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13 ottobre, 2017

ARTE CHE CURA



Si è svolta stamane 13 0ttobre, presso il complesso monumentale di San Domenico Maggiore, la conferenza sulla teatroterapia e videodramma,  strumenti di "cura" in ambito psicosociale.
 
La tecnica è stata egregiamente illustrata  dai Prof. Massimo Doriani, Gianluca Ficca, Giuseppe Mastrocinque e Marcello Cotugno, non solo a parole,  ma anche attraverso cortometraggi, frutto di un lavoro accurato, teso non tanto a mettere in scena una trama ben precisa, quanto a trasmettere emozioni allo stato puro.
 
Quanto segue, sono le mie personali impressioni da semplice spettatrice, completamente estranea al corso e al mondo  del teatro, ma interessata a capire qualcosa di più sull'argomento.
 
La mia prima impressione è stata un forte coinvolgimento.
 
Ho percepito  le emozioni scaturenti dalle problematiche psicologiche trasmesse dagli attori, sentendomi quasi parte della psiche del personaggio interpretato, riuscendo persino a prevedere il decorso del cortometraggio.
 
Sicuramente più intensa la ricezione di emozioni a me fin troppo note, ma decisamente sorprendenti quelle che ho ricevuto da casi  a me totalmente estranei.
Situazioni che tendiamo in genere a isolare e a catalogare come estreme, pensando che facciano parte di un mondo a noi estraneo e incomprensibile.
E invece, con questa tecnica, si può imparare a comprenderli, senza giudizio.
 
Interessante la domanda con cui il Dott. Doriani ha aperto la conferenza: L'arte cura?
Un sì o un no, non può bastare come risposta, sicuramente più utile una full immersion nell'argomento.
Prendo in prestito le parole di Sheakspeare: "Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti"
 
Complimenti a tutto lo staff, soprattutto agli attori "emergenti".
 
by Annalisa Marino









04 ottobre, 2017

LE NOSTRE ANIME DI NOTTE di Kent Haruf





Trama:

È nella cittadina di Holt, Colorado, che un giorno Addie Moore rende una visita inaspettata al vicino di casa, Louis Waters. I due sono entrambi in là con gli anni, vedovi, e le loro giornate si sono svuotate di incombenze e occasioni. La proposta di Addie è scandalosa e diretta: vuoi passare le notti da me?
Inizia così una storia di intimità, amicizia e amore, fatta di racconti sussurrati alla luce delle stelle e piccoli gesti di premura. Ma la comunità di Holt non accetta la relazione di Addie e Louis, che considera inspiegabile, ribelle e spregiudicata. E i due protagonisti si trovano a dover scegliere tra la propria libertà e il rimpianto.


Dalle prime pagine è facilmente intuibile che i protagonisti non sono Addie e  Louis. L'indiscussa protagonista è la solitudine che trascina nel libro chiunque l'abbia mai provata.
 
 Un libro scritto in modo estremamente essenziale, senza fronzoli, assolutamente diretto nell'esporre dialoghi ed ambientazioni.
Una proposta "indecente" apre il libro.
(Nel film stavolta Robert Redoford la riceverà).
Due persone sole, estremamente sole, che hanno la stessa esigenza: riempire quel vuoto che crea intorno a loro la solitudine.
Una proposta con un intento diretto e preciso senza falsi corteggiamenti, senza la possibilità di creare illusioni.
 
Il risultato è sconcertante: ne nasce un rapporto con un'intimità profonda, forse proprio perché nato dalla verità nuda e cruda. Perché la verità rende liberi e, forse, anche meno soli.
La verità rende anche forti, al punto da passare senza remore al di sopra del giudizio (sempre pronto) delle persone che si fanno scudo con falsi ed inutili moralismi.
 
Un'intimità che può solo spaventare chi non ha avuto ancora il privilegio di provarla. E per paura si finisce con creare ostacoli a chi si  e ci ama di più. E chi più amiamo diventa il nemico, che combatte con l'unica arma possibile: il ricatto affettivo.
 
Ma l'intimità, quella vera, non conosce limiti e distanze...
 
Seppur scritto in modo veloce le dinamiche di coraggio, intimità e ricatto affettivo vengono esposte in maniera semplice e chiara.
 
“Cos’è che ci siamo detti? Che è impossibile aggiustare le vite degli altri, no? Non puoi aggiustare tutto, non ti pare? disse Louis.
"Ci proviamo sempre. Ma non ci riusciamo”.
 
Un libro che fa riflettere.
 
Buona lettura
 
by Lisa


03 luglio, 2017

NAPOLI INCONTRA IL MONDO



Alla mostra d'oltremare di Napoli, la città estende i suoi confini verso luoghi vicini e lontani e verso culture e sapori diversi.
L'ingresso da Piazzale Tecchio prevede un percorso già stabilito affinché sia proprio Napoli a dare il benvenuto ai visitatori per poter offrire un rapido viaggio dalla città all'Italia stessa e poi via, in una sorta di viaggio spaziotemporale, dove basta un passo o un padiglione diverso per ritrovarsi in un altro luogo del mondo.
Tra storia, danze, cabaret, attrazioni varie e sapori di ogni luogo, il divertimento è assicurato.
Varie possibilità di shopping, ristoranti etnici, lezioni di ballo e spettacoli con stuntman  si ripetono in più settori per consentire a tutti  i visitatori di passeggiare in assoluta libertà senza perdere nulla.
 
Attraverso la danza è facile partire da Napoli....

 
 
... e raggiungere luoghi da mille ed una notte.


 
E lo spettacolo degli stuntman fa vivere dal vivo (e qualche fortunato o coraggioso potrà anche parteciparvi) le emozionanti immagini di inseguimenti d'auto degne dei migliori films.
 
 
Questo e tanto altro vi aspetta a Napoli.
 
