28 dicembre, 2016

MISS PEREGRINE - LA CASA DEI RAGAZZI SPECIALI

 
 
 
 
 
Trama:
 
Tratto dal bestseller di Ransom Riggs, Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali (al cinema dal 15 dicembre) parla dell’avventura di Jake (Asa Butterfield), un adolescente che pensa di essere insignificante, uno “che non lascia traccia”. Alla morte improvvisa e misteriosa del nonno (Terence Stamp), e sotto suggerimento di una psicologa, visita insieme a suo padre l’isola britannica in cui abitavano i bambini speciali, da sempre nelle storie di suo nonno. Senza rendersene conto si ritrova in un altro tempo, ovvero nel 1943, durante i bombardamenti della II Guerra Mondiale. Lì conoscerà i ragazzi speciali di Miss Peregrine (Eva Green), che vivono isolati per difendersi dalla cattiveria del mondo e dei “Vacui”.
 
Storia fantastica che tra effetti speciali notevoli, affronta argomenti importanti quali la diversità e la paura.
 
Sensi di inadeguatezza, sentirsi insignificanti e mostri che prendono vita dentro e fuori di noi, sono problemi ormai comuni nella società attuale e vengono evidenziati in questo film in modo efficace.
E se si affronta la paura, il mostro più forte,  non può non vincere il coraggio, come in ogni favola che si rispetti. E perché no? Anche nella realtà di tutti i giorni.
Perché il messaggio più importante di tutto il film è forse proprio che è il coraggio a renderci davvero speciali.
 
Un bel film da vedere, tuttavia la mia sensazione è che non sia particolarmente adatto ad un pubblico molto giovane, perché la trama è abbastanza complessa, a tratti un po' lenta, anche se molto bella e ben rappresentata.
 
 
Buona visione
 
 by Lisa
 

05 dicembre, 2016

LABIRINTO D'OSSA di James Rollins

 
 
 
 
Trama:
Roma, 1669.
Un soldato s'inchina al ospetto di padre Athanasius Kircher, uno dei più autorevoli sapienti del mondo. Gli consegna una mappa, una scheggia d'osso e un messaggio. Poi si suicida. Perché nessuno possa estorcergli con l'inganno o la tortura il suo terribile segreto.
 Croazia, oggi.
Quando la paleoantropologa Lena Crandall s'inoltra in un complesso di grotte appena riportate alla luce da un terremoto, capisce di essere di fronte a una scoperta eccezionale: alcune elaboratissime pitture rupestri che raffigurano uomini e animali minacciati da enormi sagome inquietanti. Chi - o cosa - sono quelle figure? Prima di riuscire a porsi altre domande, però, un nuovo sisma fa tremare la terra, imprigionando lei e il suo gruppo nell'oscurità.
 Parigi, oggi.
 A Gray Pierce non capita spesso di potersi prendere una vacanza. E infatti viene subito richiamato in servizio dalla Sigma Force per soccorrere il team della dottoressa Crandall. Ma quella missione di salvataggio si trasformerà ben presto in una sfida mortale contro un nemico sfuggente e antichissimo, che rischia di essere oltre le sue possibilità. Perché se Gray non riuscirà a fermare quella forza distruttrice, la vita sulla Terra potrebbe cambiare per sempre. O finire nel silenzio...    
 
Su James Rollins e sui suoi libri ho scritto tanto. Cosa aggiungere di più?
In questa nuova avventura della Sigma, come sempre crea un cocktail di materie, dalla storia alla scienza passando inevitabilmente dalla fantascienza e dalla religione, impossibile da non leggere tutto d'un fiato.
I protagonisti dei suoi libri, in particolare quelli della serie della Sigma, diventano sempre più quasi una parte essenziale per spiegare in modo semplice studi e teorie che, se da un lato possono lasciare senza parole, dall'altro porta ogni lettore a valutare una ricerca della verità che sembra essere da sempre davanti ai nostri occhi distratti.
Quindi, se volete sapere di più di misteri storici, dell'origine ed evoluzione della vita, della Luna, di Atlantide e dei numeri primi, non perdetevi questo romanzo che promette non solo di stupire, ma anche di non annoiare mai il lettore.
E come sempre, alla fine, Rollins spiega con cura dove finisce la realtà e dove inizia l'immaginazione.
 
