27 febbraio, 2014

LE CINQUE FERITE E COME GUARIRLE di Lise Bourbeau





Le Cinque Ferite e Come Guarirle, molto concreto come i precedenti, ci dimostra come tutti i problemi di ordine fisico, emotivo o mentale derivino da queste ferite, e ci dimostra la via per guarirle. Grazie alla descrizione delle maschere che tutti abbiamo sviluppato per non vederle e non sentirle, e soprattutto per non conoscerle, riuscirete a identificare la vera causa di un disturbo preciso, per esempio l’estrema magrezza o l’obesità, oppure di certi problemi ricorrenti che rispuntano appena vi sembra di averli risolti.
Rifiuto, abbandono, ingiustizia, umiliazione e tradimento, sono le 5 ferite che ci impediscono di essere ciò che siamo davvero, sono i cinque principali condizionamenti della nostra esistenza.

 
 
Preciso subito che è un libro guida, una guida per il nostro universo interiore e per il nostro karma.
E' una chiave per l'anima, se si desidera varcare questa misteriosa soglia che a volte tanto spaventa, ma in realtà attende solo il nostro arrivo.
Ho avuto il piacere di leggere molti libri di questo genere, ma solo pochi sono riusciti veramente ad essere utili. Questo rientra nella categoria.
L'autrice spiega tutto in modo molto chiaro, approfondito e spesso ripetitivo, ma necessario per  memorizzare i concetti fondamentali.
Ogni ferita viene trattata singolarmente e dettagliatamente. Alcune non susciteranno grandi emozioni, altre invece ne creeranno una valanga. Quelle saranno le vostre.
Parlo al plurale perché, come la stessa autrice ripete, spesso è più d'una che ci trasciniamo dentro... e fuori. E che ci tramandiamo "geneticamente".
Ed esternamente le camuffiamo con maschere inconsapevoli che diventano parte di noi, ma che in realtà, per quanto ci siano state utili, abbiamo bisogno di tolgierle.
Tutti indossiamo queste maschere inconsapevoli. E queste maschere hanno delle "controindicazioni" che si rivelano "fisicamente".
Una volta trovate le nostre ferite e riconosciute le nostre maschere, sarà comunque interessante impararle tutte e 5, per meglio comprendere anche gli altri, dopo aver compreso noi stessi.
Perché, come l'autrice afferma, non esistono persone cattive, ma persone che soffrono.
Un concetto forte che non riesco ad approvare del tutto, ma che, dopo aver letto il libro, diventa sicuramente molto più chiaro.
Un libro da leggere e rileggere e che fa bene all'anima.
 
Buona lettura.
 
by Lisa
 


 

20 febbraio, 2014

ANCHE LE MAMME BEVONO CAFFE' - R. M. LATAGLIATA e K. MERCENARI

Patrizia, Emma, Olimpia, Consuelo, Liliana e Sara sono delle giovani donne, accomunate dall'essere mamme, che si incontrano quotidianamente al bar dopo aver lasciato i bimbi all'asilo o a scuola.
Tra i loro racconti troviamo quella che tradisce, quella tradita, storie gay, un morto addirittura! Protagonisti sono, ovviamente, anche i mariti e compagni del gruppo e un'opportunista che abita vicino al bar, tale Giusy. Non voglio dirvi altro per stuzzicare la vostra curiosità.

E' un denso mix di storie nonostante la brevità del romanzo. Direi che si tratta di una lettura piacevole nonostante la serietà e la drammaticità di alcune storie, alla fine sembra esserci comunque la speranza e resta un sorriso.

Nonostante il titolo, non si tratta di un libro specifico per mamme ma, di sicuro, destinato ad un pubblico femminile. Ogni donna potrà ritrovarsi in uno o più aspetti delle protagoniste.

16 febbraio, 2014

Un pizzico di...Steven Vromann


Per la rubrica "Un pizzico di..."
    In un appartamento di Bruxelles vive un uomo che, dopo lunghi anni di lavoro presso un’organizzazione ambientalista a tentare di convincere gli altri a vivere risparmiando energia, con poche risorse e producendo meno rifiuti, ha deciso di essere in grado di vedere fino a dov'era possibile applicare i principi che difendeva.



Il suo nome è Steven Vromann, laureato in studi sociali, quarantottenne, divorziato con una figlia di 13anni e un  figlio di 10anni  che alternano le settimane da passare coi genitori ed è un esempio di come con un po' di buona volontà si può scegliere di  condurre una vita senza sprecare, si può contribuire a prolungare la vita a questa Terra e alle prossime generazioni.
Ovviamente ha iniziato a escludere l'acquisto di ogni bene superfluo, con le spese limitate ai beni di prima necessità, come vitto e abbigliamento (di seconda mano naturalmente).  