Buon divertimento by Lisa

 

28 marzo, 2017

LA BELLA E LA BESTIA






Trama:

Villeneuve è un paesino immerso nella provincia francese, dove la vita scorre lenta e monotona. Belle, figlia di Maurice, un eccentrico artista locale, sogna per sé una vita diversa e conta i giorni che la separano da una fantomatica avventura. Un giorno, dopo essere stato attaccato da un branco di lupi sulla strada del mercato, Maurice trova rifugio in un castello in rovina, non sapendo che quel luogo oscuro e misterioso è in realtà la dimora di una temibile Bestia. Il padrone del castello, su tutte le furie per l'intrusione, rinchiude il malcapitato in una torre gelida e Belle, preoccupata, si mette alla sua ricerca. L'unico modo per liberare il padre è prendere il suo posto: la ragazza finisce ospite forzato di quel luogo maledetto, dove gli abitanti hanno le sembianze di oggetti d'arredo parlanti e il loro padrone è un mostro sgarbato e senza cuore. Ma lei, che è di temperamento forte e coraggioso, non si piega agli ordini che le vengono impartiti e non perde occasione per farsi valere. Solo dopo una disavventura nei boschi e un salvataggio tempestivo, la diffidenza iniziale si dissolve e Belle scorge, sotto la spessa pelliccia e l'aspetto animale, il lato più gentile e generoso della Bestia, scopre di condividere con lui la passione per i libri e fra i due nasce una tenera amicizia. Il candelabro Lumière, l'orologio Tockins, la teiera mrs Brick e tutti gli altri, cominciano a sperare che Belle sia davvero quella giusta, la ragazza che con la forza del suo amore potrà spezzare l'incantesimo.



La storia resta invariata dall'originale film di animazione del 1991, ma si arricchisce di profondità nel descrivere tutti i personaggi.
I messaggi, di cui questa storia è particolarmente ricca, sono evidenziati al massimo.
La vera bellezza che va cercata dentro, la diversità che fa paura, l'importanza della lettura per una mente aperta e, più importante che mai, l'accettazione che passa sempre dalla conoscenza più profonda e che, immancabilmente, si trasforma in amore e predisposizione al cambiamento.
Perché la bestia, quella vera, non vive in un luogo lontano, inaccessibile e spettrale, ma è tra noi, in noi, celata da una parvenza di normalità che facilmente può trarre in inganno chiunque.
Gli effetti speciali non mancano e il musical risulta spettacolare anche per chi la favola l'ha già vista in altre versioni.

Assolutamente da vedere

by Lisa

14 marzo, 2017

GUARIRE D'AMORE di Irvin D. Yalom







Trama:


Un uomo che non riesce a controllare i suoi impulsi sessuali, una donna ossessionata da un amore divorante, uno scienziato che si convince di essere un impostore, una ragazza che rivela una insospettata doppia personalità, un uomo d’affari che non trova il coraggio di liberarsi di un mucchio di lettere ingiallite… Sono i protagonisti delle storie di psicoterapia in cui Irvin Yalom ha condensato le sue riflessioni sulle radici profonde del disagio esistenziale: pagine appassionate e brillanti, ricche di emozioni e di idee, sempre illuminate da una sorprendente sincerità. L’esperienza terapeutica vi appare come una specie di avventura e analista e paziente sono raffigurati come compagni di viaggio: la guarigione del paziente deve indurre il terapeuta a mettere in gioco tutte le sue carte senza barare. Il coinvolgente resoconto di questi incontri ci aiuta a riconoscere e a tenere a bada i nostri aspetti più oscuri: nell’intreccio di paure, ansie, solitudini e ossessioni è impossibile sentirsi solo un osservatore distaccato.
 
Non sempre i libri di psicologia risultano semplici da leggere. Questo libro invece lo è.
Le storie, ovviamente ispirate da storie vere, ma abilmente mascherate per tutelare la privacy dei suoi pazienti, si svolgono attraverso la descrizione dei vari colloqui. Sembra di assistere realmente ad ogni incontro e di sentire un po' proprio il disagio di ogni persona.
 
Il disagio esistenziale è ciò su cui si concentra Yalom. Qualcosa che può essere comune a tutti e non solo a chi ha subito traumi o avuto problemi. Esso risulta strettamente legato ai desideri impossibili da realizzare, come potrebbe esserlo ad esempio la vita eterna o l'eterna giovinezza, giusto per citarne un paio.
 
Il libro risulta essere un affascinante viaggio attraverso le tecniche psicologiche più tradizionali, dirette o indirette, ma tutte proiettate al benessere psicofisico del paziente.
Interessante la nota finale dell'autore aggiunta nelle ultime edizioni ben 25 anni dopo la stesura del libro dove sottolinea l'importanza evolutiva del cambiamento personale, non solo dei pazienti, ma anche il proprio.
Che sia questo il segreto della felicità?
 
Buona lettura
 
by Lisa
 

06 marzo, 2017

LOGAN - THE WOLVERINE

 
 
Trama:
In LOGAN, Hugh Jackman riprende il suo iconico ruolo di Wolverine per un'ultima volta in una storia a se stante, potentemente drammatica, cruda, di sacrificio e redenzione. Siamo nel 2029. I mutanti sono spariti, o quasi. Un Logan isolato e scoraggiato sta affogando le sue giornate in un nascondiglio in un remoto angolo del confine con il Messico, racimolando qualche dollaro come autista a pagamento. I suoi compagni d'esilio sono l'emarginato Calibano e un Professor X ormai malato, la cui mente prodigiosa è afflitta da crisi epilettiche sempre peggiori. Ma i tentativi di Logan di nascondersi dal mondo e dalla sua eredità finiscono bruscamente quando una misteriosa donna arriva con una pressante richiesta: Logan deve scortare una straordinaria ragazzina e portarla al sicuro. Presto Logan dovrà sfoderare gli artigli per affrontare forze oscure e nemici emersi dal suo passato in una missione di vita o di morte che porterà il vecchio guerriero su un sentiero dove compirà il suo destino.
 
 

Neanche la bravura di Hugh Jackman riesce a dare punteggio alla saga finale dedicata al supereroe Wolverine.

Se uscita di scena deve essere, tanto vale farla alla maniera di Marvel che mai annoia.
Invece, la regia e la sceneggiatura hanno complottato egregiamente per distruggere un mito.

Il film è stato un agonizzante declino dall'inizio alla fine. Agonizzante il protagonista, di cui resta una spettrale ombra del supereroe che è stato e agonizzante lo spettatore che, inaspettatamente, si agita sulla poltrona chiedendosi quando termina il film.

Le scene di combattimento, eccessivamente brutali, tanto da far vietare il film ad un pubblico minore di 14 anni, non catturano l'attenzione e diventano un deludente tentativo di rendere il film d'azione.

Anche puntare l'attenzione sul rapporto speciale che si crea tra Wolverine e la piccola Lora non riesce a far decollare la trama.