Buona lettura
 
by Lisa
 
 


01 dicembre, 2016

GENERAZIONI DI ISOLATI


 

Li vedi avanzare senza esitazione, come pronti a sfondare un muro. Poco importa se il muro sei tu che arrivi in direzione contraria. Loro non ti guardano. Non possono più farlo.

Li vedi seduti ed in piedi nei mezzi pubblici. Anche quando sono affollati, loro stanno rintanati nel loro piccolo spazio, senza lamentarsi, scomporsi. Il loro gesto è continuo. Non importa dove e quando. L’importante è ripeterlo. Non possono smettere di farlo. Non ci riescono.

Li vedi fermi in attesa, con il senso del tempo che sfugge loro via. Non guardano più l’orologio sul polso per sapere che ora è. Guardano via internet un’ora che non ha più lo stesso senso dello scandire il tempo. Forse non sanno neanche più cosa sia un time out.

Li vedi muovere le dita in un movimento continuo. Forse giocano, forse navigano in rete, forse sono su qualche network. Ogni loro azione viene compiuta con le dita. Anche un dialogo perde l’uso della parola e predilige la scrittura digitale. Si stanno lasciando portar via la voglia di parlare. Non sanno opporsi. Tra un po’ non sapranno neanche più cosa significhi realmente “opporre resistenza” e dire un “no!”.

Li vedi sedersi a tavola con il loro piccolo mondo frutto del progresso. A stento si accorgono di cosa mangiano. La loro attenzione è completamente catturata altrove, in un mondo in cui tutto è facile, basta scaricare un’app. Forse anche per riattivare il senso del gusto necessitano di un’applicazione… ehm… chiedo venia, di un’app.

Li vedi sempre più assenti. Per trovarli devi cercarli in un mondo virtuale, dove il senso del reale diventa sempre meno rilevante. Anche la loro personalità diventa virtuale. Un giorno li si potranno spegnere ed accendere come un tablet. A comando. E chi premerà quel tasto sarà fiero del lavoro compiuto, perché saprà di esser riuscito a creare una generazione di automi incapaci di relazionarsi, opporsi, protestare, scegliere, cercare, scoprire e, soprattutto, essere veramente se stessi.

Una generazione di isolati, resi inabili a vivere la vita, quella reale, dove quando cammini guardi dove metti i piedi, le vetrine, i volti delle persone, ascolti le parole, i toni, decidi da solo ciò che ti piace o meno e se dire sì o no.

Una vita dove la lamentela per qualcosa che non va si trasforma in protesta e poi in conquista.

Una vita dove osservi le lancette dell’orologio che scandiscono un ritmo, il ritmo del proprio tempo.

Una vita dove chi vuole detenere il controllo trova fiera resistenza e fa abbassare la testa a chi vuole dirci come vivere.

Una vita che ha gusto e ne riesci a sentire gli infiniti sapori, dal dolce all’amaro.

Una vita in cui scopri ciò che si sta perdendo: la meraviglia di staccarsi da una “macchina” per avere a che fare con persone vere, reali, che si possono toccare e guardare negli occhi.

Forse un giorno qualcuno di loro leggerà qualcosa di simile dal proprio dispositivo chiedendosi se esiste davvero questa vita reale. Forse quel giorno… li vedrai finalmente alzare la testa e guardare il mondo con lo stupore di un bambino.

Buone feste a tutti

By Lisa

 


16 ottobre, 2016

INFERNO (film) di Ron Howard


Ammetto di non aver ancora letto il libro, è lì in attesa, nell’infinita lista di libri che aspettano di essere letti. A differenza de; “Il codice da Vinci” e “Angeli e Demoni”, sono andata a vedere il film con solo una vaga idea di cosa avrei visto.
Il film inizia con il nostro famoso professore Robert Langdon, esperto in simbologia, in ospedale con un trauma cranico e con un amnesia temporanea. Con l’aiuto della dottoressa Sienna Brooks, ritroverà i ricordi e aiuterà a svelare un nuovo mistero, questa volta nascosto nell’opera più famosa di Dante. In una lotta contro il tempo, cercherà di fermare un’epidemia, un virus letale capace di decimare la popolazione mondiale. 
Tratto dall’omonimo best seller di Dan Brown, Inferno è girato in gran parte in Italia tra Firenze e Venezia. Tra codici e messaggi nascosti, spie, assassini, fughe inverosimili e corse a rotta di collo tra le vie di due splendide città, il tutto si svolge nell’arco di un giorno.
Il film, in generale, mi è piaciuto, ritmo molto più veloce rispetto ai precedenti film e davvero belle le riprese aeree sulle nostre città.
Non mi è piaciuto il finale rocambolesco, le classiche lotte all'ultimo minuto e non ho apprezzato alcuni luoghi comuni sugli italiani o le tipiche frasi “siamo in Italia”, come se in America fossero tutti santi e perfetti…

