27 ottobre, 2015

TRENT'ANNI E LI DIMOSTRO - AMABILE GIUSTI


 Protagonista di questo romanzo è Carlotta, una quasi 30enne senza lavoro e senza uno straccio d'uomo che per questo viene continuamente vessata dai familiari. I suoi genitori sono ormai divorziati, lei assomiglia a suo padre, minuto e gentile, mentre sua sorella ha preso dalla loro madre, una donna vulcanica e spesso inopportuna.

La vita di Carlotta sembra all'inizio di una svolta quando riesce ad ottenere un lavoro in una emittente televisiva locale, peccato che sul fronte amoroso sia tutto un disastro. Carlotta, infatti, è ormai cotta da mesi del suo coinquilino Luca, un figo che però usa le donne come fazzoletti e rifugge dall'idea della monogamia e dall'amore.

Riuscirà Carlotta ad arrivare ai 30 anni senza troppi guai e magari non più da zitella? Lascio a voi scoprire il se e il come.

Titolo e copertina mi hanno spinta a leggere il romanzo senza aver nemmeno dato un'occhiata alla trama, lo avevo da un po' e il pensiero ci andava spesso, finalmente era arrivato il suo momento.

Devo dire che all'inizio Luca, per quanto accattivante, mi stava parecchio antipatico a dir poco... almeno nel corso della storia viene fuori il suo lato umano!

Per Carlotta, invece, ho provato da subito simpatia, abbiamo alcune caratteristiche in comune anche se avrei voluto scrollarla per aprirle gli occhi su varie cose. Capisco il suo stato d'animo perché i parenti ammorbano anche me con il fatto di essere single, avere figli prima che sia tardi ecc, tutto il mondo è paese!

Una lettura scorrevole, letto letteralmente tutto d'un fiato nel corso di un pomeriggio perché la curiosità era troppa e speravo per Carlotta, proiettandomi nella sua storia per certi versi.

Il linguaggio dell'autrice è simpatico, spesso irriverente e riporta alla realtà del nostro quotidiano rendendo la storia più vicina ai lettori.

Avevo bisogno di distrazione e positività e questo romanzo, nonostante le varie vicissitudini dei protagonisti, me li ha trasmessi, non avrei potuto chiedere di meglio.

23 ottobre, 2015

ESTINZIONE di James Rollins


1832. Affascinato da una misteriosa rotta segnata su una mappa antichissima, Charles Darwin decide di spingere il Beagle sempre più a Sud, fino a lambire i ghiacci dell'Antartide. Ma ciò che vedrà lo convincerà a bruciare il resoconto di quella spedizione e a distruggere ogni prova dell'esistenza di un luogo maledetto. California, oggi. "Uccideteci tutti". È questa l'agghiacciante richiesta che arriva da un laboratorio militare segreto. E infatti, quando la squadra di soccorso arriva sul posto, è ormai troppo tardi per intervenire. Perché nel raggio di cinque chilometri intorno al sito, ogni forma di vita ha cessato di esistere. Washington, oggi. Un gruppo di uomini armati irrompe nella sede della DARPA ed elimina l'unico biotecnologo in grado di dare un senso ai dati sconcertanti raccolti nella zona del disastro. A Gray Pierce rimane quindi solo una possibilità: rivolgersi ad Alex Harrington, un controverso scienziato di fama mondiale che, negli ultimi tempi, aveva intrattenuto una fitta corrispondenza col direttore del centro californiano. Harrington è disposto a collaborare, però a condizione che Gray lo raggiunga nella sua stazione di ricerca in Antartide. L'agente della Sigma è troppo esperto per non sospettare che si tratti di una trappola, ma deve correre il rischio, se vuole salvare l'umanità dall'estinzione...



ESTINZIONE di James Rollins

Ebbene sì, per la decima avventura dedicata alla Sigma Force, Rollins scomoda proprio Charles Darwin, le sue teorie e particolari riguardanti la sua vita. E dopo il salto nel passato, snoda una storia che attraverso il presente sembra proiettarci in un futuro lontanissimo e che invece, come spiegherà l’autore stesso nelle note finali, è già qui.