Pur appassionata alla saga degli X-Men, non posso che definire questo film, non solo il peggiore della serie, ma di tutti i film fino ad oggi visti.

Da NON vedere.

by Lisa

01 febbraio, 2017

L'AMORE E'...


Se si decide di scrivere un editoriale nel mese in cui si festeggia l’amore, non si può farlo che in un modo: raccontando una storia d’amore.

Attenzione: questa non è la solita storia d’amore fatta di scambi di frasi romantiche, cuoricini e cioccolatini, tanto d’obbligo il giorno di San Valentino. 

Questa è una storia fatta di pensieri che diventano gesti di amore. Gesti concreti. Azioni, fatti.  Non semplici parole.

Perché l’amore non si dice. L’amore si fa.

Tutto nasce da un appello sul profilo  Facebook di Giuseppe Piras:  

Voglio organizzare una spedizione con tutte le persone, miei amici su FB per andare dai terremotati che stanno vivendo in cattive condizioni, contattatemi e organizziamoci per andare una carovana di noi in Abruzzo e doniamo loro l'impossibile, hanno bisogno di Noi, tanto lo stato non gli è vicino come dovrebbe, chi vuole venire mi contatti in pvt. Grazie.

E’ il 20 gennaio. In soli 6 giorni dall’appello, le parole, i pensieri, le intenzioni d’amore si trasformano in fatti e pubblica un ringraziamento per tutte le risposte ricevute. Perché se l’amore chiama, l’amore risponde e l’intenzione si trasforma in una “Missione compiuta” grazie alla collaborazione di tantissimi cuori. Quelli veri, non quelli morbidi che si usano come cuscino.
 

Il 26 gennaio a Penne, in Abbruzzo, arriva un’autentica consegna d’amore :  da chi ha collaborato fisicamente, a chi ha messo a disposizione ciò che ha o anche la stessa merce con cui lavora quotidianamente, il risultato è stato sicuramente qualcosa che va oltre il semplice aiuto.
 

Un furgone per il trasporto messo a disposizione gratuitamente da chi li noleggia, soldi per comprare buoni benzina per i generatori, tutto l’occorrente per combattere il freddo, 5000 thermo therapy, cerotti che trasmettono calore, shampoo, phon e detergenti necessari per l’igiene, generi alimentari. Sono solo alcuni esempi di ciò che è stato portato direttamente sul luogo, a disposizione dei terremotati e senza perdere tempo.
 

Perché la burocrazia di tempo ne fa perdere tanto, troppo per chi è rimasto senza niente.
 

Sì, lo so, forse in molti avrebbero preferito la classica storia romantica da leggere, ma io ho preferito raccontare una storia di immenso Amore.

Buon San Valentino a tutti.

By Lisa


Per eventuali verifiche e per saperne di più, basta un clic:
https://www.facebook.com/giuseppe.piras.790?fref=ts

 

24 gennaio, 2017

L'ELEGANZA DEL RICCIO di Muriel Barbery








Trama:

Parigi, rue de Grenelle numero 7. Un elegante palazzo abitato da famiglie dell'alta borghesia. Ci vivono ministri, burocrati, maitres à penser della cultura culinaria. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all'idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all'insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta che adora l'arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant... dal punto di vista intellettuale è in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni. Ma tutti nel palazzo ignorano le sue raffinate conoscenze, che lei si cura di tenere rigorosamente nascoste, dissimulandole con umorismo sornione. Poi c'è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre, segretamente osservando con sguardo critico e severo l'ambiente che la circonda. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l'uno dell'impostura dell'altro, si incontreranno solo grazie all'arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée.
 
 
Di questo libro, che è stato un caso letterario, si è parlato sicuramente tanto e a giusta ragione.
Tratta argomenti molto impegnativi in maniera semplice e ironica, strappando spesso sorrisi.
 
Una donna adulta che avrebbe bisogno di tornare la bambina che non è mai stata e una ragazzina che pensa troppo da adulta, sono le protagonisti narratrici in prima persona. Entrambe così vicine (oltre che di casa) di pensiero ed anima, ma separate dai ruoli che la società impone e che nel racconto sono simboleggiate anche dai piani delle abitazioni.
Due anime gemelle che riusciranno ad "incontrarsi" grazie alla grande intelligenza che le accomuna e che, nelle vesti di Monsieur Ozu farà loro da ponte.
 
Offre parecchi punti su cui riflettere, domande esistenziali ed anche possibili risposte.
Invita ad osservare la vita, piuttosto che limitarsi a guardarla. Questa vita che si odia o si ama, si vuole o si rifiuta, ma che vale sempre la pena di essere vissuta.
 
Un esempio?
 
"Alla bellezza si perdona tutto, persino la volgarità. E l'intelligenza non sembra più una giusta compensazione delle cose, una sorta di riequilibrio che la natura offre ai figli meno privilegiati, ma solo un superfluo gingillo che aumenta il valore del gioiello. La bruttezza, invece, di per sé è sempre colpevole, e io ero già votata a quel tragico destino, reso ancora più doloroso se si pensa che non ero affatto stupida."
 
Buona lettura
 
By Lisa
 
 

10 gennaio, 2017

MISTER FELICITA'



Trama:

Martino è un giovane napoletano indolente e disilluso, vive in svizzera dalla sorella Caterina. Un imprevisto costringe all'immobilità la giovane sorella che ha bisogno di costose cure. A Martino non resta che lavorare al posto di Caterina come uomo delle pulizie presso il dottor Dott. Guglielmo Gioia, un mental coach specializzato nello spronare le persone attraverso il pensiero positivo e l'azione. Durante un'assenza del Dottor Gioia, Martino ne approfitta per fingersi il suo assistente. Uno dei suoi primi pazienti sarà la famosissima campionessa di pattinaggio Arianna Croft che, dopo una brutta caduta sul ghiaccio, ha perso completamente fiducia in se stessa e amore per il proprio sport. I campionati europei di pattinaggio, però, sono alle porte: ce la farà Martino, nell'insolito ruolo di Mister Felicità, tra equivoci e rivelazioni inaspettate, a far tornare Arianna la campionessa che era?



