26 settembre, 2014

MARC CHAGALL

Scorrono gli anni, volano i mesi e i giorni.
Quanta pioggia è caduta, quanta neve!
Ti svegli una mattina e pare che sia finito un'altro anno, ma è soltanto un nuovo giorno 
(M. Chagall)


La mostra espone capolavori e opere inedite di Chagall dal 1908, data a cui risalgono i primi lavori,  fino alle ultime, monumentali opere degli anni Ottanta.
I lavori mostrano lo stile unico dell'artista, caratterizzato dalla fusione delle tre culture a cui appartiene: era infatti nato in una famiglia ebraica di origine lituana a Vitebsk.
Come la sua vita, la sua arte è profondamente legata alla cultura ebraica, con i manoscritti ornati da cui trae ispirazione; a quella russa, con le icone religiose e i lubki, le stampe popolari che raccontano storie e notizie sotto forma di vignette; a quella occidentale, dai grandi pittori della tradizione, alle avanguardie europee che frequentava abitualmente a Parigi.
Chagall è anche considerato un esponente fondamentale di alcuni tra i principali movimenti culturali europei: nei suoi lavori ha sintetizzato cubismo, simbolismo e fauvismo, fino a sconfinare nel surrealismo.
 È famoso per i suoi quadri, dai molteplici colori, dall’atmosfera sognante e incantata, quasi surreale e popolati da animali che volano, amanti abbracciati e violinisti, ma ha realizzato anche tappezzerie, ceramiche, vetrate per cattetrali. Sue  anche le idee per i costumi di scena del balletto del teatro ebraico di Mosca e pure le illustrazioni dei  libri  di La Fontaine. 

Su tutti,  mi hanno colpita questi bellissimi dipinti dedicati alla prima moglie Bella 

IL COMPLEANNO




LA PASSEGGIATA



Da non perdere, infine, l'ala dedicata alle illustrazioni dei libri di La Fontaine, dove una voce narrante, invita il visitatore all'ascolto delle famose favole.

Da non perdere!!

Laura


Marc Chagall - Palazzo Reale - Milano

Dal 17 settembre 2014 al 1° febbraio 2015







18 settembre, 2014

"È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva."

 
Non a caso ho scelto di inaugurare questa nuova sezione del blog con una citazione che in queste ultime settimane ha fatto il giro del mondo, per ricordare un bellissimo film interpretato da un grande attore che ha sceltodi non essere più con noi.
Nei giorni successivi alla sua morte, il web è stato sommerso dalle citazioni più belle e più significative dei suoi personaggi, quasi a voler cancellare l’ultimo gesto incomprensibile di un uomo che abbiamo tanto ammirato.
Ma come dice il mitico professor John Keating durante la sua lezione: “Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a veder voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva.”
E così sia. Saliamo anche noi su quella cattedra o su un tavolo o su una scala. Scegliamo una o più angolazioni per osservare.
Prendiamo ad esempio proprio il caso di Robin Williams e dei suoi personaggi, perché John Keating, ricordiamolo, è stato uno dei suoi personaggi.
Interpretato ad arte, ma pur sempre un personaggio. Non lui. Non Robin.
Eppure ho letto di chi lo riteneva un amico, dai tempi di Mork o di chi lo ha considerato un eroe in Peter Pan e chi ha visto in lui un vero insegnante fino a Keating.
Tutti dispiaciuti per quel gesto finale, tutti a ricordare i personaggi. Ma chi era l’interprete?
Lo avremmo davvero amato e ammirato per quel che realmente era, un uomo fragile con trascorsi di droga e alcool?
Ammiriamo gli alcolizzati e i drogati? Alla loro scomparsa, spesso voluta, inondiamo il web di messaggi di cordoglio o scuotiamo le spalle in segno di impotenza e diniego, in un tacito rifiuto?
E se lui si fosse sentito rifiutato proprio in contrapposizione all’ammirazione e alla forza che hanno suscitato i vari personaggi da lui interpretati? Ce lo siamo chiesti?
In un intervista si dimostrò sorpreso di tutta questa ammirazione. Disse anche di non meritarla. Modestia? Finzione? Forse.
O forse semplicemente lui non ha mai dimenticato, per un solo attimo, di non essere chi interpretava e il pubblico amava.
Tutte quelle citazioni per ricordarlo mi hanno intristita e mi è sembrato quasi di comprendere i motivi del suo gesto.
Giù le maschere! Per Robin e per ognuno di noi.
Perché tutti ne indossiamo a beneficio di un pubblico che vede in noi solo ciò che si aspetta.
In questo mondo, che è un grande palcoscenico, proviamo a smettere di fare gli attori e cerchiamo di essere noi stessi per imparare a capire chi siamo e chi abbiamo davanti.
Quando crediamo di conoscere qualcuno o qualcosa, cambiamo punto di osservazione e guardiamo da un’altra prospettiva.
La realtà è spesso diversa da come la vediamo ad una prima occhiata. E così le persone.
Quindi, salutando e lasciando andare Robin e ricordando una sua magistrale interpretazione, proviamo a mettere in pratica una perla di saggezza di un bellissimo film.
Non serve cercare l’evento, ce ne sono a migliaia già disponibili. Ad esempio quando ascoltiamo un pettegolezzo o un’opinione su una persona o un fatto. Non accade forse tutti i giorni?
Che sia l’amica pettegola o il notiziario, prima di darvi credito, guardiamo quella persona o quel fatto da più angolazioni. Con la nostra testa, con i nostri occhi. Con la nostra capacità di valutazione.
Proviamoci.
Perché è nel momento in cui siamo convinti di sapere tutto che invece tutto è da rivedere. O da rifare.
O magari, semplicemente da comprendere fino in fondo.
Io ci ho provato e non posso spiegare in poche parole le mille sfaccettature che ho colto.
Ho scelto un’angolazione diversa, inspirato profondamente, chiuso gli occhi e tappato le orecchie. E finalmente ho iniziato a vedere e udire, senza condizionamenti esterni.
Ne vale la pena.