Nel suo libro "Low impact man" di cui si può scaricare qualcosa in pdf http://lowimpactman.files.wordpress.com/2011/03/lowimpactman10def.pdf
assicura che ci vogliono solo 3 settimane per abituarsi a questo nuovo stile di vita dopo di che tutto diventa automatico. 
Con gli accorgimenti che già in tantissimi conosciamo, ha ridotto le sue bollette di gas e luce da 800euro a 350. E il consumo dell'acqua è passato da 120litri a 15.
Accorgimenti del tipo rivestire di legno il pavimento, tornare ad usare la saponetta invece che sapone liquido per lavarsi e utilizzare l'acqua piovana per tutto,riservandosi quella potabile solo per berla e cucinare,eliminare durante gli acquisti qualsiasi cibo in imballaggi, entrare a far parte dei food team(quelli che da noi si chiamano Gas,gruppi di acquisto solidale) ossia famiglie che comprano da produttori locali.

Non ha rivoluzionato il suo stile di vita voltando le spalle alla civiltà e alla società ma è rimasto dov'era cercando solo di vivere meglio con poco.
Per far funzionare il computer pedala la energy bike, un' invenzione concepita da un suo amico, che genera energia durante la pedalata, ma che permette anche di pedalare 30 minuti per far funzionare il computer per il doppio del tempo. 
“E così faccio funzionare anche la radio”, spiega, mentre pedala per navigare in internet.Mentre per la musica usa un mp3 a manovella
Si è concesso solo le scarpe per il jogging che pratica regolarmente e cartucce per la stampante, per le quali non ha potuto trovare un’alternativa.E l'unico rifiuto che ha avuto è stato verso la dismissione della carta igienica.

In fondo lui voleva dimostrare e dimostrarsi la possibilità e i limiti nel ridurre al minimo l’impatto diretto e indiretto sull’ambiente della sua esistenza. Ridurre l’impatto, sì, ma eliminarlo completamente “è impossibile”.
Come fa con i figli, rifiuta di tentare di convincere chiunque: “obbligare le persone a fare qualcosa non funziona, spero solo che le persone riflettano su quello che facciano, pensino e possano cambiare alcuni comportamenti.

 

Abbiamo tanto da imparare da persone come lui, non siete d'accordo???

12 febbraio, 2014

THE RETURNED - JASON MOTT


Qualcosa di strano sta accadendo in tutto il mondo, i morti o almeno alcuni, sembrano tornare in vita in perfetta forma nonostante la loro dipartita eventualmente tragica. Vengono chiamati Redivivi e si cerca, in principio, di indirizzarli verso il proprio Paese e i loro cari, se ancora in vita.
Il fenomeno, però, inizia a sfuggire di mano e così i vari stati cercano di contenere tale inspiegabile fenomeno requisendo intere città o navi per stiparvi questi esseri.

Non si tratta dell'ennesimo libro a tema zombie, il fantasy, in questo caso, sta nel fatto che si suppone si possa tornare indietro dalla morte, l'unica cosa a cui sembra non ci sia rimedio. I Redivivi sembrano umani in tutto, mangiano (tanto), dormono (poco) e sembrano provare emozioni e sentimenti, così come erano stati. Si può quindi aprire le braccia e il cuore per riaccoglierli o sono solo delle copie sbiadite dei cari perduti?

Su questo si interrogano i parenti dei Redivivi ed in particolare Harold e Lucille, i protagonisti di questa storia, che si vedono recapitare il figlio di 8 anni, Jacob, scomparso oltre 50 anni prima.
I due potrebbero essere come minimo i nonni del bambino ma, alla sua presenza riescono a rammentare cosa sia essere genitori visto che Jacob era il loro unico figlio.

La concentrazione di persone in condizioni precarie prima o poi genera ribellione, come la storia ci ha spesso insegnato ed è questo che accade ad Arcadia, la città di Harold e Lucille.

Riusciranno Veri Vivi e Redivivi a convivere? Lascio a voi scoprirlo.



08 febbraio, 2014

IO SONO MALALA - Malala Yousafzai con Christina Lamb


Chi non conosce la giovane Malala? Era nota per il suo attivismo in favore delle ragazze e dell'istruzione, poi è balzata alle cronache per l'attentato subito ed infine, come candidata al Premio Nobel per la letteratura con questo libro.

Adoro le storie vere, sebbene dure, aiutano a comprendere tante realtà, spesso lontane sia geograficamente che idealmente da noi.

Il libro inizia con l'episodio tristemente noto in cui Malala subisce l'attentato, per fortuna fallito, alla sua vita. Si prosegue, poi, con una narrazione dell'infanzia della giovane protagonista e diverse digressioni circa la storia e la cultura del suo Paese, il Pakistan.

