Quanto scritto in questo blog è opera delle collaboratrici e amministratori e sotto la licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License
Visualizzazione post con etichetta S.Vitaliano. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta S.Vitaliano. Mostra tutti i post
15 luglio, 2014
Un pizzico di... daikon e okra
Riecco me, Stefylu, al turno per la rubrica "un pizzico di..." e stavolta ho deciso di parlarvi di un paio di cibi conosciuti di certo davvero poco in Italia, ossia l'okra e il daikon.
Non li conoscevo nemmeno io, ma da quando, un paio di anni fa sono diventata vegetariana, ho iniziato a provare nuovi cibi.
Partiamo dal daikon (di cui avevo parlato già mesi fa nel mio blog).
Il daikon è una radice commestibile bianca conosciuta come ravanello bianco o ravanello giapponese.
Daikon significa “grossa radice” e in effetti sembra una gigante carota bianca.
Può infatti raggiungere una lunghezza di 20-35 cm e un diametro che può arrivare fino a 10 cm.
In Italia è poco conosciuto mentre più noto nel Regno Unito dove viene chiamato mooli. Il ravanello coreano è una variante del daikon giapponese, meno lungo e di colore verde chiaro. Usato in tanti paesi asiatici, in casi di carestia del riso, il daikon, insieme ad altre poche verdure, viene considerato l'alimento sicuro e alternativo.
E' un alimento a bassissimo contenuto calorico: 100 grammi di radice forniscono solamente 20 kcal. E’ ricco di minerali come calcio, potassio, ferro, magnesio e fosforo e di vitamine come quelle del gruppo B e vitamina C.
Contiene due molecole detossinanti: il sulforafano e l’I3C (indolo-3-carbinolo). Il primo agisce contro i batteri del tratto gastrico e del colon svolgendo un’azione antibiotica e anti-gonfiore; il secondo, invece, migliora il metabolismo degli estrogeni, quindi ha un importante ruolo nelle prevenzione dei tumori ormono-dipendenti.
Al daikon sono attribuiti meriti nello scioglimento dei depositi di grasso in eccesso e costituisce un valido aiuto contro i disturbi epatici. Utilizzato in fitoterapia, il daikon vanta forti proprietà diuretiche, drenanti e depurative delle vie urinarie. Usato crudo ha un’azione mucolitica ed è indicato per le malattie dell’apparato respiratorio.
Ha spiccate proprietà disintossicanti e diuretiche, facilita la digestione ed è utile per chi soffre di ritenzione idrica, cellulite e ristagni adiposi.
Il daikon grattugiato favorisce la digestione di alimenti fritti o comunque ricchi di grassi: non a caso, il consumo del daikon viene consigliato proprio a fine di un pasto iperlipidico.
È indicato in caso di inappetenza, digestione lenta, meteorismo e gonfiore intestinale.Viene, inoltre, consigliato contro nausea e vomito.
Si può consumare crudo in insalata e ha un sapore simile al ravanello, oppure cotto, aggiunto nelle minestre, nelle frittate o nei soffritti. Si consiglia mangiarlo crudo: è più ricco di principi attivi, ma può essere marinato in aceto di mele o meglio in acidulato di humeboshi (un condimento diffusissimo in Giappone che deriva dalla pressatura e fermentazione delle cosiddette prugne umeboshi, che in realtà sono albicocche).
Potete segnarvi tante ricette col daikon leggendo qui : http://www.ricercadiricette.it/c/daikon.html
Ora parliamo dell'okra, detta anche gambo o quiabo .
E' una pianta che fa parte delle malvacee, coltivata in Asia e fornisce frutti che sono consumati in Africa e India.
Ha una radice ricca di mucillagini usata come emolliente in sostituzione dell'altea. I fusti del gombo (come di molte malvacee) sono invece macerati e lavorati per fornire una fibra tessile nota come fibra di gombo.
Cercando un clima caldo in Italia lo troviamo coltivato in Sicilia. Quindi se capitate da quelle parti non mancate di cercarlo e assaggiarlo, perchè, oltre ad essere a basso contenuto di calorie, contiene abbondanza di vitamina del gruppo A e C, tiamina, B6, acido folico, riboflavina, calcio, zinco e fibra alimentare.
Il frutto ha internamente una mucillagine che tiene controllato l'assorbimento degli zuccheri nell’ intestino tenue e ha molte qualità superiori che determinano la buona salute del tratto gastrointestinale. Il surplus della mucillagine viene rilasciata dall'organismo negli espletamenti corporali. Combatte il colesterolo e le tossine metaboliche e della bile, facilita la propagazione di batteri buoni denominati probiotici e ha proprietà lassative, lenendo l’ intestino irritabile e le ulcere.
E' anche molto indicato in gravidanza proprio per la ricchezza di acido folico che è essenziale nella formazione del tubo neurale del feto durante il periodo di 4-12 settimane di gestazione.
L’abbondante acqua contenuta impedisce la stitichezza, gas e gonfiore all’addome.
In cucina bisogna saperlo trattare per ottenere pietanze squisite e quindi eccovi un link utilissimo con tanto di foto passo a passo: http://it.wikihow.com/Preparare-l%27Okra
Quanti di voi hanno già assaggiato piatti base di daikon o okra?
26 maggio, 2014
Marina di C.R. Zafon
TRAMA
Barcellona, fine anni Settanta. Oscar Drai è un giovane studente che trascorre gli anni della sua adolescenza in un cupo collegio della città catalana. Colmo di quella dolorosa energia così tipica dell'età, fatta in parti uguali di sogno e insofferenza, Oscar ama allontanarsi non visto dalle soffocanti mura del convitto, per perdersi nel dedalo di vie, ville e palazzi di quartieri che trasudano a ogni angolo storia e mistero. In occasione di una di queste fughe il giovane si lascia rapire da una musica che lo porta fino alle finestre di una casa.
All'interno, un antico grammofono suona un'ammaliante canzone per voce e pianoforte. Nel momento in cui sottrae l'oggetto e scappa, è sopraffatto da un gesto che risulta inspiegabile a lui per primo. Qualche giorno dopo tutto gli apparirà tanto chiaro quanto splendidamente misterioso.
Tornando sui suoi passi per restituire il maltolto, infatti, Óscar incontra la giovane Marina e il suo enigmatico padre, il pittore Germàn. E niente per lui sarà più come prima.
Il suo innato amore per il mistero si intreccerà da quel momento ai segreti inconfessabili del passato di una famiglia e di una Barcellona sempre più amata: segreti che lo spingeranno non solo alla più lunga fuga mai tentata dal detestato collegio, ma anche verso l'irrevocabile fine della sua adolescenza. Scritto prima de "L'ombra del vento" e "Il gioco dell'angelo", questo romanzo ne anticipa i grandi temi: gli enigmi del passato, l'amore per la conoscenza, la bellezza gotica e senza tempo di Barcellona.
Impressione e parere personali:
Ho letto questo libro avuto in uno swap e dopo mesi che non leggevo più.
A parte l'euforia della partecipazione allo scambio, dell'occasione di poter cedere un mio libro ormai messo lì a prendere polvere, questo libro merita tantissimo.
In genere preferisco romanzi rosa, narrativa, racconti e non avevo mai letto nulla di Zafon.
Questo è un romanzo pieno di mistero, pathos e anche dolcezza, quella che c'è fra i due personaggi principali.
Scritto in una maniera molto descrittiva sia della città, sia dei personaggi che delle scene, l'autore sa come spingere a procedere spediti fra le pagine, con la voglia di sapere cosa succederà immediatamente dopo, tenendo incollati alle pagine con incastri, mistero e colpi di scena.
I personaggi prevalenti sono Oscar, il ragazzo che studia in un collegio e per il suo carattere curioso, nel tempo libero, si spinge a scoprire le zone nei dintorni del collegio e Marina, una fanciulla di una villa vicino.
Fra i due nasce una bella amicizia, nonostante l'iniziale gesto inconsulto commesso da lui. Infatti intrufolandosi nella villa attratto da una bellissima musica rimane poi spaventato da una sagoma che compare improvvisamente e lo porta a fuggire, ma senza rendersi subito conto di essersi appropriato di un orologio.
Il giorno dopo torna per restituirlo e trova un'angelica ragazza con cui inizia un' amicizia speciale, esclusiva e inevitabilmente lei poi diverrà la donna per cui Oscar serberà ben altro e più grande sentimento, l'amore.
Zafon tratta la storia in una Barcellona dall'atmosfera gotica e riporta alla mente eventi storici reali come il rogo del Gran Teatro Real, che ricoprì di cenere Barcellona e riesce a rendere plausibili anche quei tratti inverosimili di tutta la storia dove l'orrore sale in palcoscenico.
Un libro che inutile dirlo mi è piaciuto tanto, mi ha aperto l' interesse ad un genere finora poco considerato nelle mie voglie letterarie e mi ha messo curiosità nei confronti degli altri due libri di Zafon.
S.Vitaliano alias La luna di Stefylu
01 aprile, 2014
Energeticamente pensando.
Potete se credete di potere.
Io credo
Volere è potere.
Come ci si sente a leggere queste righe in un momento dove tutto sembra remarvi contro perchè nulla sembra più dipendere da voi e pare inutile tutto ciò che volete o provate a fare per cambiare una tale situazione?
Parole simili immagino che possono sembrare come assurde, scritte da qualche superficiale essere umano.
A me stessa è successo di essere letteralmente in balia degli eventi causati da una persona negativa e molto discutibile, che riusciva a manipolare quasi tutti gli altri intorno a me e a condizionare il mio tempo, il mio umore, la direzione dei miei eventi. E sono passati quasi due anni che son parsi un incubo.