Stefy

05 ottobre, 2016

HARRY POTTER E LA MALEDIZIONE DELL'EREDE di J.K. Rowling

di; Rowling J. K.; Tiffany John; Thorne Jack
pag  368

È sempre stato difficile essere Harry Potter e non è molto più facile ora che è un impiegato del Ministero della Magia oberato di lavoro, marito e padre di tre figli in età scolare. Mentre Harry Potter fa i conti con un passato che si rifiuta di rimanere tale, il secondogenito Albus deve lottare con il peso dell'eredità famigliare che non ha mai voluto. Il passato e il presente si fondono minacciosamente e padre e figlio apprendono una scomoda verità: talvolta l'oscurità proviene da luoghi inaspettati. 

 ***

Dopo nove anni dall’ultimo libro della serie fantasy più famosa del mondo, torniamo a Hogwarts.
Per prima cosa, dopo aver letto in giro per il web, molti commenti di lettori delusi, voglio dire che questo libro NON è un romanzo. Harry Potter e la maledizione dell’erede è un’opera teatrale, il libro è la sceneggiatura. C’è scritto anche sulla copertina, quindi basta lamentele, in molti hanno comprato il libro pensando di leggere un romanzo, invece ci sono solo i dialoghi. Anch’io all’inizio non ero entusiasta né convinta da questo libro diviso in atti e in tempi ma la storia mi è piaciuta.


La storia inizia al binario 9 e ¾, diciannove anni dopo la sconfitta di Voldemort, dove ritroviamo Harry, Ron, Hermione e Ginny ormai adulti e genitori che accompagno i figli a prendere il treno in partenza per Hogwarts.
Harry ormai trentasettenne, è un funzionario del ministero, Hermione è diventata primo ministro, Ron gestisce un negozio di scherzi e Ginny è una giornalista sportiva, ma il protagonista di questa storia è Albus, il secondo figlio di Harry, che già durante il primo giorno di scuola, capiamo che è l’esatto opposto del suo genitore famoso. Tra un salto nel tempo all’altro, passiamo dal primo anno scolastico di Albus, fino al quarto. Il ragazzo sempre in conflitto con il padre, a scuola trova un grande amico in Scorpius, figlio di Draco (Malfoy, nemico di Harry in tutti i sette libri) anche quest’ultimo, per niente simile al padre, aiuterà Albus a “ritornare sulla retta via”.
Quello che non mi è piaciuto in questo libro sono i nomi di alcuni personaggi, come nella nuova edizione della serie di Harry Potter, sono stati usati i nomi originali, quando per sette libri (e otto film) eravamo abituati, ad esempio, alla professoressa McGranit e non McGonagall…
Libro divorato in un pomeriggio piovoso, spero che un giorno, la Rowling, trasformi questa ottava storia in un romanzo.

Stefy

22 settembre, 2016

NON AVEVO CAPITO NIENTE di Diego De silva







Trama:

Vincenzo Malinconico è un avvocato napoletano che finge di lavorare per riempire le sue giornate. Divide con altri finti-occupati come lui uno studio arredato con mobili Ikea, chiamati affettuosamente per nome, come fossero persone di famiglia. È stato appena lasciato dalla moglie, ma cerca con ogni mezzo di mantenere un legame con lei e i due figli adolescenti. Un giorno viene improvvisamente nominato difensore d'ufficio di un becchino di camorra detto "Mimmo 'o burzone" e, arrugginito com'è, deve ripassarsi il Bignami di diritto. Ma ce la fa, e questo è solo il primo dei piccoli miracoli che gli capitano. Il secondo si chiama Alessandra: la pm più bella del tribunale, che si innamora di lui e prende a riempirgli la vita e il frigorifero. E intanto Vincenzo riflette sull'amore, la vita, la delinquenza, la musica: su tutto quello che attraversa la sua esistenza e la sua memoria, di deriva in deriva.
 