Malala ci fa conoscere oltre a se stessa, la sua famiglia, le sue amiche e la sua amata valle dello Swat.

Quando ritorna al suo ferimento, con i dettagli del prima, durante e dopo, la storia di Malala è così vivida che mi sono commossa più volte nel leggerla.

Una testimonianza importante di chi ha sofferto molto sotto il regime dei talebani e non si è arreso alla loro "legge".

Con l'istituzione del Malala Fund, la giovane Malala continua la sua battaglia per l'istruzione anche dall'Inghilterra, dove attualmente risiede con la famiglia.

05 febbraio, 2014

CUPCAKES A COLAZIONE - NORA ROBERTS

Summer è una pasticcera anglo-francese rinomata in più continenti e così Blake, erede di una catena di alberghi in tutti gli USA, decide di ingaggiarla per risistemare la cucina dell'albergo di Filadelfia. Summer è abituata alla sua libertà e non vuole restare ancorata in un posto per un lungo anno ma Blake, con uno stratagemma, riuscirà a sfidarla e convincerla a firmare il contratto.

Tra i due l'attrazione è palpabile, Blake è abituato ad avere tutte le donne che vuole ma Summer è diversa, lei si mantiene sulle sue e non crede nelle relazioni a lungo termine visti anche i rapporti dei suoi genitori. Come si metterà tra i due? Lascio a voi scoprirlo.

Quando la storia sembra risolversi per il meglio per Summer e Blake, mancano ancora molte pagine e così ho temuto stravolgimenti assurdi ed invece, circa a metà del romanzo, comincia un secondo episodio.

Nella seconda parte il protagonista è sempre uno chef, questa volta, però, si tratta di Carlo Franconi, amico della scuola di cucina di Summer e ormai noto anche come autore di libri gastronomici.

Juliet è l'addetta alla promozione dell'ultimo libro di Carlo per la sua casa editrice, giovane ed appassionata sogna un'agenzia tutta sua di pubbliche relazioni.
Carlo, da buon italiano, è uno sciupafemmine, le conquista con un piatto di spaghetti in cucina ed ottiene poi successo anche in camera da letto.

Anche tra loro c'è un'alchimia evidente ma, tra la fama di Carlo e la professionalità quasi esasperante di Juliet, le cose non saranno di certo facili. Sarà amore?

In questo caso sono gli uomini a sfoderare un sano romanticismo oltre a dimostrare la loro passione, le donne sono ritrose, appaiono fredde ma di fatto sono solo molto razionali ed impaurite.

Una lettura leggera e piacevole, nessun finale eclatante ma di certo rosa e felice.

03 febbraio, 2014

LA STRADA VERSO CASA di Fabio Volo




Trama:

Marco non ha mai scelto, perché ha paura che una scelta escluda tutte le altre. Non ha mai dato retta a nessuno, solo a se stesso. Sembra dire a tutti: amatemi pure, ma tenetevi lontani. Andrea, suo fratello maggiore, ha deciso da subito come doveva essere la sua vita, ha sempre fatto le cose come andavano fatte. È sposato con Daniela, una donna sobria ed elegante. Insieme avrebbero potuto essere perfetti. Marco invece ha molte donne, e Isabella. Lei è stata la sua prima fidanzata. Con lei ha passato quelle notti di magia in cui la bellezza dilata il tempo e la felicità strappa le promesse. Ma neanche con lei è mai riuscito a decidersi, a capire che la libertà non è per forza mancanza di responsabilità. E così continua a vivere in folle, senza mai mettere una marcia, fare una scelta. Se non che a volte la vita che hai sempre tenuto sotto controllo inizia a cadere a pezzi. Il nuovo romanzo di Fabio Volo racconta la storia di due fratelli che gli eventi costringono ad avvicinarsi, a capirsi di nuovo. E di un inconfessabile segreto di famiglia che li segue come un fantasma.

Questo è il primo libro di Fabio Volo che ho letto e, malgrado non possa dire che mi sia piaciuto particolarmente, ne riconosco i punti di forza.
Lo stile è semplice e scorrevole e il tema trattato non prevede una trama complessa, tutti fattori che determinano, a mio parere, il successo di Volo come autore.
Un libro quindi "semplice" ed anche commovente.
Due uomini così diversi da chiedersi com'è possibile che siano fratelli, per poi scoprire che sono complementari.
Perché le differenze possono creare distanze o incastri perfetti. Sta a noi decidere come viverle.
Due generazioni messe a confronto in cui la più vecchia sembra portare segni di un successo incomprensibile e forse irraggiungibile per i più giovani.
Qui risalta invece un eterno duello tra poche (ma valide) pretese ed eterna insoddisfazione.
Due storie che si intrecciano, incastrano e attorno a cui ruotano altre storie, forse non protagoniste, ma basilari per comprendere e sviluppare i personaggi.
Personaggi comuni, lontano dagli schemi dei protagonisti da romanzo che fanno sognare, ma che sono lo specchio dell'uomo reale, posti in uno scenario senza tanti fronzoli.
"Oggi la promessa, così come gli oggetti, è meno eterna, tutto deve essere consumato e non conservato, se una cosa non funziona la si butta e se ne prende un'altra. Quella del padre, invece, era una generazione in grado di riparare ciò che si guastava."