Poi la stanchezza che tutto andasse male per così tanto, troppo tempo, quasi a farmi credere che non ci sarebbe mai più stata una fine dell'out, mi ha indotto inconsciamente a fare un colpo di testa che ha stravolto ogni cosa.
Un ricordo particolare che mi resta è il pensiero /domanda che venne a sfiorarmi una sera a letto, mentre stavo per addormentarmi più svilita che mai: che quelle tre righe così lette, forse per me, potessero rappresentare un percorso da fare?
Iniziai a rifletterci. Me le vedevo davanti quelle tre rige mentre mi lavavo, mangiavo, mentre ero in corriera, al parco, a parlare con qualcuno di tutt'altro.
E stanca di stare cadendo in un'ossessione, iniziai ad analizzarle e adattarle a me, ma cercando di distaccarmi dal mio solito modo di pormi a nuove teorie con pigrizia e scetticismo.
Potete se credete di potere.
Dovevo avere fiducia. In me stessa, nel futuro, nel miglioramento delle cose, nella possibilità che io potessi condizionare ancora gli eventi che mi riguardavano magari cambiando punto di vista e la forza dei miei pensieri.
Io credo.
Dovevo credere ancora. La sfiducia, l'esasperazione, l'essere succube nonostante si continui a remare per risalire la corrente e trovare terra ferma erano state, e sono sempre per tutti, quello che faceva andare tutto di peggio in peggio. Se fino ad allora avevo pensato che il male brama il bene, i cattivi cercano i buoni per divertirsi, dovevo iniziare a credere che fosse invece più vera e più forte la legge dell'attrazione : le energie positive attirano altre energie positive.
Volere è potere.
Non era nulla che avesse a che fare con l'illudersi, ma non lo potevo dimostrare anche se sapevo così era. Sentivo già che quello che volevo poteva succedere. Dovevo solo trovare il modo, la chiave con cui aprire questa porta meravigliosa. Una porta meravigliosa quanto a doppio taglio. Tanti perdono il controllo quando si rendono conto che volere è davvero potere.
E da lì ho cominciato a pensare, solo pensare... di poter sviluppare la capacità di condizionare col pensiero e i desideri gli eventi più importanti della mia vita quotidiana.
Ben presto però mi son resa conto che sviluppare una capacità tale richiede forza e rafforzi, studio e continui tentativi fatti con determinazione.Io non ero mai stata determinata. Ma sopratutto mi sono accorta che si può cominciare solo dalle cose più piccole e appunto del quotidiano, del presente immediato.
Ovvio che dal pensare al credere c'è di mezzo il mare e poi anche dal credere ai fatti il passo è sempre un salto adrenalinico come avventurarsi con una canoa per un fiume ripido. Ma col solo cambiare modo di pensare mi vidi diverso tutto ciò che era l'indomani.
Non succedeva certo che desiderando tanto una cosa me la ritrovassi davanti il mattino seguente, ma si creavano una serie di cosidette coincidenze per cui la realizzazione di quella cosa diventava possibile laddove era stato fin allora tanto, troppo difficile anche solo desiderarla.
Sembravano poi anche accorciarsi i tempi per ottenerla. Incredibile...non ci potevo credere ogni volta che accadeva. Ops...rifare l'esercizio..."non ci potevo credere" era una frase che non dovevo neanche più pensare. Ciò che era accaduto era lì sotto i miei occhi e quello contava. Non dovevo più dare spazio ai dubbi, ai se e i ma. Punto.
Il mio nuovo modo di pormi mi portava a non restare più solo a sperare e basta, a pregare e basta, ma tutt'assieme ho desiderato con ogni cellula, sperato con tutta me stessa, e pregato più intensamente che mi riuscisse.
Scekeravo tutto e facevo in modo che ogni particella fisica e eterea di me mi emanasse la visualizzazione futura come già avvenuta, come se quello che volevo fosse già accaduto o dovesse accadere l'immediato indomani.
E rimanevo ferma sulla sensazione che provavo ad immaginare che stesse per accadere, anche quando mi prendeva il momento di sconforto, quando la mente sembrava volermi riportare indietro e il corpo, stanco di attendere e simulare, voleva provare a darmi uno stop a modo suo. Sopratutto restavo fedele a questa mia nuova pratica anche quando gli altri vicino a me, coloro che condividevano la vita con me, parevano pensare che stessi diventando matta.
Ma io tenevo duro, continuavo quelli che sembravano essere diventati degli esercizi, i miei preferiti e addirittura mi sembrava ormai logico smontare l'idea dell'esistenza della fortuna e sfortuna, del caso e delle coincidenze.
Ho sentito di dover fare su di me un lavoro di consapevolezza, di revisione di tutti i concetti naturalmente inculcatemi dall'infanzia. E nell'attimo in cui formulai questo pensiero... altolà...ecco avevo trovato la chiave. Il punto era tutto lì. Avevo scovato l'ago nel pagliaio, l'acqua in fondo al pozzo, la luce nel buio lungo tunnel che mi aveva inghiottito.
Sì può ritenere vera una cosa.
Si può prestare fede alle parole di qualcuno senza bisogno di prove e giuramenti.
Si può accettare per vero qualcosa detto da chiunque. Ma se durante l’infanzia, i tuoi genitori ripetevano spesso che le persone ricche sono disoneste, anche tu, una volta adulto, la penserai allo stesso modo, e ti sentirai in colpa e disonesto nel guadagnare belle somme.
Questo senso di colpa nascosto nel subconscio, senza accorgersene potrebbe impedire di ottenere il successo meritato e guadagnare più soldi anche dicendo a se stessi di voler diventare ricco.
Sono diventata curiosa, indagatrice per non credere e basta a cose che mi sembravano vere e reali solo perchè con quelle ero cresciuta.
Dovevo conoscermi meglio, approfondire la mia realizzazione spirituale prima che quella fisica.
Secondo la corrente di pensiero per cui ogni cosa esiste per rispondere a una grande legge universale, ho iniziato a convincermi che alla base di questa credenza, essere fortunati o meno, ci sia l'incapacità di scorgere i legami, le energie che allacciano ognuno di noi al cosmo.
Perciò lasciare andare le credenze limitanti depositate nel nostro inconscio può essere il primo passo e uno dei doni più importanti che possiamo farci.
E credo che sì, volere può essere potere , ma bisogna lavorarci, lavorare prima su se stessi e almeno una volta in tutto il percorso avere un colpo di testa, fare qualcosa di estremamente inaspettato. E magari farlo proprio quando tutto sembra improbabile di mutamenti, impossibile da cambiare.
Credere in una cosa fermamente la rende possibile.
Io ci credo.
E voi???
Buon percorso a voi ;)
S.Vitaliano-La luna di Stefylu
Io credo
Volere è potere.
Come ci si sente a leggere queste righe in un momento dove tutto sembra remarvi contro perchè nulla sembra più dipendere da voi e pare inutile tutto ciò che volete o provate a fare per cambiare una tale situazione?
Parole simili immagino che possono sembrare come assurde, scritte da qualche superficiale essere umano.
A me stessa è successo di essere letteralmente in balia degli eventi causati da una persona negativa e molto discutibile, che riusciva a manipolare quasi tutti gli altri intorno a me e a condizionare il mio tempo, il mio umore, la direzione dei miei eventi. E sono passati quasi due anni che son parsi un incubo.
Poi la stanchezza che tutto andasse male per così tanto, troppo tempo, quasi a farmi credere che non ci sarebbe mai più stata una fine dell'out, mi ha indotto inconsciamente a fare un colpo di testa che ha stravolto ogni cosa.
Un ricordo particolare che mi resta è il pensiero /domanda che venne a sfiorarmi una sera a letto, mentre stavo per addormentarmi più svilita che mai: che quelle tre righe così lette, forse per me, potessero rappresentare un percorso da fare?
Iniziai a rifletterci. Me le vedevo davanti quelle tre rige mentre mi lavavo, mangiavo, mentre ero in corriera, al parco, a parlare con qualcuno di tutt'altro.
E stanca di stare cadendo in un'ossessione, iniziai ad analizzarle e adattarle a me, ma cercando di distaccarmi dal mio solito modo di pormi a nuove teorie con pigrizia e scetticismo.
Potete se credete di potere.
Dovevo avere fiducia. In me stessa, nel futuro, nel miglioramento delle cose, nella possibilità che io potessi condizionare ancora gli eventi che mi riguardavano magari cambiando punto di vista e la forza dei miei pensieri.
Io credo.
Dovevo credere ancora. La sfiducia, l'esasperazione, l'essere succube nonostante si continui a remare per risalire la corrente e trovare terra ferma erano state, e sono sempre per tutti, quello che faceva andare tutto di peggio in peggio. Se fino ad allora avevo pensato che il male brama il bene, i cattivi cercano i buoni per divertirsi, dovevo iniziare a credere che fosse invece più vera e più forte la legge dell'attrazione : le energie positive attirano altre energie positive.
Volere è potere.
Non era nulla che avesse a che fare con l'illudersi, ma non lo potevo dimostrare anche se sapevo così era. Sentivo già che quello che volevo poteva succedere. Dovevo solo trovare il modo, la chiave con cui aprire questa porta meravigliosa. Una porta meravigliosa quanto a doppio taglio. Tanti perdono il controllo quando si rendono conto che volere è davvero potere.
E da lì ho cominciato a pensare, solo pensare... di poter sviluppare la capacità di condizionare col pensiero e i desideri gli eventi più importanti della mia vita quotidiana.
Ben presto però mi son resa conto che sviluppare una capacità tale richiede forza e rafforzi, studio e continui tentativi fatti con determinazione.Io non ero mai stata determinata. Ma sopratutto mi sono accorta che si può cominciare solo dalle cose più piccole e appunto del quotidiano, del presente immediato.