Immaginate uno sfigato.
No, non quelli che si comportano da sfigati, ma quelli che lo sono davvero, forse per scherzo del destino. Un "Paperino"  della vita reale.
Immaginate che alla sfiga questo sfigato non solo sorrida con sarcasmo, ma riesca anche a strapparle tanti di quei sorrisi, da renderla più clemente.
Immaginate un modo di vivere la vita che riesca a renderla divertente anche quando non lo è.
Immaginate la lamentela che diventa ironia, sarcasmo e soprattutto azione e reazione, invece che autocommiserazione.
Aggiungeteci delle situazioni così paradossalmente assurde che riscontrarle nella vita reale vi sembrerà impossibile. Eppure accadono. Eccome se accadono...
E poi spolverate il tutto con una filosofia di vita "pratica".
Ecco a voi la ricetta ideale per leggere un libro tutto di un fiato, sorridere e "vivere" le scene come se foste voi i protagonisti.
Diego De Silva da vita  ad un personaggio di fantasia che non solo sarà impossibile non amare, ma sentirete reale più che mai.
Un motivo in più per leggere questo romanzo?
Pesco un paio di citazioni dell'avvocato Malinconico: "Dicono che la felicità si trova nelle piccole cose. Sapeste l'infelicità."
"Mi succede sempre così, a me, coi problemi. Da lontano, mi fanno fare un sacco di discorsi complicati. Quando poi ci vediamo, troviamo sempre il modo di metterci d'accordo."
Da non perdere anche il seguito: "Mia suocera beve" dove sarà possibile fare la conoscenza dell'ex suocera dell'avvocato Malinconico, quella che ognuno di noi vorrebbe avere.
 
Buona lettura
by Lisa


18 luglio, 2016

IL MARE NASCONDE LE STELLE - FRANCESCA BARRA


Sono molto sensibile alla diaspora dei migranti di questi ultimi tempi e soprattutto alla questione dei minori non accompagnati e dei bambini in genere che, per sfuggire dalla guerra e dalla miseria, intraprendono questi viaggi della speranza, a volte dai risvolti meramente tragici purtroppo.

Letta la trama, quindi, mi sono interessata subito a questo piccolo (solo per la lunghezza) romanzo che già solo a vedersi ha titolo e copertina molto evocativi.

E' la storia di Remon, quattordicenne egiziano, cristiano copto, che decide di partire alla volta dell'Italia per poter vivere liberamente e studiare senza essere continuo bersaglio di angherie perché non musulmano.

Remon decide autonomamente di scappare e per farlo trae persino in inganno i propri genitori perché ha bisogno di loro per pagarsi il viaggio ma sa che non lo lascerebbero mai andare se solo sapessero.

Dopo varie traversie, Remon riesce ad imbarcarsi ma il viaggio è una vera e propria odissea, non c'è granché cibo ne acqua, il sole brucia la pelle già irritata dal sole e la notte è fredda e spesso così buia da atterrire.

Per fortuna, la storia di Remon non si interrompe in mare e ricomincia in Italia, sognando Milano ovviamente si ritrova invece in Sicilia.

I primi tempi passano in un centro d'accoglienza per minori, la lontananza da casa si fa sentire e la solitudine per un ragazzino come Remon non può che essere devastante. Tra qualche chiamata a casa e l'ascolto di alcuni operatori, Remon inizia ad aprirsi ma il suo sogno è sempre quello di essere amato da una vera famiglia oltre che di diventare ingegnere. Quanto a questo suo sogno, Remon inizia gli studi in Italia e nonostante le difficoltà linguistiche si impegna per riuscire.

Una nuova casa, una nuova famiglia, una nuova lingua, una nuova cultura, nuove amicizie ed amori ma non è detto che il nuovo sia sempre meglio o spaventoso. 

Dei passi sono davvero emozionanti, Remon che ricorda gli episodi familiari e i suoi affetti fa davvero tenerezza. In fondo è solo un ragazzino e si trova catapultato in una situazione difficile, costretto ad una scelta estrema, specie per qualcuno della sua età.