Un film simpatico, si sorride e qualche risata è assicurata, ma siamo sempre lontani dalla comicità brillante di “Benvenuti al sud” e “Benvenuti al nord”.
Da “Il principe abusivo” in poi Alessandro Siani ripropone sempre la solita immagine e storia di napoletano “terra terra” che sa riscattarsi negli ambienti altolocati dopo diverse figuracce.
Cambiano i nomi, i luoghi e forse anche il campo d’azione, ma la storia è sempre la stessa.
Tuttavia, come sempre, i messaggi più profondi sono lì ad emergere dalla filosofia più semplice.
Perché la strada che porta alla felicità non è fatta di bugie e richiede coraggio, il coraggio di affrontare le proprie paure per poi scoprire che non erano poi così grandi.
Buona visione
By Lisa

09 gennaio, 2017

AVRO' CURA DI TE di Massimo Gramellini e Chiara Gamberale











Trama:

Gioconda detta Giò ha trentasei anni, una storia familiare complicata alle spalle, un’anima inquieta per vocazione o forse per necessità e un unico, grande amore: Leonardo. Che però l’ha abbandonata. Smarrita e disperata, si ritrova a vivere a casa dei suoi nonni, morti a distanza di pochi giorni e simbolo di un amore perfetto, capace di fare vincere la passione sul tempo che passa: proprio quello che non è riu - scito al suo matrimonio. Ma una notte Giò trova un biglietto che sua nonna aveva scritto all’angelo custode, per ringraziarlo. Con lo sconforto, e con il coraggio di chi non ha niente da perdere, Giò ci prova: scrive anche lei al suo angelo. Che, incredibilmente, le risponde. E le fa una promessa: avrò cura di te. Poi rilancia. L’angelo non solo ha una fortissima personalità, ma ha un nome: Filèmone, e una storia. Soprattutto ha la capacità di comprendere Giò come Giò non si è mai compresa. Di ascoltarla come non si è mai ascoltata. Nasce così uno scambio intenso, divertito, commovente, che coinvolge anche le persone che circondano Giò: il puntiglioso ex marito, la madre fricchettona, l’amica intrappolata in una relazione extraconiugale, una deflagrante guida turistica argentina, un ragazzino che vuole rinchiudersi in una comune...
Grazie a Filèmone, voce dell’interiorità prima che dell’aldilà, Giò impara a silenziare la testa e gli impulsi, per ascoltare il cuore. Ne avrà davvero bisogno quando Filèmone la metterà alla prova, in un finale sorprendente che sembrerà confondere tutto. Ma a tutto darà un senso.
 
 
 
 
In un botta e risposta, Gramellini da vita e "voce" all'angelo Filemone e la Gamberale a Gioconda.
Il tutto raccontato in modo essenziale, ironico, a tratti commovente.
 
Impossibile non amare entrambi i personaggi, dall'assistita all'angelo custode che, come dimostra nel libro c'è anche quando Gioconda pensa sia "chissà dove".
 
Impossibile non affezionarsi anche a tutti gli altri personaggi che, seppur possano sembrare  marginali, hanno invece un ruolo ben preciso.
 
Impossibile non riconoscere noi stessi e chi conosciamo in questa storia, quasi come se fosse una storia scritta in chiave "universale".
 
Impossibile non leggersi dentro, mentre scorrono le pagine del libro. Perché, come scritto nel libro "Si completa con gli altri solo chi sa bastare a se stesso.”
 
Assolutamente possibile leggerlo tutto d'un fiato.
 
 
Buona lettura
 
by Lisa
 

05 gennaio, 2017

OCEANIA



Trama:

Tremila anni fa, i più grandi navigatori al mondo attraversavano lo sconfinato Oceano Pacifico, alla scoperta delle numerose isole dell'Oceania. Ma poi, per un millennio, i loro viaggi cessarono - e ancora oggi, nessuno sa il perché. Da Walt Disney Animation Studios arriva Oceania, un'entusiasmante avventura d'animazione incentrata su una vivace adolescente di nome Vaiana, che s'imbarca in una coraggiosa missione per salvare il suo popolo. Durante il suo viaggio, s'imbatterà nel semidio in disgrazia Maui che la guiderà nella sua ricerca per diventare una grande esploratrice. Insieme, i due attraverseranno l'oceano in un viaggio pieno d'azione, che li porterà ad affrontare enormi creature feroci e ostacoli impossibili e, lungo il percorso, Vaiana porterà a compimento l'antica ricerca dei suoi antenati e troverà l'unica cosa che ha sempre desiderato: la propria identità.


Poche parole, ma buone: spettacolare, fantastico, effetti speciali che farebbero invidia anche ai film tradizionali.
 
Stavolta nessuna principessa e nessun principe azzurro, ma personaggi comuni e meno comuni che sanno diventare davvero speciali. E non per opera della fata di turno, ma per la magia che nasce da ognuno di noi.
 
Una storia che incolla allo schermo grandi e piccini, con messaggi profondi che, non posso evitare di chiedermelo, potrebbero essere non sempre comprensibili per i grandi, chissà per i più piccoli?
 
Uno di questi messaggi riguarda proprio la trasformazione in "mostro". Dalla favola alla realtà, senza eccezione, il problema nasce dal cuore.
 
Di più non aggiungo.
Un solo consiglio: anche se non avete bambini da portare al cinema, non perdetevelo.
 
Buona visione
 
By Lisa
 
 


28 dicembre, 2016

MISS PEREGRINE - LA CASA DEI RAGAZZI SPECIALI

 
 
 
 
 
Trama:
 
Tratto dal bestseller di Ransom Riggs, Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali (al cinema dal 15 dicembre) parla dell’avventura di Jake (Asa Butterfield), un adolescente che pensa di essere insignificante, uno “che non lascia traccia”. Alla morte improvvisa e misteriosa del nonno (Terence Stamp), e sotto suggerimento di una psicologa, visita insieme a suo padre l’isola britannica in cui abitavano i bambini speciali, da sempre nelle storie di suo nonno. Senza rendersene conto si ritrova in un altro tempo, ovvero nel 1943, durante i bombardamenti della II Guerra Mondiale. Lì conoscerà i ragazzi speciali di Miss Peregrine (Eva Green), che vivono isolati per difendersi dalla cattiveria del mondo e dei “Vacui”.
 
Storia fantastica che tra effetti speciali notevoli, affronta argomenti importanti quali la diversità e la paura.
 