Ovvio che dal pensare al credere c'è di mezzo il mare e poi anche dal credere ai fatti il passo è sempre un salto adrenalinico come avventurarsi con una canoa per un fiume ripido. Ma col solo cambiare modo di pensare mi vidi diverso tutto ciò che era l'indomani.
Non succedeva certo che desiderando tanto una cosa me la ritrovassi davanti il mattino seguente, ma si creavano una serie di cosidette coincidenze per cui la realizzazione di quella cosa diventava possibile laddove era stato fin allora tanto, troppo difficile anche solo desiderarla.
Sembravano poi anche accorciarsi i tempi per ottenerla. Incredibile...non ci potevo credere ogni volta che accadeva. Ops...rifare l'esercizio..."non ci potevo credere" era una frase che non dovevo neanche più pensare. Ciò che era accaduto era lì sotto i miei occhi e quello contava. Non dovevo più dare spazio ai dubbi, ai se e i ma. Punto.
Il mio nuovo modo di pormi mi portava a non restare più solo a sperare e basta, a pregare e basta, ma tutt'assieme ho desiderato con ogni cellula, sperato con tutta me stessa, e pregato più intensamente che mi riuscisse.
Scekeravo tutto e facevo in modo che ogni particella fisica e eterea di me mi emanasse la visualizzazione futura come già avvenuta, come se quello che volevo fosse già accaduto o dovesse accadere l'immediato indomani.
E rimanevo ferma sulla sensazione che provavo ad immaginare che stesse per accadere, anche quando mi prendeva il momento di sconforto, quando la mente sembrava volermi riportare indietro e il corpo, stanco di attendere e simulare, voleva provare a darmi uno stop a modo suo. Sopratutto restavo fedele a questa mia nuova pratica anche quando gli altri vicino a me, coloro che condividevano la vita con me, parevano pensare che stessi diventando matta.
Ma io tenevo duro, continuavo quelli che sembravano essere diventati degli esercizi, i miei preferiti e addirittura mi sembrava ormai logico smontare l'idea dell'esistenza della fortuna e sfortuna, del caso e delle coincidenze.
Ho sentito di dover fare su di me un lavoro di consapevolezza, di revisione di tutti i concetti naturalmente inculcatemi dall'infanzia. E nell'attimo in cui formulai questo pensiero... altolà...ecco avevo trovato la chiave. Il punto era tutto lì. Avevo scovato l'ago nel pagliaio, l'acqua in fondo al pozzo, la luce nel buio lungo tunnel che mi aveva inghiottito.
Sì può ritenere vera una cosa.
Si può prestare fede alle parole di qualcuno senza bisogno di prove e giuramenti.
Si può accettare per vero qualcosa detto da chiunque. Ma se durante l’infanzia, i tuoi genitori ripetevano spesso che le persone ricche sono disoneste, anche tu, una volta adulto, la penserai allo stesso modo, e ti sentirai in colpa e disonesto nel guadagnare belle somme.
Questo senso di colpa nascosto nel subconscio, senza accorgersene potrebbe impedire di ottenere il successo meritato e guadagnare più soldi anche dicendo a se stessi di voler diventare ricco.
Sono diventata curiosa, indagatrice per non credere e basta a cose che mi sembravano vere e reali solo perchè con quelle ero cresciuta.
Dovevo conoscermi meglio, approfondire la mia realizzazione spirituale prima che quella fisica.
Secondo la corrente di pensiero per cui ogni cosa esiste per rispondere a una grande legge universale, ho iniziato a convincermi che alla base di questa credenza, essere fortunati o meno, ci sia l'incapacità di scorgere i legami, le energie che allacciano ognuno di noi al cosmo.
Perciò lasciare andare le credenze limitanti depositate nel nostro inconscio può essere il primo passo e uno dei doni più importanti che possiamo farci.
E credo che sì, volere può essere potere , ma bisogna lavorarci, lavorare prima su se stessi e almeno una volta in tutto il percorso avere un colpo di testa, fare qualcosa di estremamente inaspettato. E magari farlo proprio quando tutto sembra improbabile di mutamenti, impossibile da cambiare.
Credere in una cosa fermamente la rende possibile.
Io ci credo.
E voi???
Buon percorso a voi ;)
S.Vitaliano-La luna di Stefylu
16 febbraio, 2014
Un pizzico di...Steven Vromann

Il suo nome è Steven Vromann, laureato in studi sociali, quarantottenne, divorziato con una figlia di 13anni e un figlio di 10anni che alternano le settimane da passare coi genitori ed è un esempio di come con un po' di buona volontà si può scegliere di condurre una vita senza sprecare, si può contribuire a prolungare la vita a questa Terra e alle prossime generazioni.
Ovviamente ha iniziato a escludere l'acquisto di ogni bene superfluo, con le spese limitate ai beni di prima necessità,
come vitto e abbigliamento (di seconda mano naturalmente).
Nel suo libro "Low impact man" di cui si può scaricare qualcosa in pdf http://lowimpactman.files.wordpress.com/2011/03/lowimpactman10def.pdf
assicura che ci vogliono solo 3 settimane per abituarsi a questo nuovo stile di vita dopo di che tutto diventa automatico.
Con gli accorgimenti che già in tantissimi conosciamo, ha ridotto le sue bollette di gas e luce da 800euro a 350. E il consumo dell'acqua è passato da 120litri a 15.
Accorgimenti del tipo rivestire di legno il pavimento, tornare ad usare la saponetta invece che sapone liquido per lavarsi e utilizzare l'acqua piovana per tutto,riservandosi quella potabile solo per berla e cucinare,eliminare durante gli acquisti qualsiasi cibo in imballaggi, entrare a far parte dei food team(quelli che da noi si chiamano Gas,gruppi di acquisto solidale) ossia famiglie che comprano da produttori locali.
Non ha rivoluzionato il suo stile di vita voltando le spalle alla civiltà e alla società ma è rimasto dov'era cercando solo di vivere meglio con poco.
Per far funzionare il computer pedala la energy
bike, un' invenzione concepita da un suo amico, che genera energia durante la
pedalata, ma che permette anche di pedalare 30 minuti per far funzionare il computer per il
doppio del tempo.
“E
così faccio funzionare anche la radio”, spiega, mentre pedala per
navigare in internet.Mentre per la musica usa un mp3 a manovella
Si è concesso solo le scarpe per il jogging che pratica regolarmente e cartucce per la stampante, per le
quali non ha potuto trovare un’alternativa.E l'unico rifiuto che ha avuto è stato verso la dismissione della carta igienica.
In fondo lui voleva dimostrare e dimostrarsi la possibilità e i limiti nel
ridurre al minimo l’impatto diretto e indiretto sull’ambiente della sua esistenza. Ridurre l’impatto, sì, ma eliminarlo completamente “è impossibile”.
Come fa con i figli, rifiuta di tentare di convincere chiunque: “obbligare
le persone a fare qualcosa non funziona, spero solo che le persone riflettano su quello che
facciano, pensino e possano cambiare alcuni comportamenti.
Abbiamo tanto da imparare da persone come lui, non siete d'accordo???
01 novembre, 2013
Fare i conti con la realtà dell'abbondanza... o con lo stare diventando formiche di perenni estati?
Un'amica settimane fa mi parlava di quanto le fosse stato difficile trovare una casa in affitto.
Lei che ha vissuto da bambina, per dei mesi, in una baracca di laminato, poi nella casa misera dei nonni dove si dormiva in 6 su due letti.
Lei persa nei raccolti di tabacco di una zia e a raccogliere fragole sui confini di quel terreno, a racimolare noci nei meandri di una distilleria, ciliegie sugli alberi e castagne sul terreno dei boschi.
Lei abituata a correre dietro ai conigli liberi in un terreno abbandonato.
Lei che dopo anni in affitto a convivere con un formicaio e le tarme, aveva comprato casa, purtroppo senza saperlo, in testa a un drago, una che se apriva bocca era solo per radere tutto a un mucchio di cenere.
Lei, proprio lei, adesso si era dovuta rendere conto dei danni che aveva lasciato fare a certe persone, ma anche al consumismo, all'abbondanza, al desiderio del bello e completo comprando quella casa... per di più acquistata con l'idea che sarebbe stata "quasi per sempre".
Trovare casa in affitto significava un po' tornare dieci passi indietro e avrebbe voluto trascinare i suoi cari a desiderare di nuovo quello stile estremamente mesto, com'era stato fino a prima di comprare casa.
Mi diceva che rincasava, dopo pomeriggi passati a vedere due case per volta, con la sola voglia di mettersi sotto le coperte senza neanche cenare.
Non sapeva adesso cosa la scoraggiasse di più: l'essersi resa conto di non essere affatto più minimalista e capace di spirito nomade o il rendersi conto della reale troppa abbondanza dei nostri tempi nel primo mondo? Il dover comprendere di non riuscire a contentarsi lei o l'effettiva poca offerta del mercato per le varie esigenze di quattro teste, ossia la sua e quella dei suoi cari ?
Era snervante il dover rivivere in radice cubica lo stress di anni prima a cercare casa da acquistare, quando in un anno e mezzo avevano visitato 50 case. Stavolta la ricerca non l'avrebbe portata nemmeno alla soddisfazione di stare a farlo per costruirsi qualcosa di proprio, visto che di lì a massimo due anni avrebbe dovuto ripetere tutto. Ritrasferirsi, ricominciare la ricerca di una nuova casa.
Si sentiva come chi va via dall'Italia con la paura di non poter raggiungere mai più la soddisfazione del ritorno.
Poi ecco... inaspettatamente dopo una dozzina di giorni in ricerca, la visita a qualcosa che poteva andare. E suo marito le aveva dato per una volta la sensazione di essere stato figlio dell'istinto. Se non fosse stato per la sua velocità ora starebbero ancora a cercare.