Un libro che andrebbe letto soprattutto oggigiorno, dedicato ai ragazzini del nostro presente, insoddisfatti per questioni spesso ridicole. Remon ha fede e sogni costruttivi, ha rischiato la vita e rinunciato a tanto per essere libero di credere e studiare, a suo modo dovrebbe essere d'esempio.


20 maggio, 2016

CAPTAIN AMERICA - CIVIL WAR

Ho visto questo film un paio di settimane fa ma è ancora nelle sale per cui eccomi a parlarvene.

Sembra che il Soldato d'inverno ( Captain America 2) sia tornato, delle foto lo collocano sulla scena di alcuni misfatti e così inizia ad essere braccato. Captain America non crede a questa versione, vuole proteggere il suo amico ed intervenendo si oppone a degli accordi proposti a tutti gli Avengers. 

Si formano così due fazioni di eroi, da una parte chi appoggia il capitano e dall'altra i filo-governativi. Lo scontro è inevitabile e non sarà privo di conseguenze. 

Nuovi personaggi in questo film: l'ennesimo Spiderman che tutti conosciamo, Antman scoperto qualche giorno fa grazie ad un film precedente e la Pantera Nera che, a quanto pare, verrà sviluppato in un film successivo.

Sono mancati Thor e Hulk, due presenze non da poco, chissà che non li rivedremo successivamente.

Insomma, due ore e mezza che scorrono come niente, colpi di scena disseminati nel corso della storia. Per essere l'ennesimo film degli Avengers, non delude e Captain America è sempre fedele a se stesso, un mito!

01 aprile, 2016

IL TEMPO DEL TERRORE


Benché il terrorismo esista da tempi immemori, dall’11 settembre 2001 qualcosa nel mondo è cambiato. Forse il terrore stesso che ha steso la sua ombra allargandosi a dismisura sul pianeta.

Il motivo ufficiale è un Islam che vuole imporre la propria religione sul mondo intero, in particolare su noi “infedeli” occidentali.

Io non ci credo. Non si allevano bambini per farli diventare uomini bomba, per colpire a tradimento chi non se l’aspetta, in nome di Dio. Che Dio sarebbe?

Il mio profondo rispetto per ogni religione differente dalla mia, mi suggerisce di non prendere per buona questa versione. Chi inneggia alla distruzione non può farlo in nome di nessun Dio, quale sia il modo in cui lo chiama. Può farlo solo per desiderio di conquista e potere, due obiettivi non divini, ma umani e così effimeri che possono essere persi in breve tempo o anche in un istante.

Due mete talmente ambite che per averle e trattenerle il più possibile si farebbe di tutto, compreso il combattere in modo aperto, dichiarando una guerra, o in modo subdolo, con continui stratagemmi e attacchi improvvisi, non verso obiettivi strategici, ma verso vittime innocenti.

Perché diciamocela tutta: che sia guerra dichiarata o terrorismo, l’unico ideale che muove chi è disposto a ciò è la brama di potere. Il potere di prevalere sull’altro. Il potere di distruggere ciò che non si ha e che si vuole ad ogni costo.

Eppure, tra i due metodi discutibili, resta che la guerra dichiarata  consente di fare una scelta. La scelta di andarsene da quel luogo che sarà bombardato. La scelta di dirigersi verso terre che, seppur con diverse difficoltà, sono aperte all’accoglienza di chi scappa dai luoghi del terrore.

Il terrorismo no. Questa scelta non la concede. Agisce senza remore colpendo di proposito vittime innocenti che mai potrebbero difendersi. Agisce per seminare il terrore in un sistema che dicono di odiare e che tuttavia è lo stesso sistema che offre opportunità anche a loro e che vogliono conquistare per poi gestire a piacimento.

Ma del resto… come farebbero e controllare la loro stessa gente e il mondo se non con il terrore?

Questi terroristi che si professano islamici e che con le loro gesta offendono lo stesso Islam, hanno lo scopo di seminare il terrore per arrivare dove altri sono giunti: a comandare con un regime che sarebbe poi da dittatura. E per arrivare a ciò passano attraverso la strada, sempre subdola, dell’intolleranza. Perché il messaggio che danno al mondo è che tutto l’Islam è propenso al terrorismo e fa loro comodo che si guardi con sospetto e con odio verso la  propria gente.

