29 luglio, 2013

IL PROFUMO DEL SUD di Linda Bertasi






Luglio 1858. Un piroscafo prende il largo dal porto di Genova verso il Nuovo Mondo. Sul ponte, Anita vede la terraferma allontanarsi e, con essa, tutto il suo passato: una famiglia alla quale credeva di appartenere, i suoi affetti, una scomoda verità. A condividere il viaggio con lei, la matura Margherita e il suo protetto, il seducente Justin Henderson. Giunti in America, Margherita convince Anita ad essere sua ospite per qualche tempo, nella sua dimora a Montgomery. La ragazza accetta, sicura di dover ripartire al più presto. A farle cambiare idea saranno le bianche colline del Sud e un tormentato amore più forte delle sue paure.
All’orizzonte, l’ombra oscura della guerra civile.
Linda Bertasi scrive un romanzo che dell’Ottocento ha il sapore, un romanzo nel quale la Storia non è semplice sfondo ma protagonista attiva della vicenda. Narrativamente impeccabile, emotivamente travolgente, Il profumo del sud è una storia di passione: quella per la terra alla quale sentiamo di appartenere e quella per la persona che siamo destinati ad amare.


Al contrario dei romanzi storici che sono in genere un po’ troppo lunghi, Il profumo del Sud è un romanzo sintetico che fa scorrere gli anni e gli avvenimenti in modo semplice, senza perdersi in descrizioni infinite. Poche frasi che “fotografano” gli scenari. Anche la narrazione storica degli eventi del tempo è ben strutturata attraverso dialoghi e lettere.

Forse un po’ troppo rapidi il succedersi di alcuni avvenimenti sia dei protagonisti che dei non-protagonisti, ma di sicuro questo permette di leggerlo ad un ritmo  veloce, di seguire le vicende dei personaggi, di “affezionarsi” a loro e magari anche di fare il tifo per un pretendente o un altro in un romanzo in cui la descrizione di due uomini richiama l’immagine dell’uomo d’altri tempi  e anche l’uomo dei sogni.

Ho trovato molto interessante il modo in cui la protagonista si lega ai personaggi che incontra, scoprendo di volta in volta di averne idealizzati troppi e non compresi a fondo altri. Qualcosa che accade ad ognuno di noi e che solo il tempo e l’esperienza possono rivelarci, indipendentemente dall’epoca.

Buona lettura.

By Lisa

15 luglio, 2013

UN PIZZICO DI... ESOTERISMO nelle case partenopee.

 
 

Rieccoci al  consueto appuntamento con la nostra rubrica e questa volta tocca a me, Lisa che, da napoletana DOC, ho scelto un argomento molto noto alla mia città. 

La tradizione popolare a Napoli è ricca di figure e leggende esoteriche, due delle quali sono strettamente legate alle case, soprattutto quelle antiche.

 

Le due figure sono ‘o Munaciello e ‘a Bella Mbriana.

La Bella Mbriana è anche una rivisitazione della dea romana Vesta, protettrice del focolare domestico.

Il suo nome, Mbriana, pare derivi da Meridiana ovvero dall’ombra generata dalla meridiana. Un’ombra sotto cui trovare rifugio e protezione. E’ considerata lo spirito benevolo delle case.

Secondo la tradizione antica, ogni casa avrebbe una Bella ‘Mbriana, motivo per cui bisogna simbolicamente sempre lasciare una sedia libera, laddove ella possa sedersi. E’ inoltre usanza non dover mai pronunciare in casa il desiderio di cambiare appartamento, per non offenderla. Perché lei è onnipresente  e sente tutto. E addirittura se si cambia casa, prima di andarsene e chiudere la porta bisogna dire la frase propiziatoria: “Bella ‘Mbriana vieni con me.”  Alcuni racconti antichi narrano di segnali particolari che lo spirito lasciava nelle case. A seconda della stranezza di quel segnale, poteva esserci un pericolo. Famoso il racconto di una giovane coppia che viveva in una casa sui quartieri Spagnoli, che raccontava del risveglio nella notte provocato dal pianto del loro neonato. La culla si rivelò vuota e il bambino era adagiato in un cassetto di un mobile, aperto. La coppia comprese la stranezza dell’evento e, preso il bambino, scappò in strada pochi minuti prima che la parte di edificio dove abitavano crollasse.