Sensi di inadeguatezza, sentirsi insignificanti e mostri che prendono vita dentro e fuori di noi, sono problemi ormai comuni nella società attuale e vengono evidenziati in questo film in modo efficace.
E se si affronta la paura, il mostro più forte,  non può non vincere il coraggio, come in ogni favola che si rispetti. E perché no? Anche nella realtà di tutti i giorni.
Perché il messaggio più importante di tutto il film è forse proprio che è il coraggio a renderci davvero speciali.
 
Un bel film da vedere, tuttavia la mia sensazione è che non sia particolarmente adatto ad un pubblico molto giovane, perché la trama è abbastanza complessa, a tratti un po' lenta, anche se molto bella e ben rappresentata.
 
 
Buona visione
 
 by Lisa
 

05 dicembre, 2016

LABIRINTO D'OSSA di James Rollins

 
 
 
 
Trama:
Roma, 1669.
Un soldato s'inchina al ospetto di padre Athanasius Kircher, uno dei più autorevoli sapienti del mondo. Gli consegna una mappa, una scheggia d'osso e un messaggio. Poi si suicida. Perché nessuno possa estorcergli con l'inganno o la tortura il suo terribile segreto.
 Croazia, oggi.
Quando la paleoantropologa Lena Crandall s'inoltra in un complesso di grotte appena riportate alla luce da un terremoto, capisce di essere di fronte a una scoperta eccezionale: alcune elaboratissime pitture rupestri che raffigurano uomini e animali minacciati da enormi sagome inquietanti. Chi - o cosa - sono quelle figure? Prima di riuscire a porsi altre domande, però, un nuovo sisma fa tremare la terra, imprigionando lei e il suo gruppo nell'oscurità.
 Parigi, oggi.
 A Gray Pierce non capita spesso di potersi prendere una vacanza. E infatti viene subito richiamato in servizio dalla Sigma Force per soccorrere il team della dottoressa Crandall. Ma quella missione di salvataggio si trasformerà ben presto in una sfida mortale contro un nemico sfuggente e antichissimo, che rischia di essere oltre le sue possibilità. Perché se Gray non riuscirà a fermare quella forza distruttrice, la vita sulla Terra potrebbe cambiare per sempre. O finire nel silenzio...    
 
Su James Rollins e sui suoi libri ho scritto tanto. Cosa aggiungere di più?
In questa nuova avventura della Sigma, come sempre crea un cocktail di materie, dalla storia alla scienza passando inevitabilmente dalla fantascienza e dalla religione, impossibile da non leggere tutto d'un fiato.
I protagonisti dei suoi libri, in particolare quelli della serie della Sigma, diventano sempre più quasi una parte essenziale per spiegare in modo semplice studi e teorie che, se da un lato possono lasciare senza parole, dall'altro porta ogni lettore a valutare una ricerca della verità che sembra essere da sempre davanti ai nostri occhi distratti.
Quindi, se volete sapere di più di misteri storici, dell'origine ed evoluzione della vita, della Luna, di Atlantide e dei numeri primi, non perdetevi questo romanzo che promette non solo di stupire, ma anche di non annoiare mai il lettore.
E come sempre, alla fine, Rollins spiega con cura dove finisce la realtà e dove inizia l'immaginazione.
 
Buona lettura
 
by Lisa
 
 


01 dicembre, 2016

GENERAZIONI DI ISOLATI


 

Li vedi avanzare senza esitazione, come pronti a sfondare un muro. Poco importa se il muro sei tu che arrivi in direzione contraria. Loro non ti guardano. Non possono più farlo.

Li vedi seduti ed in piedi nei mezzi pubblici. Anche quando sono affollati, loro stanno rintanati nel loro piccolo spazio, senza lamentarsi, scomporsi. Il loro gesto è continuo. Non importa dove e quando. L’importante è ripeterlo. Non possono smettere di farlo. Non ci riescono.

Li vedi fermi in attesa, con il senso del tempo che sfugge loro via. Non guardano più l’orologio sul polso per sapere che ora è. Guardano via internet un’ora che non ha più lo stesso senso dello scandire il tempo. Forse non sanno neanche più cosa sia un time out.

Li vedi muovere le dita in un movimento continuo. Forse giocano, forse navigano in rete, forse sono su qualche network. Ogni loro azione viene compiuta con le dita. Anche un dialogo perde l’uso della parola e predilige la scrittura digitale. Si stanno lasciando portar via la voglia di parlare. Non sanno opporsi. Tra un po’ non sapranno neanche più cosa significhi realmente “opporre resistenza” e dire un “no!”.

Li vedi sedersi a tavola con il loro piccolo mondo frutto del progresso. A stento si accorgono di cosa mangiano. La loro attenzione è completamente catturata altrove, in un mondo in cui tutto è facile, basta scaricare un’app. Forse anche per riattivare il senso del gusto necessitano di un’applicazione… ehm… chiedo venia, di un’app.

Li vedi sempre più assenti. Per trovarli devi cercarli in un mondo virtuale, dove il senso del reale diventa sempre meno rilevante. Anche la loro personalità diventa virtuale. Un giorno li si potranno spegnere ed accendere come un tablet. A comando. E chi premerà quel tasto sarà fiero del lavoro compiuto, perché saprà di esser riuscito a creare una generazione di automi incapaci di relazionarsi, opporsi, protestare, scegliere, cercare, scoprire e, soprattutto, essere veramente se stessi.

Una generazione di isolati, resi inabili a vivere la vita, quella reale, dove quando cammini guardi dove metti i piedi, le vetrine, i volti delle persone, ascolti le parole, i toni, decidi da solo ciò che ti piace o meno e se dire sì o no.

Una vita dove la lamentela per qualcosa che non va si trasforma in protesta e poi in conquista.

Una vita dove osservi le lancette dell’orologio che scandiscono un ritmo, il ritmo del proprio tempo.

Una vita dove chi vuole detenere il controllo trova fiera resistenza e fa abbassare la testa a chi vuole dirci come vivere.

Una vita che ha gusto e ne riesci a sentire gli infiniti sapori, dal dolce all’amaro.

Una vita in cui scopri ciò che si sta perdendo: la meraviglia di staccarsi da una “macchina” per avere a che fare con persone vere, reali, che si possono toccare e guardare negli occhi.

Forse un giorno qualcuno di loro leggerà qualcosa di simile dal proprio dispositivo chiedendosi se esiste davvero questa vita reale. Forse quel giorno… li vedrai finalmente alzare la testa e guardare il mondo con lo stupore di un bambino.