La loro stessa gente che può essere nei posti dove decidono di colpire, decidendo di sacrificarli senza pietà. Perché così il terrore non si diffonde soltanto nell’occidente, ma affonda profondamente le radici laddove già c’è: i loro stessi popoli che hanno già sottomesso e che, sempre più di frequente, cercano un futuro diverso qui da noi.

Non li catalogherò né dell’ISIS né Talebani. Per me sono e resteranno solo terroristi vigliacchi. Perché colpire alle spalle persone innocenti è da vigliacchi. Ed ogni terrorista, quale sia la sua provenienza è un vigliacco!

Non accetterò quindi mai giustifiche ipocrite del tipo: loro ci restituiscono solo qualche bomba che l’occidente gli ha venduto. E ne ho sentite di frasi simili… “dalla nostra stessa gente”.

Non perché neghi questo passaggio (anche se non è solo l’occidente a detenere il primato del mercato di armi), ma per il semplice fatto che loro da sempre le acquistano. E’ una legge di mercato: la merce viene offerta  laddove c’è richiesta. Per quanto deplorevole, anche quello delle armi è un mercato e risponde a questa legge.

Loro le armi le comprano. I soldi per costruire case, scuole, ospedali e per sfamare il loro stesso popolo  non li hanno. I soldi per comprare armi di distruzione sì.

E con loro non mi riferisco agli islamici, ma ai terroristi che si definiscono islamici. Sia ben chiaro.

Dell’Islam invece vorrei riportare un articolo che, ritengo, parli da sé.

Buona lettura:

 


by Lisa

16 marzo, 2016

FOREVER YOUNG


Protagonisti di questa storia sono un gruppo di 50enni o giù di lì che non vuole arrendersi all'idea del mezzo secolo ed un over 65 che non si capacita dei propri limiti, coprotagonisti dei 20enni che instaurano rapporti improbabili con gente più matura.

Altro della trama non voglio dirvi perché la storia è da scoprire e, più che la trama, l'interesse è per i personaggi e ciascuno dei loro mondi.

Forse un paio di protagoniste femminili non erano di mio gusto ma alla fine calzavano bene nei panni dei loro personaggi. 

Il fatto che la violoncellista fosse vegana mi ha fatto sorridere visto che è così nella realtà e Brizzi di recente ci ha scritto su anche un libro, "Ho sposato una vegana" per l'appunto.

Teocoli mi ha stupito nella sua interpretazione non comica, davvero bravo!

Si ride, sorride ma si riflette anche, è il ritratto di chi non vuole fare i conti con il tempo che passa e di situazioni inerenti, nella realtà, ne vediamo tante.

Un film che mi aveva allettato già dal trailer e il fatto che fosse di Brizzi mi dava quasi la spinta a vederlo, le mie aspettative non sono state disilluse, lo consiglio!

03 marzo, 2016

ONDA SU ONDA


Su una nave merci in viaggio verso l'Uruguay si scontrano Ruggero (A. Gassman) , cuoco solitario e acculturato, e Gegè (R. Papaleo), ex gloria della musica che si sta recando in Sud America per un concerto. Il primo ha attraversato una crisi personale ed ha deciso di abbandonare tutto per vivere perennemente imbarcato mentre il secondo è in grave crisi economica e spera di risollevarsi un po' con questo concerto.

Peccato che a Gegè cali la voce per una brutta infiammazione alla gola, riuscirà Ruggero a fingersi il cantante per dargli una mano?

Altri protagonisti sono la giovane Gilda, che ufficialmente organizza il concerto ma ha altri fini, ed il comandante della nave, davvero simpatico.

La storia si svolge per lo più all'interno, tra la nave ed altri locali per cui dell'Uruguay si è visto ben poco.

Allucinante il personaggio che interpreta un noto presentatore Uruguaiano, sembra del tutto finto, dall'aspetto al tono di voce. Magari ne esiste anche uno così, chi lo sa.

Sono rimasta abbastanza neutrale rispetto a questo film, non è sgradevole ma nemmeno accattivante, diciamo che va bene sul divano di casa ma meno al cinema. Al primo giorno di programmazione nel multisala eravamo solo in otto e l'hanno tenuto solo una settimana per cui penso le adesioni non siano state numerose.