E il bello è venuto lì... al trasloco fai-da-te. E ne avevano già fatto uno anni prima e stavolta si trattava solo di portare il necessario a soggiornare uno, maximo due anni.
E' a questo punto che la mia amica ha capito quanto "il necessario" fosse stato talmente perso di vista. Dopo dieci giorni ancora non si raccapezzavano benissimo, ancora tornavano alla propria dimora a prendere questo e quello. In quel posto di quasi 90 metri quadrati c'era troppo...
Troppo, senza poterselo permettere avevano accumulato troppo.
Si parla di crisi, di stringere la cinghia, di fare risparmio nei modi più disparati, ma non ci si rende conto che, alla fine in tanti, si è comunque fortunati ad avere scelta su come risparmiare o cosa eliminare.
Del tipo non c'ho soldi per la pizza ogni sabato ma compro un pacchetto di sigarette al giorno.
Avevano dato per scontato che quella sarebbe stata la loro dimora per i prossimi vent'anni almeno e invece non ne erano passati neanche dieci che già si erano visti costretti ad andarsene. E per di più ritornando all'affitto e cercando di far entrare il necessario in un posto di 20 metri quadrati in meno e con la "mobilia della nonna".
Le era diventato palese come anche l'industria ingrandendo cassetti e stipiti delle odierne cucine, inducesse al consumo oltremisura. C'avete mai fatto caso?
Provandovi a pensare in un abbastanza improvviso trasloco in uno spazio molto più piccolo di casa vostra, come ve la cavereste?
La mia amica alla fine ha pensato: "Meno male che anni fa non abbiamo scelto casa con soffitta/cantina e garage!"
Forse stiamo diventando formiche con perenni estati in prospettiva... in continuo riempimento di un formicaio per l'inverno e senza memoria che con la prossima pioggia all'80% si allagherà tutto. E ogni cosa potrebbe essere da ricominciare!
Buona giornata di Ognissanti
da La luna di Stefylu
16 settembre, 2013
Un pizzico di... compleanni
Con qualche giorno di ritardo eccoci alla rubrica
ma scusate ero stata presa da certi preparativi fra inizi scuola e un certo 14°compleanno ; )
Parliamo di compleanno. Forse il ritardo in queste occasioni non è proprio gradito, non per i nostri tempi!
In origine pare che la pratica di celebrarlo si consolidò nel XIX secolo negli ambienti aristocratici francesi, per estendersi poi solo qualche secolo dopo alla borghesia. E ancora prima ebbe pure importanza, ma solo fino all'sopravvento del Cristianesimo, che invece la ritenne una pratica pagana.
Da Wikipedia:
“Le varie usanze con cui oggi la gente festeggia i compleanni hanno una lunga storia. Affondano le radici nel reame della magia e della religione. L’usanza di fare gli auguri, i regali e una festa — con tanto di candeline accese — aveva nell’antichità lo scopo di proteggere dai demoni il festeggiato e di garantirne la sicurezza nel nuovo anno. . . . Fino al IV secolo il cristianesimo respinse la celebrazione dei compleanni giudicandola un’usanza pagana”.
Da uno studio effettuato su un campione di persone, nate fra il 1973 e il 1999, è risultato che il 16settembre è la data con più compleanni, mentre le meno frequesti sono il 29 febbraio, il 25 dicembre, ma anche i giorni finali di novembre.
fonte qui
Personalmente non sono legata a questa usanza e men che meno alla pratica di regali, torta, candeline e se anche i familiari si dimenticano di darmi gli auguri non ci resto male.
Da quando sono mamma però... tengo molto a festeggiarlo per la figliola e da lei un po' mi aspetto che si ricordi la mia data e un bacino di auguri.
E voi come la vivete questa pratica moderna?
ma scusate ero stata presa da certi preparativi fra inizi scuola e un certo 14°compleanno ; )
Parliamo di compleanno. Forse il ritardo in queste occasioni non è proprio gradito, non per i nostri tempi!
In origine pare che la pratica di celebrarlo si consolidò nel XIX secolo negli ambienti aristocratici francesi, per estendersi poi solo qualche secolo dopo alla borghesia. E ancora prima ebbe pure importanza, ma solo fino all'sopravvento del Cristianesimo, che invece la ritenne una pratica pagana.
Da Wikipedia:
“Le varie usanze con cui oggi la gente festeggia i compleanni hanno una lunga storia. Affondano le radici nel reame della magia e della religione. L’usanza di fare gli auguri, i regali e una festa — con tanto di candeline accese — aveva nell’antichità lo scopo di proteggere dai demoni il festeggiato e di garantirne la sicurezza nel nuovo anno. . . . Fino al IV secolo il cristianesimo respinse la celebrazione dei compleanni giudicandola un’usanza pagana”.
Da uno studio effettuato su un campione di persone, nate fra il 1973 e il 1999, è risultato che il 16settembre è la data con più compleanni, mentre le meno frequesti sono il 29 febbraio, il 25 dicembre, ma anche i giorni finali di novembre.
fonte qui
Personalmente non sono legata a questa usanza e men che meno alla pratica di regali, torta, candeline e se anche i familiari si dimenticano di darmi gli auguri non ci resto male.
Da quando sono mamma però... tengo molto a festeggiarlo per la figliola e da lei un po' mi aspetto che si ricordi la mia data e un bacino di auguri.
E voi come la vivete questa pratica moderna?
10 agosto, 2013
Amore e altri casi di emergenza
Amore e altri casi di emergenza
di Ciara Geraghty
La trama:
La mamma di Milo è la migliore del mondo, come c’è scritto sulla tazza verde che lui le ha regalato. Gli lascia prendere il gelato anche d’inverno, perché è buono come in estate. Ogni giorno mangia con lui il muffin al burro di arachidi al Funky Banana. E a Natale, sulla punta dell’albero, vuole sempre mettere la stella rossa fatta da Milo con una scatola di cereali. Insomma, è carina, per essere un’adulta. Solo che non c’è più, se n’è andata in cielo, come i palloncini quando ti scappano di mano. E così, oltre alle solite cose - andare a scuola, giocare a Batman, vivisezionare i vermi con il suo migliore amico - ora Milo deve occuparsi anche di sua sorella Faith. Certo, lei è grande ormai, però da quando si è messa a rovistare in soffitta sembra che le interessi solo una cosa: scoprire quello che sua madre non le ha mai raccontato. A più di 600 chilometri di distanza, la vita di Kat Kavanagh è una continua bugia. Nonostante un fidanzato perfetto non riesce a lasciarsi andare all’amore e custodisce molti segreti sul suo passato e sul suo presente. Per uno strano gioco del destino, le vite di Milo e Kat si incrociano e quell’incontro li cambierà per sempre. Perché Milo è un bambino eccezionale: è divertente, buffo, leale, mitico direbbe lui, cocciuto e incredibilmente tenero. Ma soprattutto ogni mercoledì pomeriggio segue un corso da bagnino, e come ogni bagnino che si rispetti ha una missione: salvare le persone, in amore e in altri casi di emergenza. Il destino è dispettoso come un bambino. E ha la stessa fantasia.
Un romanzo che confesso ho faticato a leggere perchè la storia si svolge un po' lenta.
Una storia che ne racchiude due perchè racconta di un incidente che ha cambiato la vita di due famiglie.
Nelle pagine si intrecciano l'esistenza di una adulta, Kat, e un bambino di dieci anni, Milo.
Spesso le riflessioni e la maturità del piccolo daranno quel senso di buono alle righe lette, spingeranno a schierarsi più per Milo e sua sorella Faith che va alla ricerca delle sue origini e faranno sembrare a tratti fastidiosi i comportamenti di Kat che sarà sempre raddrizzata dalla carismatica amica Minnie.
01 giugno, 2013
Generazioni e il peso dell'essere ...solo domande e ognuno tiri le sue somme.
Generazioni e il peso dell'essere ...solo domande e ognuno tiri le sue somme.
Generare, generalizzare, apparire, appartenere, essere, vanità, solitudine.
In quest'ordine o mescolate, queste sono parole che racchiudono ognuna un vasto concetto su cui si potrebbe discutere per giorni e giorni.
Ma basta provare a farsi anche solo domande e di certo le risposte arrivano da sole.
L'apparire gratifica e dà senso all'esistere delle mode non c'è dubbio.
Se penso a mia madre che portava la minigonna perchè era di moda e a me che portavo il jeans da paninara a modo mio, mentre per essere davvero una paninara bisognava mettere anche altro... sì, un minimo abbiamo seguito anche noi la moda.
Ma se noi - e per noi intendo quelli della mia generazione,i quarantenni di adesso- mettevamo la minigonna eravamo delle poco di buono, invece se avesse messo mia madre, nel suo allora, un jeans da paninara avrebbe lanciato una moda con un ventennio d'anticipo?
E i nostri figli giudicati la generazione di presuntuosi, pigri e figli dell'autoscatto?
Quanto c'è stato di vanità nella generazione di mia madre e quanta ce n'è nella mia e in quella dei nostri figli ?
Seguire una moda è da vanitosi o segno di un disagio chiamato solitudine? Perchè dietro questa mania dell'autoscatto più che vanità ci vedrei proprio senso di solitudine, più voglia di dire "Ci sono"!
Certo è che se c'è una cosa che non piace a nessuna generazione è di essere racchiusa in una definizione generalizzante... eppure continuiamo tutti a farlo!
Quando ci si veste e ci si trucca, quanto lo facciamo per noi e quanto per gli altri?
Ci si compera mai nulla sulla valutazione ipotetica di quanto un capo o l'altro ci rende più carini agli occhi degli altri?
E questo farebbe parte di vanità o insicurezza?
Quante volte a settimana ci "sistemiamo" e quante ci si lascia così come si è (leggi anche "ci si trascura")?