Buone feste a tutti

By Lisa

 


22 settembre, 2016

NON AVEVO CAPITO NIENTE di Diego De silva







Trama:

Vincenzo Malinconico è un avvocato napoletano che finge di lavorare per riempire le sue giornate. Divide con altri finti-occupati come lui uno studio arredato con mobili Ikea, chiamati affettuosamente per nome, come fossero persone di famiglia. È stato appena lasciato dalla moglie, ma cerca con ogni mezzo di mantenere un legame con lei e i due figli adolescenti. Un giorno viene improvvisamente nominato difensore d'ufficio di un becchino di camorra detto "Mimmo 'o burzone" e, arrugginito com'è, deve ripassarsi il Bignami di diritto. Ma ce la fa, e questo è solo il primo dei piccoli miracoli che gli capitano. Il secondo si chiama Alessandra: la pm più bella del tribunale, che si innamora di lui e prende a riempirgli la vita e il frigorifero. E intanto Vincenzo riflette sull'amore, la vita, la delinquenza, la musica: su tutto quello che attraversa la sua esistenza e la sua memoria, di deriva in deriva.
 
Immaginate uno sfigato.
No, non quelli che si comportano da sfigati, ma quelli che lo sono davvero, forse per scherzo del destino. Un "Paperino"  della vita reale.
Immaginate che alla sfiga questo sfigato non solo sorrida con sarcasmo, ma riesca anche a strapparle tanti di quei sorrisi, da renderla più clemente.
Immaginate un modo di vivere la vita che riesca a renderla divertente anche quando non lo è.
Immaginate la lamentela che diventa ironia, sarcasmo e soprattutto azione e reazione, invece che autocommiserazione.
Aggiungeteci delle situazioni così paradossalmente assurde che riscontrarle nella vita reale vi sembrerà impossibile. Eppure accadono. Eccome se accadono...
E poi spolverate il tutto con una filosofia di vita "pratica".
Ecco a voi la ricetta ideale per leggere un libro tutto di un fiato, sorridere e "vivere" le scene come se foste voi i protagonisti.
Diego De Silva da vita  ad un personaggio di fantasia che non solo sarà impossibile non amare, ma sentirete reale più che mai.
Un motivo in più per leggere questo romanzo?
Pesco un paio di citazioni dell'avvocato Malinconico: "Dicono che la felicità si trova nelle piccole cose. Sapeste l'infelicità."
"Mi succede sempre così, a me, coi problemi. Da lontano, mi fanno fare un sacco di discorsi complicati. Quando poi ci vediamo, troviamo sempre il modo di metterci d'accordo."
Da non perdere anche il seguito: "Mia suocera beve" dove sarà possibile fare la conoscenza dell'ex suocera dell'avvocato Malinconico, quella che ognuno di noi vorrebbe avere.
 
Buona lettura
by Lisa


01 aprile, 2016

IL TEMPO DEL TERRORE


Benché il terrorismo esista da tempi immemori, dall’11 settembre 2001 qualcosa nel mondo è cambiato. Forse il terrore stesso che ha steso la sua ombra allargandosi a dismisura sul pianeta.

Il motivo ufficiale è un Islam che vuole imporre la propria religione sul mondo intero, in particolare su noi “infedeli” occidentali.

Io non ci credo. Non si allevano bambini per farli diventare uomini bomba, per colpire a tradimento chi non se l’aspetta, in nome di Dio. Che Dio sarebbe?

Il mio profondo rispetto per ogni religione differente dalla mia, mi suggerisce di non prendere per buona questa versione. Chi inneggia alla distruzione non può farlo in nome di nessun Dio, quale sia il modo in cui lo chiama. Può farlo solo per desiderio di conquista e potere, due obiettivi non divini, ma umani e così effimeri che possono essere persi in breve tempo o anche in un istante.

Due mete talmente ambite che per averle e trattenerle il più possibile si farebbe di tutto, compreso il combattere in modo aperto, dichiarando una guerra, o in modo subdolo, con continui stratagemmi e attacchi improvvisi, non verso obiettivi strategici, ma verso vittime innocenti.

Perché diciamocela tutta: che sia guerra dichiarata o terrorismo, l’unico ideale che muove chi è disposto a ciò è la brama di potere. Il potere di prevalere sull’altro. Il potere di distruggere ciò che non si ha e che si vuole ad ogni costo.

Eppure, tra i due metodi discutibili, resta che la guerra dichiarata  consente di fare una scelta. La scelta di andarsene da quel luogo che sarà bombardato. La scelta di dirigersi verso terre che, seppur con diverse difficoltà, sono aperte all’accoglienza di chi scappa dai luoghi del terrore.

Il terrorismo no. Questa scelta non la concede. Agisce senza remore colpendo di proposito vittime innocenti che mai potrebbero difendersi. Agisce per seminare il terrore in un sistema che dicono di odiare e che tuttavia è lo stesso sistema che offre opportunità anche a loro e che vogliono conquistare per poi gestire a piacimento.

Ma del resto… come farebbero e controllare la loro stessa gente e il mondo se non con il terrore?

Questi terroristi che si professano islamici e che con le loro gesta offendono lo stesso Islam, hanno lo scopo di seminare il terrore per arrivare dove altri sono giunti: a comandare con un regime che sarebbe poi da dittatura. E per arrivare a ciò passano attraverso la strada, sempre subdola, dell’intolleranza. Perché il messaggio che danno al mondo è che tutto l’Islam è propenso al terrorismo e fa loro comodo che si guardi con sospetto e con odio verso la  propria gente.

La loro stessa gente che può essere nei posti dove decidono di colpire, decidendo di sacrificarli senza pietà. Perché così il terrore non si diffonde soltanto nell’occidente, ma affonda profondamente le radici laddove già c’è: i loro stessi popoli che hanno già sottomesso e che, sempre più di frequente, cercano un futuro diverso qui da noi.

Non li catalogherò né dell’ISIS né Talebani. Per me sono e resteranno solo terroristi vigliacchi. Perché colpire alle spalle persone innocenti è da vigliacchi. Ed ogni terrorista, quale sia la sua provenienza è un vigliacco!

Non accetterò quindi mai giustifiche ipocrite del tipo: loro ci restituiscono solo qualche bomba che l’occidente gli ha venduto. E ne ho sentite di frasi simili… “dalla nostra stessa gente”.