By Lisa

15 settembre, 2014

UN PIZZICO DI...

vegan.
Da un mese sono a dieta, (intollerante a latticini e, ahimè, al cacao), ma non ho perso la voglia di spadellare e sperimentare, così, modificando qua e la, ho provato a fare delle brioche light, senza derivati del latte, (o animali) ideali anche per chi segue una dieta vegana.

Ingredienti:
250 gr. di farina 00
250 gr. di farina Manitoba
150 gr. di zucchero di canna grezzo
250 gr. di latte di riso (o di soia)
un pizzico di sale
1 cubetto di lievito di birra
70 gr. di olio di mais
marmellata per farcire

Procedimento:
Sciogliete il lievito nel latte tiepido.
Unite tutti gli ingredienti in una ciotola e impastate.
Coprite la ciotola con della pellicola trasparente, riponetela in un luogo tiepido, lontano correnti d’aria e lasciate lievitare per circa 1 ora.
Quando l'impasto avrà raddoppiato il volume, stenderlo creando un disco di circa 30 cm e ricavate da 8 a 12 triangoli.
Mettere un cucchiaino di farcitura alla base del triangolo (io ho scelto la marmellata di fragole) poi arrotolateli su loro stessi partendo dalla base per creare le brioche.
Lasciare riposare le brioche per un'altra ora o fino al raddoppio del loro volume poi infornare a 180 gradi per 15/20 minuti.
Una volta raffreddata, cospargetele di zucchero a velo e buona colazione!


07 settembre, 2014

BACCI PAGANO - UNA STORIA DA CARRUGGI di Bruno Morchio




Trama:

Bacci Pagano è un investigatore privato genovese, ironico e disilluso.
Nel corso di una nuova indagine per conto di un'aristocratica famiglia genovese, si imbatte in un vecchio compagno degli anni rivoluzionari che lo assolda per fare luce su una carabina rubata dalla sede di una radio. Dietro a quel furto si nasconde un sicario professionista il cui obiettivo è il Presidente del Consiglio.
 
 
Interessante la descrizione accurata della professione di detective privato, ben lontana dai miti dei detectives protagonisti dalle serie TV e molto più da "ratto dei carruggi" come la definisce lo stesso protagonista.
Dettagliata la descrizione dei personaggi, ma ancor di più la descrizione di Genova che, da città di ambientazione dell'avventura di Bacci Pagano,  sembra quasi reclamare un posto da protagonista. 
Lo stile di narrazione è abbastanza scorrevole, ma alquanto tedioso nel trattare l'argomento politica che impregna tutta la storia, rendendolo meno poliziesco e più impegnato politicamente.
Risalta un'estenuante quanto inconcludente lotta tra destra e sinistra, preferenze e rivalità che distolgono come sempre l'attenzione dal proprio dovere per farne il più delle volte una questione di parte.
Praticamente uno spaccato della nostra realtà e di un paese con una situazione politica alquanto confusa.
Abile il modo in cui descrive il personaggio politico senza mai farne il nome, rendendolo tuttavia più che riconoscibile.
 
Buona Lettura
 
by Lisa
 
 
 
 

04 settembre, 2014

UN'INFEDELE IN PARADISO - SUSAN J. LAIDLAW

Emma è un'adolescente canadese ma anche la figlia di una diplomatica e per questo la sua vita è un continuo trasferirsi. A seguito della rottura tra i suoi genitori, è costretta a seguire sua madre in Pakistan assieme al fratello maggiore Vince e alla sorellina Mandy.