Sono domande che andrebbero forse bene per qualsiasi generazione a partire da quella dopo l'uomo con la clava?
Non lo so, ma per molte molte generazioni passate, presenti e future vale porle.
Fra essere e apparire credo che la maggioranza vorrebbe dire che conta l'essere.
Poi a conti fatti ancora oggi- anzi oggi forse più di prima - si dà la precedenza all'apparire. O si lascia essere a questa precedenza: vedi la stangona che, 90 su 100, tutti crederebbero fare la modella, ma che si scopre laureata in fisico nucleare ed a un certo punto si ribella e vuole essere valutata per la sua intelligenza.
Se qualcuno dicesse "No, dai che si dà più attenzione all'essere che all'apparire" potremmo essere pronti a dirgli che allora non si spiega perché si sta lì a decidere , a volte fin da prima di coricarsi la sera, cosa indossare l'indomani?
E perchè ci si copre le congenite occhiaie, cercando il correttore più a lunga tenuta? Come mai quando deve uscire con noi, pretendiamo dal nostro partner che metta la nuova e "bella" camicia che gli abbiamo regalato, invece che la solita presa da solo senza badare che non si abbina a niente che già si ha?
E lui ...lui perché pretende che tu ti metta qualcosa da strafiga per la cena coi colleghi? Che gli si sfoltiscano le sopracciglia e si sceglie un dopobarba che lascia una scia persistente alla mezz'ora ?
Ovvio che ci si può giustificare dicendo che vogliamo sempre sentirci a posto con noi stessi e migliorare il nostro partner.
Ma se ci trovassimo in una condizione in cui tutti devono per forza mostrarsi come sono(metti un disastroso terremoto), ci sentiremo più a nostro agio pur non essendo a posto come sempre cerchiamo d'essere?
Una corrente di pensiero dice che l'uomo è un animale di gruppo, un'altra attesta che l'uomo è alla ricerca di sè attraverso il gruppo... insomma come vogliamo metterla possiamo metterla, tanto c'è sempre una giustificazione... in barba al senso dell'essere, della sostanza e della genuinità.
Generare, generalizzare, apparire, appartenere, essere, vanità, solitudine.
In quest'ordine o mescolate, queste sono parole che racchiudono ognuna un vasto concetto su cui si potrebbe discutere per giorni e giorni.
Ma basta provare a farsi anche solo domande e di certo le risposte arrivano da sole.
L'apparire gratifica e dà senso all'esistere delle mode non c'è dubbio.
Se penso a mia madre che portava la minigonna perchè era di moda e a me che portavo il jeans da paninara a modo mio, mentre per essere davvero una paninara bisognava mettere anche altro... sì, un minimo abbiamo seguito anche noi la moda.
Ma se noi - e per noi intendo quelli della mia generazione,i quarantenni di adesso- mettevamo la minigonna eravamo delle poco di buono, invece se avesse messo mia madre, nel suo allora, un jeans da paninara avrebbe lanciato una moda con un ventennio d'anticipo?
E i nostri figli giudicati la generazione di presuntuosi, pigri e figli dell'autoscatto?
Quanto c'è stato di vanità nella generazione di mia madre e quanta ce n'è nella mia e in quella dei nostri figli ?
Seguire una moda è da vanitosi o segno di un disagio chiamato solitudine? Perchè dietro questa mania dell'autoscatto più che vanità ci vedrei proprio senso di solitudine, più voglia di dire "Ci sono"!
Certo è che se c'è una cosa che non piace a nessuna generazione è di essere racchiusa in una definizione generalizzante... eppure continuiamo tutti a farlo!
Quando ci si veste e ci si trucca, quanto lo facciamo per noi e quanto per gli altri?
Ci si compera mai nulla sulla valutazione ipotetica di quanto un capo o l'altro ci rende più carini agli occhi degli altri?
E questo farebbe parte di vanità o insicurezza?
Quante volte a settimana ci "sistemiamo" e quante ci si lascia così come si è (leggi anche "ci si trascura")?
Sono domande che andrebbero forse bene per qualsiasi generazione a partire da quella dopo l'uomo con la clava?
Non lo so, ma per molte molte generazioni passate, presenti e future vale porle.
Fra essere e apparire credo che la maggioranza vorrebbe dire che conta l'essere.
Poi a conti fatti ancora oggi- anzi oggi forse più di prima - si dà la precedenza all'apparire. O si lascia essere a questa precedenza: vedi la stangona che, 90 su 100, tutti crederebbero fare la modella, ma che si scopre laureata in fisico nucleare ed a un certo punto si ribella e vuole essere valutata per la sua intelligenza.
Se qualcuno dicesse "No, dai che si dà più attenzione all'essere che all'apparire" potremmo essere pronti a dirgli che allora non si spiega perché si sta lì a decidere , a volte fin da prima di coricarsi la sera, cosa indossare l'indomani?
E perchè ci si copre le congenite occhiaie, cercando il correttore più a lunga tenuta? Come mai quando deve uscire con noi, pretendiamo dal nostro partner che metta la nuova e "bella" camicia che gli abbiamo regalato, invece che la solita presa da solo senza badare che non si abbina a niente che già si ha?
E lui ...lui perché pretende che tu ti metta qualcosa da strafiga per la cena coi colleghi? Che gli si sfoltiscano le sopracciglia e si sceglie un dopobarba che lascia una scia persistente alla mezz'ora ?
Ovvio che ci si può giustificare dicendo che vogliamo sempre sentirci a posto con noi stessi e migliorare il nostro partner.
Ma se ci trovassimo in una condizione in cui tutti devono per forza mostrarsi come sono(metti un disastroso terremoto), ci sentiremo più a nostro agio pur non essendo a posto come sempre cerchiamo d'essere?
Una corrente di pensiero dice che l'uomo è un animale di gruppo, un'altra attesta che l'uomo è alla ricerca di sè attraverso il gruppo... insomma come vogliamo metterla possiamo metterla, tanto c'è sempre una giustificazione... in barba al senso dell'essere, della sostanza e della genuinità.
15 aprile, 2013
Un pizzico di...
Rieccoci con la Rubrica "Un pizzico di..." e tocca di nuovo a me, Stefylu.
Direi di parlare di riciclo e di questi tempi credo che la cosa possa benissimo rientrare anche in economia domestica, anche se sono convinta che si debba imparare l'arte del riciclo per far meno danni alla Madre Terra e per non lasciare altri obrobri alle prossime generazioni.
Da poco ho scoperto Pinterest e quindi mi limiterò a mostrarvi alcune foto, raccolte sia nel web che pinnando. Foto che mi aiutano sempre a riflettere su quanto siamo spesso poco attenti da non accorgerci che riciclando, riusando e ridando nuova vita agli oggetti, si potrebbe allestire una casa, risparmiare un capitale e stare bene lo stesso.
Se questo post fosse di spunto per qualcuno ben felice di averne dato, perchè con questo intento oggi utilizzo qui il mio spazio di rubrica.
Qui l'esempio di lampadari ricavati con il mappamondo che una volta tenevamo sulla scrivania,ma che oggi poco si vede più sulla scrivania dei nostri ragazzi, forse perchè ogni ricerca viene fatta(e spesso pretesa dalla scuola stessa) via Pc.
Sempre nello stesso sito questa lampada da comodino fatto con una lattina
e se poco amate le saponette, ma vi capita di vedervene regalate, sempre qui
potrete leggervi come fare con una sola saponetta un paio di litri di
detergente mani e corpo.
E con queste cose
cosa si può fare? Date un'occhiata in Green Diary
Una pochette portaoggetti o come portamerenda, come si può osservare da Spoonful , si può ottenere con una lattina di plastica
e se abbiamo bisogno di decorare una parete si possono prendere in considerazione i rotoli di carta igienica
come mostra il tutorial in Growing up creative
e questo solo un esempio da guardare digitando in google
"tappeto in sughero"
Invece per i nostri amici cani e gatti la cuccia eco può ricavarsi dalle vecchie tv ed altri esempi si possono guardare qui in Peets blog.it
Che dite può bastare come spunto-invito a cercare idee di riciclo la prossima volta che ci occorre qualcosa?
Direi di parlare di riciclo e di questi tempi credo che la cosa possa benissimo rientrare anche in economia domestica, anche se sono convinta che si debba imparare l'arte del riciclo per far meno danni alla Madre Terra e per non lasciare altri obrobri alle prossime generazioni.
Da poco ho scoperto Pinterest e quindi mi limiterò a mostrarvi alcune foto, raccolte sia nel web che pinnando. Foto che mi aiutano sempre a riflettere su quanto siamo spesso poco attenti da non accorgerci che riciclando, riusando e ridando nuova vita agli oggetti, si potrebbe allestire una casa, risparmiare un capitale e stare bene lo stesso.
Se questo post fosse di spunto per qualcuno ben felice di averne dato, perchè con questo intento oggi utilizzo qui il mio spazio di rubrica.
Sempre nello stesso sito questa lampada da comodino fatto con una lattina
E con queste cose
Una pochette portaoggetti o come portamerenda, come si può osservare da Spoonful , si può ottenere con una lattina di plastica
"tappeto in sughero"
Invece per i nostri amici cani e gatti la cuccia eco può ricavarsi dalle vecchie tv ed altri esempi si possono guardare qui in Peets blog.it
Che dite può bastare come spunto-invito a cercare idee di riciclo la prossima volta che ci occorre qualcosa?