Di contro, non manca lo spiritello cattivo o dispettoso, ‘o Munaciello.

Si racconta che fosse un bambino nato illegittimo e deforme, adottato dalle monache di un convento che cucirono per lui un saio con cappuccio per nasconderne la deformità. Quando il bambino usciva, la gente lo riconosceva e lo soprannominò Munaciello (ovvero piccolo monaco). Il bambino pare fosse molto vivace, ma accadevano anche cose insolite in sua presenza per cui gli furono attribuiti strani poteri. Morì precocemente, ma secondo la tradizione popolare, continua a girare per le strade sotterranee di Napoli fino a giungere nelle case, in forma di spirito dispettoso e anche porcello. E se lo si lascia fare e non si divulga il suo passaggio, pare che lasci dei piccoli doni. Si racconta ad esempio di soldi trovati sul tavolo la mattina al risveglio. Notizia che si doveva evitare di diffondere finché lo spiritello dispettoso passava di lì, altrimenti sarebbe o scomparso senza più lasciare doni o avrebbe aumentato le dosi dei dispetti creando scompiglio. I dispetti più leggeri e quindi sopportabili, pare fossero rumori nella notte, in genere provenienti da zone comuni come la cucina e soffiare nelle orecchie di chi dorme per farlo destare. Se poi nella casa risiedeva una bella donna, non era raro che si sentisse palpare. Particolare non trascurabile, la presenza è percepibile da tutti, per i motivi su spiegati, ma solo in pochi possono “vederlo”: ovvero coloro che, durante la cerimonia del Battesimo,  hanno avuto una madrina o un padrino che non ha pronunciato per intero la formula di rito.

Che sia realtà o semplice superstizione, le due leggende conservano ancora oggi un discreto fascino.

 

By Lisa

 
 

09 luglio, 2013

GIVEAWAY: la vincitrice è...

 
Eccoci pronte a svelare il nome della fortunata vincitrice.
Siamo state in cinque a votare, Lisa, Stefylu, Fenix, Stefania ed io, Stefy.
A maggioranza, ha vinto la "magica estate" di:

SOGNATRICE DI BORDO!
 
Complimenti!!! Contattaci qui:
Grazie a tutte per aver participato, alla prossima!!!

01 luglio, 2013

Gli esami non finiscono mai


Si dice che gli esami non finiscano mai ed è una metafora della vita, non si tratta solo di esami scolastici o medici  ma di lezioni di vita che a volte portano con sé una certa dose di patimento.

Gli esami di terza media ormai sono finiti, quest’anno ho seguito un ragazzino molto teso, erano i suoi primi esami visto che quelli di quinta elementare sono stati aboliti qualche anno fa ma, via via è entrato nell’ingranaggio per fortuna, assimilando e smaltendo giorno dopo giorno la tensione.

Anni fa questo era il primo giorno di libertà dal liceo dopo cinque lunghi anni, i maturandi di quest’anno sono a metà strada, tra chi ormai è libero, chi deve ancora sostenere gli orali e chi già pensa, forse, alle prove di ingresso per la facoltà che ha scelto.
Io stessa ho un esame domani, uno dei tanti, solito grado di tensione ma essendo scritto di certo meno di un vis a vis.

Ma cosa si prova in attesa di una TAC o una RMN? Penso anche in quei casi ci sia una certa dose di tensione, è inevitabile a volte.
Gli esami rappresentano sempre una svolta, avere il diploma, poter guidare, essere sani, avere mali oscuri, aspettare un figlio, ottenere il posto di lavoro desiderato, entrare nella facoltà scelta oppure essere rimandati, dover cambiare strada, dover cercare una soluzione al problema di fatto irrisolto e tornare quindi a fare esami come in un circolo vizioso.

Ricordo i miei vari esami, scolastici, medici, della vita e con le gioie e i dolori restano inevitabilmente impressi in noi, non trovate?

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