certo punto ci travolge, ma a volte ci salva.E in questa storia vera e potente, dove l'ironia allegerisce il dolore, non sempre vincono i "mostri".
Questa un pò la trama del libro in sintesi.
Ho avuto un'interessante scambio di opinioni con Lisa, sulle impressioni che questo libro ci ha suscitato, e abbiamo deciso di scrivere insieme una recensione, un pò diversa dal solito, trascrivendo un passaggio del libro che più ci ha colpito e di commentarlo.
@ Fenix : L'intuizione è quella parte atrofizzata del cervello che è collegata col cuore e mi ha rivelato cose che nessun ragionamento logico avrebbero potuto confermarmi, ma che si sono imposte al mio animo con la forza di una verità conosciuta da sempre.
Mi ha colpito molto questa riflessione...perchè il riuscire ad arrivare ad ascoltarsi così intimamente, cosa non facile, ma non impossibile col tempo, da ammettere quello che in fondo già sappiamo, penso sia devastante, ma anche positivo. Perchè può cambiarci nel profondo e aiutarci a crescere sul serio.E può aiutare tutti, perchè i lutti non elaborati non sono solo la morte di qualcuno, ma tanto altro e ognuno dentro di sè ha qualcosa da cui sta sfuggendo per paura e che lo fa vivere male.
@Lisa: Chissà se le piaceva la neve. Non lo sapevo. Non sapevo niente di lei. La condizione ideale per trasformala in un mito.
Le citazioni che mi hanno colpito sono tante e valide, ma ho scelto di soffermarmi su questa.Da perfetto esploratore di sè stesso, Gramellini parte alla ricerca della propria comprensione per districare i complicati meccanismi in cui troppe volte cadiamo per nostra scelta.Perché a ben rifletterci la "non conoscenza" di qualcosa o di qualcuno ci disarma e ci pone davanti a due facili scelte: lasciarci spaventare, o lasciarsi trasportare nel mondo dell'idealizzazione per farne un mito.Due strade opposte per trattare uno stesso aspetto, quando la scelta più saggia, ma anche la meno facile, è di affrontare la "non conoscenza" e trasformarla in conoscenza. Conoscere noi stessi per imparare a conoscere gli altri. Senza paure e senza falsi miti.
Buona lettura! Laura e Lisa
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fenix
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11 aprile, 2012
VOLEVO ESSERE UNA FARFALLA di Michela Marzano

Questo libro, che sembra parlare di anoressia fin dal sottotitolo di copertina, ne parla è vero, ma anche, ma non solo.
Perchè Michela Marzano tra le righe della sua fatica di vivere, di accettarsi, di ascoltare le proprie emozioni, lascia intravedere un grande coraggio e una grande speranza, il desiderio e la ricerca dell'Amore per sè stessi e della paura che ci accompagna in questo viaggio dentro di noi.
Perchè dice "Ama il prossimo tuo come te stesso...è una frase che tutti conoscono..eppure nessuno, o quasi, insiste sufficientemente sulla seconda parte. Come te stesso..dove il "come", una parola apparentemente banale, è la parola chiave, perchè è sempre da lì che nasce la relazione e perchè la cosa più difficile è amare sè stessi..."
E' quindi un libro per tutti...per chi ha vissuto in prima persona questa malattia...ma soprattutto per chi non è riuscito ad amarsi perchè è da lì, che nasce sempre la causa del nostro soffrire.
Michela si perde nell'anoressia, nella disperazione, nel dolore, nel tentativo, fallito, di farla finita...
Michela che subisce il pregiudizio e l'ignoranza della società...che ancora etichetta la malattia mentale, come pazzia e che banalizza il disagio psicologico come fosse un capriccio.
Michela che si sente sola e incompresa anche in famiglia dove le dicono di vergognarsi quando non mangia...perchè in Africa invece i bambini muoiono di fame...
E poi ancora, l'autorità del padre, stimato docente universitario, che non accetta la sua malattia, anzi gliela fa pesare come una colpa...perchè lei deve essere perfetta e perchè "siamo bravi solo se sono gli altri a dircelo.."
Quanto dolore.
Poi la fuga in Francia..un altro stato... provare a ricominciare anche da una nuova lingua.
Guarire non dal dolore perchè quello resta e fa parte della vita...ma per dare un senso.
Affrontare l'analisi, in francese...perchè le sembra più dolce il confronto...perchè le parole cambiano suono..
E poi pian piano la rinascita... percepita passo dopo passo, lentamente come è giusto che sia, perchè è così che avvengono i cambiamenti profondi.
"Ho lasciato la presa e da lì sono potuta ripartire, da quella consapevolezza sottile e fragile di poter essere anch'io "altro" rispetto alle esigenze del "dover essere".
L'unica risposta nella vita è quella che dubita e chiama, finchè arriva quella parola capace di nominare la sofferenza, quando si ricomincia a vivere nonostante tutto."
buona lettura! Laura (Fenix)
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