20 febbraio, 2013
La lista dei desideri dimenticati di Robin Gold
Dal libro:
Ricordi i tuoi sogni di bambina? Clara da piccola ha scritto una lista per non dimenticarne nessuno. Nuotare con i delfini, trovare una cura per gli attacchi cardiaci, diventare insegnante, prendere un cucciolo, imparare l'alfabeto Morse, trovare il vero amore… Una lista dimenticata che Clara credeva di aver perso, ma che adesso stringe tra le mani per la prima volta dopo anni. Gliel'ha spedita la sua maestra delle elementari, è stata lei a custodirla per tutto questo tempo. Adesso che Clara ha perduto tutto, quei piccoli sogni sono l'unica àncora a cui aggrapparsi anche se sembrano impossibili. Eppure sono l'unico modo per farle ritornare il sorriso. Clara decide impulsivamente di realizzare tutti i suoi desideri di bambina, uno dopo l'altro, perché dentro di sé sa che non ha alternative per guarire le ferite del suo cuore. Molti sogni sembrano irrealizzabili o semplicemente inconcepibili. Come può rimpiazzare il vaso rotto della madre del suo vecchio amico Lincoln, se si è trasferito con la sua famiglia da più di vent'anni senza che se ne sapesse più nulla? Per non parlare del trovare il vero amore: dopo tutto quello che è successo, è impensabile. Ma a ogni traguardo raggiunto Clara scopre un pezzo in più della vera sé stessa. E in una girandola di imprevisti e incontri inaspettati, capisce anche che cercare la donna che avrebbe voluto essere da piccola potrebbe riservarle dolci sorprese...
Un romanzo che in pochi giorni si è rivelato uno dei fenomeni letterari più discussi di tutta l'America. La lista dei desideri dimenticati ha subito conquistato i lettori, che si sono scatenati nella condivisione delle loro liste di desideri.
Con delicatezza e una sensibilità fuori dall'ordinario, Robin Gold ci narra una storia di perdita e di coraggio, di sogni infranti e di nuovi inizi. Perché l'amore può guarire ogni ferita. Basta crederci.
La mia opinione: questo romanzo lo sconsiglierei agli ottimisti per natura perchè c'è una sofferenza della protagonista che non tutti possono comprendere.
E nonostante io abbia un passato da pessimismo leopardiano, anche a me i primi capitoli sono risultati difficili da leggere... pensavo che non avrei portato a termine la lettura di questo libro perchè forse non era il momento per leggere qualcosa che parlasse anche di possibili eventi amari come la destinata tragica fine di una storia d'amore che durava da dieci anni.
Poi ho iniziato a leggerne due pagine al mattino appena sveglia così avrei avuto tutto il giorno per riempire la testa d'altro e metabolizzare certe ipotesi amare.
In questa storia Clara, la protagonista, proprio sembra non riuscire a riprendersi, ad andare avanti con la vita nonostante sia tornata nella casa d'infanzia per il ringraziamento e abbia madre e fratello che le restano vicini.
Ma arrivata alle pagine in cui appare la lista dei desideri dimenticati, ho anche potuto sorridere e proseguire la lettura in maniera più serena. Una lista scritta da Clara alle elementari con tanti desideri di cosa avrebbe voluto fare entro i 30anni .
In quello stato di cose, le sembrano impossibili da realizzare. Quando però si decide a provarci, lo fa perchè capisce che forse solo quella lista può aiutarla a porsi degli obiettivi per il futuro immediato, ritrovare il senso della vita, riscoprire se stessa.
Insomma una storia che vuole ricordarci che non bisogna mai lasciarsi andare, che certe cose sembrano la fine ma possono essere trasformate in nuovi inizi e con l'aiuto dell'Amore, alla fine tutto si aggiusta.
Pubblicato da
Unknown
alle
18:04
Etichette:
famiglia,
la luna di stefylu,
R.Gold,
recensioni,
S.Vitaliano

01 gennaio, 2013
La coscienza non è solo di noi umani!
-Mahatma Ghandi sosteneva: "La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui si tratta gli animali".
-Leonardo da Vinci scrisse: "Verrà un tempo in cui considereremo l'uccisione di un animale con lo stesso biasimo con cui consideriamo oggi quella di un uomo".
Salve a tutti e Buon Anno da me,Stefylu e da tutti noi di questo blog.
Fare questo editoriale all'inizio di un nuovo anno tocca a me e farlo in un anno che dovrebbe essere speciale secondo certe antiche popolazioni, come momento di grandi cambiamenti per tutti, mi ha portato a ricercare un argomento che ha molto a che fare con una mia scelta degli ultimi tempi. Non ve la svelo perché forse la intuirete alla fine del post.
E per cominciare anche se vi tedierò riportando alcune cose , vi devo dire che mi sono andata a fare un ripasso del significato della parola "Coscienza" in Wikipedia :
-Coscienza, in ambito neurologico, è lo stato di vigilanza della mente contrapposta al coma.
-Coscienza, in ambito psicologico, è lo stato o l'atto di essere consci, contrapposta all'inconscio: esperienza soggettiva di eventi o di sensazioni.
-Coscienza, in ambito psichiatrico, come funzione psichica capace di intendere, definire e separare l’io dal mondo esterno.
-Coscienza, in ambito etico, come capacità di distinguere il bene e il male per comportarsi di conseguenza, contrapposta all'incoscienza.
-Coscienza, in ambito filosofico, ha assunto nel corso della storia della filosofia significati particolari e specifici distinguendosi dal termine generico di consapevolezza, attività con la quale il soggetto entra in possesso di un sapere.
-Autocoscienza, come riflessione del pensiero su se stesso.
In antichità per coscienza s'intendeva uno stato di sintonia interiore fra tre centri che si pensavano come indipendenti e che quindi questa sintonia portava l'uomo alla ragione. Oggi si sa che la coscienza è un vero e proprio processo dinamico protratto nel tempo in cui si attua la capacità di comprendere ciò che accade intorno e dentro se stessi, permeando la nuova conoscenza con la vecchia, assumendo la consapevolezza del tutto e indirizzando l'esistenza al bene.
Quante cose sono cambiate nei secoli nella considerazione che l'uomo ha dell'animale? L'uomo ha evoluto le sue idee?
Sì, ma peccato che alla fine pensa sempre che debba avere il predominio sulla natura e quindi anche sugli animali.
Ci sono varie prove della coscienza degli animali... anche gli sperimentatori che lavorano negli stabulari con i ratti, affermano che questi animali riconoscono e cercano di interagire col loro “proprietario di gabbia” quando fin da subito lo riconoscono dalla voce, tanto che si chiede, all’uomo, di restare il più neutro possibile, pena l’invalidità dell’esperimento.
Eppure il 7luglio uomini che guidano i mezzi d'informazione hanno preferito dare poco e niente risalto alla notizia siglata da un gruppo di scienziati, alla presenza di Stephen Hawking, la “Dichiarazione di Cambridge sulla coscienza”, la quale afferma che gli animali sono coscienti e consapevoli allo stesso livello degli esseri umani.
Per adesso la lista comprende tutti i vertebrati e, tra gli invertebrati, il polpo.
Spero che dopo questa prova provata, la nostra evoluzione continui in questo senso e si prenda noi tutti completamente coscienza che l'animale non ha solo l’istinto, che si contrappone alla ragione umana, ma ha una sua proprietà seziente e pensante.
Bisognerà cambiare norme, leggi e regole e crearne di vere per il diritto degli animali e non solo per la loro difesa, ma credo che in primis è il nostro pensare che va modificato dalla base.
Leggevo di quello che mi pare già un passetto avanti perché, dopo un’attesa lunga quasi 70 anni, siamo molto vicini all'approvazione della legge di ridefinizione dei rapporti in condominio. Infatti una norma è inserita nel testo approvato alla Camera su una riforma al riguardo, dove , all’articolo 1138 del Codice civile, dal titolo “regolamenti di condominio”, si dichiara che in nessun modo può essere bandita la presenza degli animali domestici.
Quindi è stato inserito un comma nuovo di zecca all’articolo sopracitato, laddove si pone in risalto all’articolo 16 della riforma del condominio come “Le norme del regolamento non possono porre limiti alle destinazioni d’uso delle unità di proprietà esclusiva né vietare di possedere o detenere animali da compagnia”.
Da notare, secondo me, che questo testo è passato ottenendo un solo voto contrario e quindi voglio credere che l’ultimo ok del Senato sarà una pura formalità.
Quasi sono contenta che gli animali possano a volte riuscire a vendicarsi delle malefatte di noi uomini, ma lo sappiamo che non possono citarci in tribunale per le stesse e difendersi.
Mi auguro di cuore che fiocchino a raffica nuove formazioni di movimenti per l'affermazione dei diritti dei non-umani.
Vi lascio alle vostre riflessioni con foto che parlano di storie di amicizia fra animali di diverse specie... storie spesso indissolubili fino alla morte.
Questa storia per iniziare credo valga per tantissime altre ed è da vedere video qui: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=eTUIfHyHQRs
E' l’amicizia tra un gigante orango e un piccolo anatroccolo la cui curiosa vicenda è stata filmata e postata su Youtube da un visitatore di uno zoo.
L’orango aveva notato, infatti, un piccolo anatroccolo, che molto probabilmente era stato abbandonato dalla madre che cercava di mantenersi a galla, con molta difficoltà, proprio nel suo stagno.Il possente orango stacca una foglia e gliela porge, sperando che il piccolo uccello riesca a beccarla e attaccarsi.L’orango riesce alla fine ad afferrare l’anatroccolo e poggiarlo sull’erba. E quello che forse poteva sembrare un gesto spaventoso e terrificante quando poco dopo lo ha ripreso e se lo è avvicinato al muso quasi volesse mangiarlo, si è rivelato solo un modo per assicurarsi, più da vicino, che il piccolo animale stesse bene.

Infatti nel Michingan questo pettirosso preferisce trascorrere il suo tempo accovacciato sulla schiena dei gatti.