In precedenza Emma e famiglia erano in Malesia, lì aveva tutti i suoi amici e ora si ritrova in una scuola nuova, senza conoscere nessuno ma, soprattutto, in un paese dove essere donna e straniera non è certo facile.
A scuola Emma riesce ad entrare presto e suo malgrado in un gruppetto di ragazze, ognuna ha la sua particolarità, la scuola è internazionale per cui i figli dei vari diplomatici la frequentano.
Un incontro sconvolge l'esistenza di Emma, lo scontro con Mustafa, a quanto pare il ragazzo più carino e popolare della scuola, purtroppo "promesso" ad Aisha, una vera arpia che non lo perde mai di vista.

Emma e Mustafa si cercano ed evitano in una sorta di corteggiamento proibito ma, basterà l'infatuazione ad andare contro un destino prestabilito e le differenze culturali? E se Aisha non fosse poi la principessina sostenuta che appare, potrebbe andare d'accordo con Emma? Lascio a voi scoprirlo.

Di certo, una serie di eventi traumatici cambieranno per sempre la vita di Emma, la sua famiglia e i suoi nuovi amici senza, però, portare a conseguenze irreparabili.

I temi affrontati nel romanzo, oltre all'amore, sono quelli della famiglia, dell'amicizia e della diversità, carino e istruttivo specie per le giovani menti.

01 settembre, 2014

L'istinto di sopravvivenza

Editoriale a cura di S.Vitaliano

L'istinto di sopravvivenza


Spesso penso che chi più è egoista fin dall'inizio del proprio vivere meglio va avanti. 
Mi sovviene un mattino in ASL ad attendere il mio turno per una vista dove un anziano signore mi parlò di come avesse speso la sua vita nel volontariato.
Adesso che lui era anziano e bisognoso, si ritrovava solo e senza intorno persone generose come lui era stato. 
E ricordo che parlò di come si consuma l'anima ad aiutare gli altri. Senza che te ne accorgi vivi il male degli altri, mentre cerchi di alleviarglielo con l'aiuto e ti passa la vita perdendo spesso di vista i propri bisogni, senza trovare tempo per realizzare i tuoi sogni. A volte senza averne nemmeno per formare dei tuoi desideri.

Fra me e me dopo riflettei e pensai ai tanti che a vivere così ,provando tanta amarezza e solitudine, arrivano a chiedersi che senso ha più continuare a vivere. 
Pensai che  ci sono esperienze nella vita che ti portano a essere egoisti e altre che prima o poi ti  fanno provare proprio l'istinto di sopravvivenza e in entrambi i casi   si scoprono nuovi e a  volte non piacevoli lati di sé.

La prima cosa che richiedono sia l'egoismo che  l'istinto di sopravvivenza è di fare solo il tuo bene, di trovare una strada di continuazione del sé. Ci si rende conto, magari, quanto l'unico scopo della vita sia il preservare e trasmettere il proprio DNA.
Eppure l'uomo nel suo genere va incontro alla distruzione ma sembra non curarsene e  mi viene da chiedermi se oggi non abbia conservato intatta la capacità di provare egoismo, ma abbia perso il suo istinto di sopravvivenza.

Infatti mi pare che l'essere umano lo ha sostituito con la continua ricerca di piacere.
Oggi più si diventa dipendenti dal piacere e più l'istino di sopravvivenza lo si confonde , quando non lo si perde di vista.
Lo si confonde forse con l'istinto di autoconservazione e riproduzione.


Ci sono cose che fanno tanti danni da portare alla morte, alla fine, ma la ricerca di un piacere sempre più grande fa si che non si percepisce alcun pericolo dal quale scappare .E l'esempio più semplice è l'alcool o la droga.
La facilità con cui tutto si può avere, fa sì che non ci si crede veramente ai danni, non li si tiene presenti in primo luogo. Spesso l'uomo comunque pensa che sicuramente tutte le cose negative o deleterie che potrebbero causare non capiteranno mai a lui , o pensa che può autocontrollarsi o che può gestire le conseguenze ed essere sempre padrone di sé stesso. 


Mi restano sempre incognite, vuoti, domande e sterili riflessioni quando certe persone , che hanno trascorso la vita ad aiutare gli altri, a far ridere per motivare ad avere sempre meno paura dei problemi, finiscano poi per fare LA scelta che va contro tutto il proprio modo di vivere la vita.
Forse a volte la paura per alcuni prevale e annebbia ogni istinto... di ricerca del piacere, autoconservazione. Quando nemmeno l'istinto di sopravvivenza vince, decidono di mettere un punto irrimediabile alla loro vita.
Ultimamente un suicidio in particolare  mi ha portato a riflettere e ormai credo che  oggi l'istinto di sopravvivenza ha acquisito la modalità di gradi:

 il punto non è più se ce l'hai o meno, ma quanto forte ce l'hai!
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...