Non perché neghi questo passaggio (anche se non è solo l’occidente a detenere il primato del mercato di armi), ma per il semplice fatto che loro da sempre le acquistano. E’ una legge di mercato: la merce viene offerta  laddove c’è richiesta. Per quanto deplorevole, anche quello delle armi è un mercato e risponde a questa legge.

Loro le armi le comprano. I soldi per costruire case, scuole, ospedali e per sfamare il loro stesso popolo  non li hanno. I soldi per comprare armi di distruzione sì.

E con loro non mi riferisco agli islamici, ma ai terroristi che si definiscono islamici. Sia ben chiaro.

Dell’Islam invece vorrei riportare un articolo che, ritengo, parli da sé.

Buona lettura:

 


by Lisa

23 febbraio, 2016

PERFETTI SCONOSCIUTI



Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata ed una segreta. Un tempo quella segreta era ben protetta nell’archivio della nostra memoria, oggi nelle nostre sim. Cosa succederebbe se quella minuscola schedina si mettesse a parlare? Dopo Immaturi e Tutta colpa di Freud, Paolo Genovese dirige una brillante commedia sull’amicizia, sull’amore e sul tradimento, che porterà quattro coppie di amici a confrontarsi e a scoprire di essere “Perfetti sconosciuti”.


L’eccellenza dello stile cinematografico italiano si rispecchia totalmente in questo film, dove la scena è quasi sempre la stessa (il tutto si svolge durante una cena a casa di amici), ma i colpi di scena si susseguono incessanti. Dopo una partenza volutamente lenta per scandire i tempi di una noiosa routine, gli spettatori verranno tenuti per tutto il tempo sul filo del rasoio tra sconcerto e risate. Una commedia dai retroscena drammatici strutturata in modo tale da alternare picchi di tristezza a risate di cuore.

 Un gioco macabro, una sfida a guardare in faccia la realtà per sconvolgere una realtà apparentemente felice o tranquilla. Una sfida non facile da raccogliere e non solo per gli attori, ma soprattutto per gli spettatori che verranno bombardati per tutto il film da segnali di allarme più che evidenti.

Perché la recitazione, con questo film, porta in scena la realtà più vera, quella che in troppi non vogliono riconoscere. E non si limita solo alla coppia, ma si estende ad ogni tipo di rapporto umano.

Il gioco viene proposto da chi apparentemente non ha nulla da nascondere e durante il film si scoprirà invece che è solo la persona più sicura fra tutte di non essere scoperta.  Dubbi e incertezze vengono messi da parte da chi invece da nascondere ha tanto con la segreta speranza che tutto fili liscio.

Il finale, a sorpresa, invita a riflettere più del film stesso e lascia lo spettatore quasi confuso.

Ottima la sceneggiatura, bravissimo tutto il cast diretto da un’ineccepibile regia.

Da vedere assolutamente… ma con una buona dose di coraggio affinché la felicità, quella vera, possa essere invece reale e non costruita su castelli di carte pronti a crollare al primo soffio.

N.B : Il film mi ha stupita per il susseguirsi di colpi di scena, non certo per il tema trattato di cui sono consapevole, con grande serenità,  già da tempo. Tuttavia, per la prima volta dopo il film ho sentito il bisogno di guardare le facce degli spettatori e vi assicuro che su quelli in coppia era evidente l’amarezza e la tensione. Quindi, consiglio spassionato, se intendete continuare a vivere nel mondo delle favole, NON andate a vedere questo film.  ;-)

Buona visione

by Lisa

15 febbraio, 2016

LE BRAVE RAGAZZE VANNO IN PARADISO LE CATTIVE DAPPERTUTTO di Ute Ehrhardt

 
Le donne hanno le carte in regola. Sono attrezzate per raggiungere gli uomini in tutti i settori più importanti della vita e anche per conquistare una chiara superiorità. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre superare il muro di resistenze che frenano la loro energia: la paura dell'indipendenza, la paura dell'insuccesso, il peso della responsabilità, il timore di non essere più amate e l'eterna paura di essere sfruttate. Non esiste una formula indolore e anche le donne più sicure possono ricadere negli schemi tradizionali di sottomissione, dai quali liberarsi risulta poi molto difficile. In questo libro, Ute Ehrhardt, la psicologa tedesca che per prima ha affrontato il tema delle "cattive ragazze", propone una strada possibile. Un percorso doloroso, certo, ma necessario, costellato di esempi e testimonianze, per conquistare una profonda consapevolezza di sé, del proprio valore e delle proprie aspirazioni. Soltanto attraverso un'attenta analisi dei perché educativi e sociali, che hanno condizionato e condizionano le donne, è possibile interrompere il circolo vizioso che le porta ancora oggi ad assumere ruoli di secondo piano nel lavoro o nelle relazioni. Soltanto smettendo di essere "brave ragazze" si può diventare donne vere, vincenti.
 
La psicologa Ute spiega in modo lineare perché le brave ragazze si stampano sul volto il sorriso rassegnato e triste tipico di Monna Lisa e si ammalano anche più facilmente.
Retaggi culturali tramandati di generazione in generazione che prevedono un modello di donna servile, sottomessa, docile, obbediente ed arrendevole risultano piuttosto difficili da estirpare. Le stesse fiabe impongono modelli standard fin da piccole, iniziando un lento e progressivo addestramento a diventare una “brava ragazza”. L’esempio più eclatante quello di Cenerentola dove si vuol far intendere che chi come lei fa la “brava ragazza” anche con le sorellastre e la matrigna cattiva prima o poi verrà premiata dalla vita e troverà il principe azzurro. Si distoglie così l’attenzione dal punto chiave e ovvero che il vero ribaltamento della storia avviene quando Cenerentola disobbedisce alla matrigna e partecipa comunque al ballo.
Il libro mostra dettagliatamente come riconoscere le varie trappole della “brava ragazza”. Quello della Monna Lisa è una delle più insidiose. Di seguito mostrerà come evitarle, fino a renderle innocue.
A tratti ho trovato il metodo alquanto “duro”, poco incline alla via di mezzo, al compromesso. Ma alla fine del libro ho compreso il perché è necessario esserlo.
Perché trasformarsi in una cattiva ragazza non vuol dire essere veramente cattive, come la società vorrebbe far credere, ma semplicemente essere sicure di sé, indipendenti e pronte a combattere  per la propria felicità. Il che non escluderà a priori la felicità altrui. E se qualcuno preferisce la loro infelicità per aumentare la propria, allora saprannno prendere le dovute distanze, perché lo scopo è comprendere che è preferibile "separarsi dagli altri, piuttosto che da loro stesse".
Buona lettura
By Lisa.