Ed è forse questo a rendere ancora più inquietante l’argomento trattato, ovvero il bioterrorismo.

Tra tutti i romanzi della serie, questo sembra essere il più catastrofico, come lascia presagire il titolo stesso e spiega chiaramente ad ogni lettore argomenti ostici quali il DNA e le sperimentazioni di tipo biologico realmente in atto per rendere le specie viventi più resistenti.

Perché, come Darwin insegna, non è la specie più forte a sopravvivere, ma la specie che meglio si adatta.

Il tutto senza annoiare il lettore che da una spiegazione scientifica si ritroverà nel bel mezzo di avventure mozzafiato da una pagina all’altra, nel tipico stile “mai troppo tranquillo” di Rollins.

Per gli accaniti fans delle sue avventure sarà  inoltre facile associare alcune parti di questo libro ad un’altra sua opera (Amazzonia) e riconoscere personaggi di altre avventure.

Buona lettura

By Lisa


01 ottobre, 2015

Expo...



E siamo arrivati all’ultimo mese della tanto parlata, discussa, visitata, esposizione universale.
Expo Milano 2015. Ci siete stati? Io ad agosto con la mia famiglia.
Al primo impatto, il primo aggettivo che viene in mente per descriverla è; bella. Enorme, padiglioni spettacolari, ottima organizzazione e pulizia, ma era tutto veramente necessario?
L’Expo mi è piaciuta, tra code e caldo terribile, mangiando in piedi tra un espositore e l’altro, siamo riusciti a visitare 16 padiglioni in 12 ore. Davvero belli, scenografici, firmati da grandi architetti ma, il tema di questo grande evento, “Nutrire il pianeta” l’ho visto in pochissimi espositori.
Nutrire il pianeta. Viviamo in un mondo dove c’è gente che, nel terzo millennio, ancora muore di fame, e poi ti imbatti nel padiglione dell’Angola, il primo che abbiamo visitato. Grande, bellissimo dentro e fuori, sarà costato milioni, e poi ti chiedi se, uno stato dell’Africa, continente dove il tasso di bambini che muore di fame è ancora troppo elevato, non poteva spendere tutti quei soldi per aiutare il suo popolo.
Se in una parte di questo nostro strano mondo c’è gente che non ha cibo e a volte neanche l’acqua, in altre parti il cibo si butta. 
Il padiglione USA, immenso, con originali orti verticali e dentro, il nulla. A parte alcuni video di Obama e consorte che parlano e spiegano, non c’è niente, ma, al piano terra, c’è un filmato diviso per stanze, dove, la popolazione americana, che ha il più alto tasso di persone obese e in sovrappeso, ci spiega l’importanza del cibo…
Oltre ai padiglioni con i propri bar ristoranti, ci sono anche molti altri chioschi per mangiare e gustare i sapori del mondo. Noi, non essendo carnivori, non siamo andati ad assaggiare hamburger di zebra o coccodrillo, siamo rimasti sul classico, ma all’expo si trova di tutto, una bella occasione, per chi come me, non ama viaggiare e certi luoghi e pietanze li vedrà solo in fotografia, ma evidentemente, ingozzarsi al McDonald, per molti è stato più interessante.
Belli i Cluster, piccoli espositori, per chi non si poteva permettere di più, ma che, divisi per paesi, seguono un tema. Cluster del riso, del cacao, delle spezie e dei cereali.
Davvero bello anche il simbolo di questa esposizione universale, l’albero della vita, ma in questo caso sono di parte, poiché è nato nella mia Valle e uno degli ingegneri è un mio compaesano.
Ormai l’Expo sta finendo, ancora trenta giorni e calerà il sipario. Non aiuterà certo a “Nutrire il pianeta” e sicuramente, ha nutrito i portafogli di qualcuno, ma merita di essere visitata, almeno una volta.


 Stefy



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