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10 marzo, 2017

IL DIRITTO DI CONTARE


Katherine, Dorothy e Mary sono tre matematiche che lavorano nella NASA, non è cosa da poco visto che vivono nell'America degli anni '60, quando vigeva ancora la segregazione razziale.

Katherine non ha rivali con i numeri, è vedova ed ha tre figlie. La sua routine verrà sconvolta da un nuovo incarico nel team che si occupa di mandare gli astronauti nello spazio.

Mary è intraprendente ed accetta la sfida di un collega di diventare ingegnere, i calcoli non le bastano più. Riuscirà a farlo, lei donna e di colore?

Dorothy, infine, svolge un lavoro da responsabile senza esserlo e senza prenderne i meriti. 

Con l'avvento dei computer, servirà ancora fare calcoli? 

Vedete il film per scoprire come andrà per tutte loro e non solo.

Basato sul libro "Hidden Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race" che racconta la vera storia di Katherine Johnson, matematica che contribuì al programma dedicato ai lanci spaziali della NASA.

Il titolo è un po' un gioco di parole visto quello che le protagoniste fanno come lavoro all'atto pratico e quello che hanno rappresentato poi per tutti, donne ed afroamericani in particolare.

Visto nel giorno della "festa della donna" e non poteva che esserci giorno migliore e più significativo per l'uscita di questo film.

Un invito a tutte le donne a credere in se stesse, nelle proprie capacità, nei propri sogni e a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà, sociali e lavorative, che ci sono sempre state e purtroppo continuano spesso ad esserci.

Già si sa che le storie vere mi appassionano, poi le protagoniste essendo donne, laureate in materie scientifiche come me, anche se afroamericane negli anni '60 le ho sentite molto vicine. 

Un paio di ore che scorrono veloci e sembrano non bastare, una storia davvero toccante, ricca di speranza ed ottimismo, fa bene al cuore ed alla mente.

08 febbraio, 2017

LA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE


Siamo durante la seconda guerra mondiale, l'attacco a Pearl Harbor ha spinto numerosi giovani americani ad arruolarsi per servire la patria. 
Il tranquillo Desmond Doss ha aspirazioni da medico e vorrebbe servire il proprio Paese portando conforto ai feriti, si arruola solo con questo obiettivo, infatti.
Desmond è un obiettore di coscienza, rifiuta la violenza e crede profondamente nella propria religione, uccidere è sbagliato e così non vuole nemmeno entrare in contatto con le armi. Ciò porta inevitabilmente a scontri durante il proprio addestramento, le sue convinzioni sono così profonde che non ci sta a farsi riformare e rischia tutto in nome delle proprie idee.

Superato questo scoglio, a suo rischio e pericolo, Desmond viene spedito in Giappone con gli altri, lì la situazione appare da subito drammatica ed al primo assalto le perdite umane sono immani, il suo comandante decide per la ritirata ma Desmond non si arrende e, da solo, continuando a rischiare la propria vita, riesce a mettere in salvo numerosi feriti.

Questa vicenda ha dell'incredibile, eppure si basa su una storia vera, davvero impressionante!

Alla fine, le apparenze finiscono sempre con l'ingannare e così un ragazzo mingherlino additato come codardo, si rivela essere un grande eroe. Desmond Doss, infatti, è stato il primo obiettore di coscienza insignito di una medaglia al valore.

Una storia dura ma anche dolce che mette in evidenza l'orrore della guerra, quella che è stata e purtroppo ancora è. Se tutti la pensassero come Desmond, sicuramente vivremmo in un mondo migliore!

Il film è candidato a vari premi e spero ne vinca diversi perché, secondo me, merita. Bravo il protagonista, Andrew Garfield, credibilissimo nel suo ruolo.

05 maggio, 2012

IL SILENZIO DELL'INNOCENZA - SOMALY MAM

Una storia che non è bella e intensa perchè ben romanzata ma è toccante perchè vera.
Si tratta infatti della storia ricostruita a posteriori di Somaly, da piccola orfana cresciuta un pò per caso tra i vicini e poi venduta come schiavetta ad un uomo maturo che identificava come "nonno" ma che alla fine l'ha solo sfruttata come meglio poteva per lavoro e per pagare debiti vendendola a sua volta. Una storia infelice, fatta di brutture, violenze e tanto male che almeno per Somaly ha un "lieto" fine poichè è riuscita ad uscire dalla prostituzione a cui era stata costretta, a conoscere un buon uomo, avere una famiglia, istrursi e fare qualcosa di costruttivo della propria vita.
Nonostante la voglia di dimenticare il passato, Somaly è rimasta nei luoghi della sua sofferenza per aiutare giovani donne e bambine che come lei sono state vendute e trattate come merci, senza rispetto ne dignità. Ha fondato, infatti, l'AFESIP che aiuta ragazze e bambine ad uscire dalla prostituzione, formarsi, curarsi e cercare di rifarsi una vita.
E' abominevole ciò che fanno a donne e bambini in paesi come Cambogia, Vietnam, Tailandia e limitrofi, una vergogna per il genere umano sulla quale non si può transigere ne chiudere gli occhi fingendo che non esista. Anzi, una storia che serve ad informare e scuotere le coscienze perchè non si tratta solo di donazioni e beneficenza ma di umanità e di fare qualcosa di moralmente necessario.
E' il modo per Somaly di raccontare una volta e per tutte la sua storia che l'accumuna a tante giovani donne e bimbe di quei paesi, per sputare il veleno di quel serpente che l'ha morsa così tante volte ed evitare di ricostruire il tutto, ogni volta, su insistenza dei giornalisti che a volte lucrano anche sulle disagrazie altrui.
Mi ha fatta pensare di essere fortunata ad essere come sono e dove sono perchè nonostante i problemi quotidiani, la crisi che ogni giorno ci martella nelle orecchie anche grazie alla tv ci sono al mondo delle realtà che superano la nostra immaginazione e che fanno letteralmente rabbrividire.
Una testimonianza per non sottovalutare la tratta di schiave, il commercio-turismo sessuale ed il degrado che imperano in tali posti e che spesso non sono così lontani da noi e dalla nostra realtà quotidiana.
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