23 febbraio, 2016

PERFETTI SCONOSCIUTI



Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata ed una segreta. Un tempo quella segreta era ben protetta nell’archivio della nostra memoria, oggi nelle nostre sim. Cosa succederebbe se quella minuscola schedina si mettesse a parlare? Dopo Immaturi e Tutta colpa di Freud, Paolo Genovese dirige una brillante commedia sull’amicizia, sull’amore e sul tradimento, che porterà quattro coppie di amici a confrontarsi e a scoprire di essere “Perfetti sconosciuti”.


L’eccellenza dello stile cinematografico italiano si rispecchia totalmente in questo film, dove la scena è quasi sempre la stessa (il tutto si svolge durante una cena a casa di amici), ma i colpi di scena si susseguono incessanti. Dopo una partenza volutamente lenta per scandire i tempi di una noiosa routine, gli spettatori verranno tenuti per tutto il tempo sul filo del rasoio tra sconcerto e risate. Una commedia dai retroscena drammatici strutturata in modo tale da alternare picchi di tristezza a risate di cuore.

 Un gioco macabro, una sfida a guardare in faccia la realtà per sconvolgere una realtà apparentemente felice o tranquilla. Una sfida non facile da raccogliere e non solo per gli attori, ma soprattutto per gli spettatori che verranno bombardati per tutto il film da segnali di allarme più che evidenti.

Perché la recitazione, con questo film, porta in scena la realtà più vera, quella che in troppi non vogliono riconoscere. E non si limita solo alla coppia, ma si estende ad ogni tipo di rapporto umano.

Il gioco viene proposto da chi apparentemente non ha nulla da nascondere e durante il film si scoprirà invece che è solo la persona più sicura fra tutte di non essere scoperta.  Dubbi e incertezze vengono messi da parte da chi invece da nascondere ha tanto con la segreta speranza che tutto fili liscio.

Il finale, a sorpresa, invita a riflettere più del film stesso e lascia lo spettatore quasi confuso.

Ottima la sceneggiatura, bravissimo tutto il cast diretto da un’ineccepibile regia.

Da vedere assolutamente… ma con una buona dose di coraggio affinché la felicità, quella vera, possa essere invece reale e non costruita su castelli di carte pronti a crollare al primo soffio.

N.B : Il film mi ha stupita per il susseguirsi di colpi di scena, non certo per il tema trattato di cui sono consapevole, con grande serenità,  già da tempo. Tuttavia, per la prima volta dopo il film ho sentito il bisogno di guardare le facce degli spettatori e vi assicuro che su quelli in coppia era evidente l’amarezza e la tensione. Quindi, consiglio spassionato, se intendete continuare a vivere nel mondo delle favole, NON andate a vedere questo film.  ;-)

Buona visione

by Lisa

15 febbraio, 2016

LE BRAVE RAGAZZE VANNO IN PARADISO LE CATTIVE DAPPERTUTTO di Ute Ehrhardt

 
Le donne hanno le carte in regola. Sono attrezzate per raggiungere gli uomini in tutti i settori più importanti della vita e anche per conquistare una chiara superiorità. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre superare il muro di resistenze che frenano la loro energia: la paura dell'indipendenza, la paura dell'insuccesso, il peso della responsabilità, il timore di non essere più amate e l'eterna paura di essere sfruttate. Non esiste una formula indolore e anche le donne più sicure possono ricadere negli schemi tradizionali di sottomissione, dai quali liberarsi risulta poi molto difficile. In questo libro, Ute Ehrhardt, la psicologa tedesca che per prima ha affrontato il tema delle "cattive ragazze", propone una strada possibile. Un percorso doloroso, certo, ma necessario, costellato di esempi e testimonianze, per conquistare una profonda consapevolezza di sé, del proprio valore e delle proprie aspirazioni. Soltanto attraverso un'attenta analisi dei perché educativi e sociali, che hanno condizionato e condizionano le donne, è possibile interrompere il circolo vizioso che le porta ancora oggi ad assumere ruoli di secondo piano nel lavoro o nelle relazioni. Soltanto smettendo di essere "brave ragazze" si può diventare donne vere, vincenti.
 