Da qualche anno su una spiaggia del lago di Van,in Turchia, tra un gatto e una volpe si è instaurato un legame di amicizia vera e speciale tra un gatto e una volpe. Un'amicizia iniziata con la condivisione di un pasto a base di pesce lasciato lì da un pescatore, dopo cui ogni giorno condividono tutto.Qui il video:
http://www.youtube.com/watch?v=hoDarqpr1wc
Nel maggio del 2011, in un tg padovano, fu data notizia di una gattina rimasta cieca poco dopo la nascita, abbandonata in un garage e adottata da una ragazza che viveva con una cagnetta bastardina di due anni, di nome Ida, e due gattini. La cosa bella della storia era che la cagnetta si prende cura di Emi e la guida ovunque. La accompagna a passeggiare, a mangiare, a bere e diventa iperprotettiva con chi avvicina la gattina, mentre ha un rapporto piuttosto distaccato con gli altri due gatti che vivono nella stessa casa, come se comprendesse che Emi è il componente più debole della famiglia. La cosa curiosa è che Ida ha preso alcune abitudini che sono tipiche dei gatti, come quella di leccarsi il pelo tutte le sere prima di addormentarsi.

“La prima volta che si sono incontrati, Roscoe era stato trovato abbandonato ed appena entrato nella gabbia, Suryia gli è corsa incontro. Immediatamente i due hanno iniziato a giocare e da allora non si sono più lasciati.” – dichiara un dipendente della riserva - ”Solitamente i cani sono spaventati dai primati!
Credo che sia solo questione di voler prendere atto di certi dato di fatto, fra cui che noi uomini ne abbiamo da imparare dagli animali!
Buon 2013 a tutti ...
★˛˚˛*˛°.˛*.˛°˛.*★˚˛*˛°.˛*.˛°˛.*★Buon*★* 。*˛.
˛°_██_*.。*./ ♥ \ .˛* .˛。.˛.*.★*Anno Nuovo*★ 。*
˛. (´• ̮•)*.。*/♫.♫\*˛.* ˛_Π_____.♥ a te ♥ ˛* ˛*
.°( . • . ) ˛°./• ‘♫ ‘ •\.˛*./______/~\*. ˛*.。˛* ˛.*。
*( .’•’. ) *˛╬╬╬╬╬˛°.|田田 |門|╬╬╬╬╬*˚...da Stefylu
15 novembre, 2012
Un pizzico di...
Rieccoci di nuovo che tocca a me, Stefylu, raccontarvi qualche curiosità o qualcosa di bello, nuovo o interessante per la rubrica
Mi piace viaggiare con il pensiero non potendolo fare granchè nella
vita quotidiana, quindi navigo spesso alla ricerca di posti fantastici,
unici e questa volta ho deciso di raggruppare una serie di immagini che
sembrano farci avere un messaggio dalla natura, da Madre Terra: Lei ci
Ama.
L'acqua di questo lago quasi scintilla. Si chiama Glaslyn (starebbe per Blue lake) e si trova nel Galles del nord .
Anche i coralli in Australia si sono uniti in questa forma sentimentale...
E in Patagonia volevate che non ci fosse un'isola a cuore? Più esattamente è nel lago di Gutierrez della Patagonia argentina.
E questa è l'isola di Travarua nelle Fiji.
Giusto per completare in maniera spericolata ecco, nel Volcanoes National Park, il cuore pericoloso:
Visto tutto, mi è venuto poi da chiedermi da dove nasce la forma del cuore che si disegna per indicare l'Amore, perchè come sappiamo quel disegno non è proprio uguale al nostro organo palpitante.
Pare sia difficile appurarne l'origine.
Infatti qualcuno dice che derivi dall'aspetto del pube femminile. Per la Chiesa cattolica pare fosse stato un simbolo utilizzato per la prima volta nel XVII secolo, quando Santa Margherita Maria Alacoque ebbe una visione di una forma di cuore dentro una corona di spine. Ma il simbolo è presente in vetrate molto più antiche.
Per altri il simbolo del cuore è piuttosto simile al geroglifico egizio utilizzato per indicare il concetto del cuore (ỉb): la natura sessuale di quel concetto, combinata con l'ampio uso del silfio nell'antico Egitto per il controllo delle nascite(oltrettutto i semi del silfio erano a forma di cuore), lascia pensare che il geroglifico ỉb possa essere derivato dalla forma del seme di silfio.
E nel VII sec. a. C. anche i coloni greci usavano il silfio come rimedio anticoncezionale, rimedio tanto noto che alcune monete di quella città avevano incisa la forma del cuore.
Come sia sia... per me è inequivocabile pensare all'Amore della Terra vedendo tante immagini di luoghi a forma di cuore.
Buon cuore a tutti.
Stefylu.
L'acqua di questo lago quasi scintilla. Si chiama Glaslyn (starebbe per Blue lake) e si trova nel Galles del nord .
Anche i coralli in Australia si sono uniti in questa forma sentimentale...
E in Patagonia volevate che non ci fosse un'isola a cuore? Più esattamente è nel lago di Gutierrez della Patagonia argentina.
Giusto per completare in maniera spericolata ecco, nel Volcanoes National Park, il cuore pericoloso:
Visto tutto, mi è venuto poi da chiedermi da dove nasce la forma del cuore che si disegna per indicare l'Amore, perchè come sappiamo quel disegno non è proprio uguale al nostro organo palpitante.
Pare sia difficile appurarne l'origine.
Infatti qualcuno dice che derivi dall'aspetto del pube femminile. Per la Chiesa cattolica pare fosse stato un simbolo utilizzato per la prima volta nel XVII secolo, quando Santa Margherita Maria Alacoque ebbe una visione di una forma di cuore dentro una corona di spine. Ma il simbolo è presente in vetrate molto più antiche.
Per altri il simbolo del cuore è piuttosto simile al geroglifico egizio utilizzato per indicare il concetto del cuore (ỉb): la natura sessuale di quel concetto, combinata con l'ampio uso del silfio nell'antico Egitto per il controllo delle nascite(oltrettutto i semi del silfio erano a forma di cuore), lascia pensare che il geroglifico ỉb possa essere derivato dalla forma del seme di silfio.
E nel VII sec. a. C. anche i coloni greci usavano il silfio come rimedio anticoncezionale, rimedio tanto noto che alcune monete di quella città avevano incisa la forma del cuore.
Come sia sia... per me è inequivocabile pensare all'Amore della Terra vedendo tante immagini di luoghi a forma di cuore.
Buon cuore a tutti.
Stefylu.
01 agosto, 2012
Metti caso...
Le dieci regole d'oro... metti caso che te le ritrovi davanti dopo una settimana orrenda dove qualcuno falsamente perbenista(che già il convinto perbenista ti fa ridere, figuriamoci il falso perbenista ossia quello che ti critica in lungo e largo e poi fa le stesse cose - se non peggio- che biasima di te) ti ha fatto raggiungere il limite della sopportazione.
Te le leggi con ancora un po' di rabbia dentro per certe assurdità che devi sorbirti e davanti a cui se scoppi, devi mettere caso che puoi solo peggiorare l'opinione che hanno di te ... quell'opinione per portato a dire, per sentito dire...
Vabbè , intanto che mediti te le leggi.
Sostanzialmente dicono :
1- No alla tv-sitter. Pensi "ci siamo",
2- Sì alle regole ma con elasticità. Ti dici "ok, ci siamo" ,
3- Giudizi: niente critiche eccessive ne trattare i figli come principini. Pensi "ehmm...aglia uno ne ho e non l'ho mai trattato da principe, semmai qualche critica di troppo sì"... aglia!!!" Ti stai mangiando la pellicina di ogni dito. Una vocina ti suggerisce "Cerca di non essere come al solito drastico e duro con te stesso, significa solo che devi migliorare".
4- Punti di forza: ognuno ne ha, incoraggiare puntando su quelli. Ti dici "ok, ci sto provando da un po' ".
5- Responsabilità: imparargli fin da piccoli ad assumersi le proprie responsabilità perchè diventerà così un adulto maturo e col senso del dovere. Pensi che è una delle prime cose che hai cercato di trasmettere a tuo figlio.
6- Dialogo e interesse alle loro emozioni. Ci sei, condividete da sempre e in pieno le brutte come le belle.
7- Condivisione e disponibilità. Ti fai un cenno col dito per dire "come sopra".
8- Sostegno nell'aiutarli a gestire frustazioni, insuccessi e ingiustizie. Pensi con l'incognita del punto di domanda se il lasciargli vedere le cose sulla tua pelle e le tue reazioni possa essere dimostrativo, quasi come un messaggio di una possibilità su come comportarsi quando poi toccherà a lui. Pensi alle poche volte(per fortuna poche) che gli è capitato e tu gli hai spiegato le altre possibilità fra cui scegliere : sarà una forma di sostegno(?)
9- Esempio e non solo parole. Ti rifai il cenno col dito ...
10- Riferimento: no ai genitori amici come no all'autoritarismo, sì alla guida discreta, all'affettuosità autorevole. Fai un sospiro tipo in un sorso solo, di quelli per nulla di sollievo :no, sei ancora un po' tanto autoritario... devi migliorare eccome se devi!
Dopo questo break che doveva essere distensivo con la lettura di un opuscolo da supermercato con al S lunga - inevitabile pensare "ora anche il deplinat da supermercato vuole insegnarti qualcosa in più di una semplice ricetta???"- continui a chiederti chi l'ha deciso...
Deciso cosa? Tutto.
Tutto, tutto da ciò che devi fare come genitore , come va fatto, quanto deve durare (vogliamo parlare di certe leggi?), perché lo devi fare così o colì...
AMORE... c'è qualche regola nell'AMORE?
E l'AMORE ha le sue fasi, ma c'è qualcuno che può asserire che tutti le attraversiamo da tot anni a tot anni?