Buona lettura.

by Lisa




01 febbraio, 2014

KINTSUGI: quando riparare diventa impreziosire.






È un’arte giapponese, popolo orientale che, a mio avviso, ben rappresenta la saggezza e l’efficienza.
Un oggetto rotto, anche se lo incolli pezzo per pezzo, perde valore ed anche bellezza. Perché le crepe si vedono e si vorrebbe nasconderle. Si vorrebbe forse cancellarle, ma non si può.
Ecco che il kintsugi risolve il dilemma. Non nascondere né cancellare le crepe, ma evidenziarle, metterle in risalto e non con una comune colla, bensì “saldarle” con metalli preziosi, quali oro e argento.
Ne esce fuori qualcosa di diverso, più prezioso e soprattutto unico. Qualcosa che, soprattutto, non è stato incollato, ma saldato. Quindi reso più resistente.
L’oggetto non va più gettato via, né nascosto. È da esporre.

Ho già sentito rapportare l’arte del kintsugi alla capacità di riparare i rapporti umani, invece che oggetti.
Sarà che lungo il mio percorso ne ho visti frantumare di rapporti e qualcuno ne ho frantumato anche io, ma in questo periodo me ne sento letteralmente circondata. Circondata dai cocci di rapporti umani, gettati via o lasciati cadere come oggetti che ti scivolano di mano. E resti lì a guardarli, a tentare di raccoglierli, pensando a come ripararli, ma ben sapendo che niente tornerà più come prima.
Il kintsugi usa metalli preziosi per riparare ed evidenziare le crepe, farne arte. Come ci si può riuscire con i rapporti? Quale materiale può “saldare” ed impreziosire un rapporto ormai fatto a pezzi?

Forse l’accettazione e la consapevolezza possono saldare ed impreziosire. Rendersi conto che ciò che è rotto lo sarà sempre e che non serve tentare di nascondere per poi fingere che mai sia accaduto.
Una crepa è una crepa. La puoi incollare, ma sarà sempre visibile e allo stesso tempo in quel punto più fragile. Basterà poco per staccare di nuovo quei cocci.
Ciò che invece può saldare è l’accettazione di ciò che ormai è stato frantumato. Accettare ciò che è accaduto.
Impreziosire invece con la consapevolezza che da quel momento in poi niente sarà più come prima, ma diverso. E, se ne vale la pena, se i “cocci” ci sono tutti, si può farne un punto di forza, un nuovo punto di partenza.
Non nascondere quindi il punto di rottura, non tentare di cancellarlo, ma tenerlo ben presente per creare un nuovo rapporto. L’importante è che si ricordi che, per quanto i cocci da incollare siano gli stessi, ciò che ne verrà fuori sarà un qualcosa di diverso che mostrerà le cicatrici con orgoglio, perché saranno prove di vita affrontate di cui esser fieri e non vergognarsi.
Tra il saldare e l'impreziosire c'è poi l'impegno e la passione di chi si dedica all'opera di riparazione. Senza impegno e passione, si può riuscire comunque, ma difficilmente ne verrà fuori un capolavoro.

Mi piacerebbe tanto che il kintsugi, quest’arte orientale, si diffondesse come pratica nei rapporti umani. Rapporti che, ormai, è diventato fin troppo facile gettare via come oggetti rotti.
Tuttavia una parte di me, forse quella più occidentale, si rende anche conto che spesso un oggetto o rapporto rotto non vale la pena ripararlo. Troppi cocci in frantumi, troppi pezzi taglienti, troppo impegno solo da una parte e poco o niente dall’altra. 
Perché se al kintsugi ci si può dedicare da soli, nel riparare i rapporti umani bisogna invece impegnarsi da ambo le parti.
Esistono inoltre rapporti che meritano altre possibilità ed altri che invece è giusto troncare.
E allora, che  accettazione e consapevolezza sia anche in questo caso.
Lasciamo andar via per sempre i rapporti che non possono essere riparati, liberiamoci del vecchio per far spazio al nuovo che, se non erro, è invece uno dei principi del feng shui. Sempre saggezza orientale... 


By Lisa 
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