La psicologa Ute spiega in modo lineare perché le brave ragazze si stampano sul volto il sorriso rassegnato e triste tipico di Monna Lisa e si ammalano anche più facilmente.
Retaggi culturali tramandati di generazione in generazione che prevedono un modello di donna servile, sottomessa, docile, obbediente ed arrendevole risultano piuttosto difficili da estirpare. Le stesse fiabe impongono modelli standard fin da piccole, iniziando un lento e progressivo addestramento a diventare una “brava ragazza”. L’esempio più eclatante quello di Cenerentola dove si vuol far intendere che chi come lei fa la “brava ragazza” anche con le sorellastre e la matrigna cattiva prima o poi verrà premiata dalla vita e troverà il principe azzurro. Si distoglie così l’attenzione dal punto chiave e ovvero che il vero ribaltamento della storia avviene quando Cenerentola disobbedisce alla matrigna e partecipa comunque al ballo.
Il libro mostra dettagliatamente come riconoscere le varie trappole della “brava ragazza”. Quello della Monna Lisa è una delle più insidiose. Di seguito mostrerà come evitarle, fino a renderle innocue.
A tratti ho trovato il metodo alquanto “duro”, poco incline alla via di mezzo, al compromesso. Ma alla fine del libro ho compreso il perché è necessario esserlo.
Perché trasformarsi in una cattiva ragazza non vuol dire essere veramente cattive, come la società vorrebbe far credere, ma semplicemente essere sicure di sé, indipendenti e pronte a combattere  per la propria felicità. Il che non escluderà a priori la felicità altrui. E se qualcuno preferisce la loro infelicità per aumentare la propria, allora saprannno prendere le dovute distanze, perché lo scopo è comprendere che è preferibile "separarsi dagli altri, piuttosto che da loro stesse".
Buona lettura
By Lisa.

14 febbraio, 2016

ZOOLANDER 2





La categoria è quella dei film comico-demenziale, dove l’eccesso diventa appunto palese demenza.
Ed è proprio in questo genere di film che viene fuori la vera bravura degli attori, perché, a discapito di un giudizio che può peccare (in apparenza) di superficialità, non è facile interpretare parti simili. Non è da tutti. Solo i migliori possono riuscirci. Grande merito quindi a Ben Stiller e Owen Wilson che, con la loro interpretazione, danno vita ad una  magistrale“caricatura visiva”.
Facciamo quindi un breve passo indietro. La caricatura è l’esagerazione voluta dei difetti per renderli ben visibili a tutti, anche a chi non sa osservare.
Ed ecco che con questo genere, nato nel disegno e trasportato, già da tempo, nel mondo cinematografico, Stiller applica il sistema della caricatura per mostrare al pubblico il lato più “assurdo” di un mondo che invece appare perfetto e di esempio al punto che tutti vorrebbero seguirlo: la moda.
Grande promotore di questo mondo ovviamente è il cattivo di turno. Impersonato, appunto, da un pagliaccio. Perché la moda, si sa, non è sinonimo di buon gusto. L’importante è semplicemente sorprendere, colpire. Appparire.
Ed il mondo platinato a cui popoli e generazioni guardano quasi sbavando altro non è che un palcoscenico di imposizioni e pregiudizi che dilagano e si applicano più delle leggi stesse.
Quindi si arriva al tema chiave: un ragazzino ciccione in questo mondo che suscita orrore e raccapriccio.
Peccato però che tra tutti, in quel mondo così platinato e tendente ad una perfezione assolutamente apparente, sia uno dei pochi veramente  in grado di usare la testa. Particolare che passerà quasi inosservato anche allo spettatore. Perché qui, volutamente, la caricatura perde potenza. Diventa realtà.
L’altro  intelligente è proprio il pagliaccio cattivo. Nonché furbo perché sfrutta il desiderio di apparire  non solo per manipolare, ma anche per prendere in giro i più grandi nomi della moda che, con grande autoironia, prendono parte a questa messinscena dissacrante proprio per il loro mondo. Grandi guest star anche in Zoolander 2: dal nostro Valentino a Tommy Hilfiger fino a Sting, solo per citarne qualcuno.
E qui mi fermo per non rivelare il finale e non rovinare il divertimento e la “morale della favola”.
Abbastanza lento il primo tempo, grande ripresa e finalmente qualche risata nel secondo.
Va visto non per morire dal ridere, ma per i molteplici messaggi che contiene e che, spero, ogni spettatore potrà ricevere.
Buona visione
By Lisa
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