14 febbraio, 2016

ZOOLANDER 2





La categoria è quella dei film comico-demenziale, dove l’eccesso diventa appunto palese demenza.
Ed è proprio in questo genere di film che viene fuori la vera bravura degli attori, perché, a discapito di un giudizio che può peccare (in apparenza) di superficialità, non è facile interpretare parti simili. Non è da tutti. Solo i migliori possono riuscirci. Grande merito quindi a Ben Stiller e Owen Wilson che, con la loro interpretazione, danno vita ad una  magistrale“caricatura visiva”.
Facciamo quindi un breve passo indietro. La caricatura è l’esagerazione voluta dei difetti per renderli ben visibili a tutti, anche a chi non sa osservare.
Ed ecco che con questo genere, nato nel disegno e trasportato, già da tempo, nel mondo cinematografico, Stiller applica il sistema della caricatura per mostrare al pubblico il lato più “assurdo” di un mondo che invece appare perfetto e di esempio al punto che tutti vorrebbero seguirlo: la moda.
Grande promotore di questo mondo ovviamente è il cattivo di turno. Impersonato, appunto, da un pagliaccio. Perché la moda, si sa, non è sinonimo di buon gusto. L’importante è semplicemente sorprendere, colpire. Appparire.
Ed il mondo platinato a cui popoli e generazioni guardano quasi sbavando altro non è che un palcoscenico di imposizioni e pregiudizi che dilagano e si applicano più delle leggi stesse.
Quindi si arriva al tema chiave: un ragazzino ciccione in questo mondo che suscita orrore e raccapriccio.
Peccato però che tra tutti, in quel mondo così platinato e tendente ad una perfezione assolutamente apparente, sia uno dei pochi veramente  in grado di usare la testa. Particolare che passerà quasi inosservato anche allo spettatore. Perché qui, volutamente, la caricatura perde potenza. Diventa realtà.
L’altro  intelligente è proprio il pagliaccio cattivo. Nonché furbo perché sfrutta il desiderio di apparire  non solo per manipolare, ma anche per prendere in giro i più grandi nomi della moda che, con grande autoironia, prendono parte a questa messinscena dissacrante proprio per il loro mondo. Grandi guest star anche in Zoolander 2: dal nostro Valentino a Tommy Hilfiger fino a Sting, solo per citarne qualcuno.
E qui mi fermo per non rivelare il finale e non rovinare il divertimento e la “morale della favola”.
Abbastanza lento il primo tempo, grande ripresa e finalmente qualche risata nel secondo.
Va visto non per morire dal ridere, ma per i molteplici messaggi che contiene e che, spero, ogni spettatore potrà ricevere.
Buona visione
By Lisa

17 gennaio, 2016

QUO VADO?



Trama:

Checco è stato allevato dal padre con il mito del posto fisso. A quasi 40 anni vive quella che ha sempre ritenuto essere la sua esistenza ideale: scapolo, servito e riverito dalla madre e dall'eterna fidanzata che non ha alcuna intenzione di sposare, accasato presso i genitori, assunto a tempo indeterminato presso l'ufficio provinciale Caccia e pesca, dove il suo incarico consiste nel fare timbri comodamente seduto alla scrivania. Ma le riforme arrivano anche per Checco, e quella che abolisce le province lo coglie impreparato: il suo status di single relativamente giovane lo rende idoneo alla richiesta "volontaria" delle dimissioni, a fronte di una buonuscita contenuta. Ma Checco, consigliato dal senatore che l'ha "sistemato", non cede alle richieste della "liquidatrice", la granitica dirigente Sironi e lei, al fine di liberarsene, lo spedisce in giro per tutta l'Italia, nelle sedi più disagiate e scomode. Checco si adatta e non molla. Alla Sironi non resta che tentare un'ultima carta: mandare l'impiegato al Polo Nord, in mezzo alle nevi perenni e agli orsi bianchi. Per fortuna al Polo c'è anche Valeria, una ricercatrice di grandi ideali e di larghe vedute che cambierà il destino del nostro eroe e gli farà scoprire i piaceri (e le responsabilità) di una vita civile.


Attenzione: il film attualmente in visione nelle sale cinematografiche è ESILARANTE. Si ride dall’inizio alla fine del film.  Ci si può anche sentir male dalle risate. Un campione di incassi al botteghino perfettamente comprensibile.

Al di là della solita commedia italiana, Checco Zalone interpreta e da vita ad una storia ASSOLUTAMENTE REALISTICA, ispirata appunto alla realtà di tutti giorni.

Una realtà in cui l’italiano medio in particolare si immedesima. Magistrale il modo in cui fa  sembrare giusto un ragionamento lavorativo che non sta in cielo né in terra e che è oggi alla base della poca funzionalità del nostro Paese.

L’interpretazione di Zalone crea un forte contrasto nello spettatore: da un lato si sa bene che quel comportamento non funziona e non fa funzionare il sistema di cui ci si lamenta ogni giorno. Un sistema che, così facendo, non funzionerà mai. Dall’altro non si può far a meno di stare dalla sua parte, pur sapendo che è “sbagliato”.

Non a caso, la sua vicenda viene esaminata e giudicata da un capo tribù saggio ed equo, ben lontano dagli schemi prestabiliti dei Paesi cosiddetti avanzati e che forse, tanto hanno ancora da imparare.

Quindi, morale della favola, le lamentele, le discussioni, servono a poco. Servono i fatti. Serve impegnarsi in prima persona per cambiare il sistema e ciò si può fare soltanto correggendo tutta una serie di preconcetti infondati su cui si vorrebbe invece fondare qualcosa di buono. Un po’ come costruire un grattacielo su fondamenta inesistenti.

Ed è proprio traendo il lato più comico di un atteggiamento che di comico ha poco e nulla che Zalone invita alla riflessione più profonda.

Perché la vita e il dovere sono cose serie, decisamente serie, ma vanno affrontate con il giusto spirito e cioè, anche divertendosi.

Da vedere… e rivedere.

Buona visione                        

By Lisa


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