Mille bimbi imparano a camminare ad un anno, altri mille entro i 15 mesi... qualcuno anche dopo.
C'è qualche forma di AMORE che superi quello fra madre e figlio? Padre e figlio?
C'è scritto da qualche parte la definzione nei temi e nei modi del Rispetto che devono portarsi?
L'AMORE ha un suo linguaggio e ogni linguaggio diventa un dialetto singolare e unico fra ogni genitore e figlio perché l'essere umano è diverso l'uno dall'altro.
Ci sono figlie e madri che sembrano odiarsi quando la figlia sta vivendo la fase adolescenziale e poi le ritrovi quando la figlia ha 30anni che bada alla madre 70enne malmessa, con una dedizione che mai avresti immaginato.
Ci sono padri che ubriachi ti menano e dopo essersi disposti a curarsi, recuperano in maniera più che sufficente su ogni lacuna... e si porteranno per sempre dentro le cicatrici psicologiche lasciate su sè stessi e sui figli, mentre qualcuno pretende di ergersi a giudice e classificarli per sempre in base al loro passato.
Certe cose non si possono insegnare se non ne hai dentro il germe, altre non saprai insegnarle se non saranno state trasmesse a te e nel giusto modo!
E dove avrai sbagliato lo saprai solo col tempo, quando tuo figlio sarà
genitore. Allora, solo allora se avrà ancora da rimproverati la stessa
cosa che ti rimproverava quando aveva 10anni, forse sarà il caso di
meditare molto a lungo... e magari in due!
Ci sono mille esempi condivisibili o meno ma tutti siamo una storia a sè, tutti anche il più esemplare dei genitori ha qualcosa da rimproverarsi .
E un conto è rimproverarlo a se stessi,.
Un conto sentirselo rimproverare dal proprio figlio.
Un altro ancora che ad avere da ridire sia quello che ti è vissuto alla porta accanto per 10anni e solo per quella parte di cose sentite origliando col bicchiere rovesciato sul muro, si permette di giudicarti e sparlare di te come genitore con tutti .
Guarda caso magari è uno che il figlio non lo va mai a trovare, che il nipote ci va solo se ha bisogno, uno che in casa sua non fa entrare nessuno... ma perché se è tanto perfetto come si mostra, tanto più signore di te e altri come mostra di credersi quando ti "rimprovera" dall'alto della sua età e della sua esperienza?
Metti caso che questi perbenisti siano una fetta grossa di coloro che hanno scritto le regole sociali, famigliari, amichevoli e chi più ne ha più ne metta?
Ripercorri quegli anni addietro dove tutto sembrava perso con tuo padre, dove non avete mai recuperato nulla, dove lui se n'è andato e tu sei rimasto con le lacune mai colmate e la rabbia in corpo con cui gli hai sconvolto il viaggio verso l'aldilà.
Ripercorri i tempi in cui con chi ti ha generato dal suo ventre ti dicevi le peggio cose, frutto di regole mai lette, mai considerate, mai ... mai trasmesse a lei quand'era stata figlia.
Quindi fra te e lei andava come andava e tu sei cresciuto lo stesso imparando a cavartela, imparando da solo a gestirti le frustazioni, il non sentirti mai all'altezza, criticandoti tu per prima come manco il diavolo farebbe...
E ricordi dei racconti degli amici che tanto meglio non stavano da figli.
Ora che siete adulti, con la vostra famiglia i vostri figli... quando ci riparli di queste cose, tutti convenite sullo stesso punto: devi diventarci genitore per capire, devi passarci per sapere davvero se era giusto tu rimproverassi qualcosa ai tuoi.
Ma anche quando sarai genitore tieni a mente che non potrai metterti mai nei panni di un altro genitore con suo figlio.
Quindi tutto il resto è aria...compresi i falsi o veri perbenisti-moralisti!
15 giugno, 2012
Un pizzico di...
Per l'appuntamento con la rubrica "Un pizzico di..."
stavolta sarò io, Stefylù, a prendere il turno sui tasti e sceglierò di parlare delle meraviglie della natura.
Uno dei simboli più ricorrenti nelle culture del mondo è quello dell’Albero della Vita.
Esso rappresenta cose diverse e varie in diverse culture:
è la soglia tra vita e morte in Egitto,
garantisce
l’immortalità ogni 3.000 anni in Cina,
connette i vivi con il
mondo sotterraneo dei morti e con le stelle per le popolazioni dell' America Centrale.

L’albero che vedete qui sopra è una vecchissima acacia, definito l' Albero della vita e ritenuto il famoso albero del bene e del male che viene citato nella Bibbia.
Gli autoctoni gli attribuiscono altri poteri spirituali ed esercitano i loro riti religiosi sotto i suoi rami.
Per arrivare a quest'acacia bisogna conquistarsi ogni kilometro, fino a raggiungerla sperduta com'è in mezzo al deserto a sud-est del Bahrein, a circa 2 km dal Djebel Dukhan ossia la Montagna del Fumo.
La leggenda vuole che si tratti dell'unica testimonianza del mitico giardino dell'Eden!
E' nato a migliaia e migliaia di chilometri da qualsiasi altro organismo vegetale o fonte d’acqua e resta un mistero come riesca a procurarsi l'acqua con cui sopravvive maestoso.
Chi sa cos'è il rispetto tocca le sue foglie ed esprime un desiderio.
Gli stupidi incidono dei graffiti sul tronco e altri strappano i rami per portarseli via come portafortuna.
22 maggio, 2012
IL TERRAZZINO DEI GERANI TIMIDI di A. Marchesini
Descrizione :
Per la bambina che attraversa le pagine del racconto, come per ogni bambino, le esperienze sono tutte prime volte, che si tratti di avvertire il frullo d'ali di una farfalla che trema dentro le sue dita e poi ruzzola a terra senza vita, oppure del timore permanente che anche la mamma farà come quella farfalla. La vita scoppia dentro la sua minuscola esistenza, la vita sì ma anche la morte, tuttavia le cose, le voci, le impressioni e le vite degli altri non si possono sentire nel tramestio quotidiano che scorre col tempo dell'orologio. La bambina che abita "II terrazzino dei gerani timidi" scopre piano piano che può ascoltarle nel silenzio immenso in cui annega quell'angolo di casa che si affaccia sui tetti, il luogo solitario che col tempo diventerà la sua stanza tutta per sé. Là dentro le sarà possibile riconoscere le invisibilità che corrono sotto la crosta del mondo e avvertire il turbamento che suscita in lei l'offerta della vita. Proprio quella bimba, cui la mamma ha insegnato a camminare sul dolore, in silenzio assisterà alla nascita del sogno e ancora per lei, seduta là dove solo regnano silenzio e piccioni, finalmente emergeranno, vita della vita, la poesia, gli scrittori, la letteratura e le parole dei libri, la scoperta che le vite sbucciate e naufragate, che nella realtà non fanno che nascondersi, che cessare di amare, invece nel sofisticato rammendo che l'arte è in grado di ricamarvi intorno, possono diventare esistenze immortali.
La mia opinione:
Sono stata fan della Anna Marchesini da ragazzina come comica. In tv mi manca lei come tutto il trio e il loro tipo di comicità. Resto una sua fan e il suo primo romanzo mi ha piacevolmente sorpresa.
Confesso che lo avevo adocchiato in libreria, ma tornata a casa mi sono andata a leggere qualche recensione in internet, perché titubante sull'acquisto.
Dapprima ho letto di qualcuno che riteneva ci fosse un linguaggio troppo ricco che così appensativa il racconto, ma poi altri parlavano di uno stile poetico nella scrittura dell'autrice e quindi io che amo scrivere poesie lo avrei compreso benissimo. Ed infatti non l'ho trovato pesante in nessun punto, secondo me è semplicemente adatto a chi sa avere anche una visione diversa del modo di raccontare le cose.
L'ho acquistato in libreria come edizioni Bur rizzoli a 9,90 e una volta iniziata la lettura la prima cosa che ho pensato è stata che c'è davvero tanto di poetico nel suo modo di scrivere.
La seconda è stata che, nonostante la differenza di età, ho sentito mio questo racconto e mi rivedevo pagina per pagina in molti stralci, anche perché pure io ero solita da bimba starmene solitaria a ciondolare con le gambe fra le sbarre della ringhiera di uno dei balconi di casa.
E una volta iniziata la comprensione di tanti aspetti della vita, ne avevo presto sperimentato le difficoltà, il bello ma anche il dolore e il farsi carico di situazioni troppo grandi per spalle tanto piccine.
E una volta iniziata la comprensione di tanti aspetti della vita, ne avevo presto sperimentato le difficoltà, il bello ma anche il dolore e il farsi carico di situazioni troppo grandi per spalle tanto piccine.
In molti punti sembrava che stessi leggendo ricordi della mia infanzia come se stessi vedendo vecchie foto, di quelle ingiallite e consumate sui bordi, tanto lo sfogliarle e rimaneggiarle.
Riporto delle righe di qualche passo che è piaciuto particolarmente.
pag.96: Accanto all'uscita della stazione, notai un uomo appoggiato al muro poco distante dell'aiuola di gerani e ciclamini dove cortese e instancabile lo zampillio di una fontanella canterellava vivace dentro una conchiglia di pietra grigia.
pag.114: Il sogno allora risplendeva simile ad una pietra adamantina con la quale confrontare ogni scaglia di esistenza, che non prendevo per buona così com'era, ceduta dall'usato della convenzione.
pag.232: Ecco- mi dissi- questo preciso attimo è gioia. Il silenzio là fuori era così dolce che mi pareva di sentirne il canto; da qualche parte avevo letto che tutto è armonia se solo riusciamo a sentirla, così rimasi in ascolto ed ebbi cura di muovermi, senza spostarlo. Il Silenzio.
Iscriviti a:
Post (Atom)
