Lo confesso:
sono una pessima cattolica. Ho un grande rispetto per la religione a cui sono
stata educata e per tutte le altre religioni del mondo, ma non ne sono certo
una valida praticante, anzi!
In periodi
in cui spesso la nostra Chiesa è nell’occhio del ciclone, è più che naturale
farsi tante domande. E magari cercare delle risposte. Risposte che spesso sono
sotto ai nostri occhi.
Anche in
questi giorni la Chiesa e il Vaticano sono al centro dell’attenzione mediatica,
per le sorprendenti dimissioni del Papa.
Quando
accade qualcosa di negativo, tendiamo a dimenticare tutto il buono che in una
persona o istituzione possa esserci. E anche questo non è giusto. Perché
bene e male sono due piatti della stessa
bilancia e nessuno dei due deve essere svuotato per essere nascosto o dimenticato,
a parer mio. Per questo oggi vorrei parlare di una valida rappresentante della
Chiesa: Suor Paola, già “missionaria da
anni” nel quartiere difficile in cui vivo.
Da Marzo
2012, Suor Paola è a MWESO,
regione NORD KIVU a est della Repubblica Democratica del Congo, ai confini con
Uganda, Ruanda e Burundi. La “base” ufficiale è a Mweso, ma
da lì si spostano per prestare la loro opera di supporto nei vari campi circostanti,
attualmente 8 con più di 20.000 persone.
Quando
arrivano i ribelli e l’esercito, tutti loro, migliaia di persone, sono
costretti a scappare e a cercare rifugio altrove, in attesa di poter tornare ai
loro campi.
Se un minimo
collegamento internet c’è, pubblica foto Suor Paola, dei posti e della gente
del luogo. Sono foto che raccontano terre dal fascino suggestivo, campi fatti
di capanne, persone povere, sempre a
lavoro o che cercano di imparare in una scuola improvvisata, abitanti in
fuga, trincee dell’esercito, fori di
proiettili.
Ma non sono foto che parlano solo di miseria. Ritraggono
grandi occhi in visi scarni e
sorridenti. Bambini che niente hanno e si divertono con nulla. E le donne indossano
vestiti colorati, portano pesi (reali e morali) sulle spalle con una dignità
che mi lascia senza parole. E anche loro sorridono.
Suor Paola
fa parte di quella Chiesa che a volte lascia perplessi. Ma non dimentichiamo
che tantissimi sacerdoti e suore come lei, ne tengono alto il nome e l’operato
nel mondo intero, ma soprattutto nei posti più difficili, dove il solo scopo è
sopravvivere per riuscire a vedere un nuovo giorno. E se nel frattempo possono
aiutare questi villaggi anche solo a sperare in un futuro migliore, loro sono
sempre pronti: a combattere contro le molteplici difficoltà (malaria compresa), scappare e tornare.
Riporto di
seguito le parole di suor Paola del 25
dicembre 2012:
Le
"case" dei profughi (hutte) sono in fango e paglia, molto più simili
alla capanna dove é nato Gesù, piuttosto che le nostre case piene di luci,
addobbi, tanto cibo e regali sotto l'albero.
Si, non ho bisogno di fare presepi perché ogni capanna è come se fosse la capanna di Gesù.
Questa la mia gioia in questo Natale, la sensazione di vivere a Betlemme.
Si, non ho bisogno di fare presepi perché ogni capanna è come se fosse la capanna di Gesù.
Questa la mia gioia in questo Natale, la sensazione di vivere a Betlemme.
Un grazie di cuore a Suor Paola e
a chi come lei offre il proprio operato a chi ha grande bisogno di aiuto. Questa è la religione che sento riempirmi il
cuore e rinfrancarmi l’anima.
by Lisa
* Le foto pubblicate sono gentile concessione di Suor Paola.
3 commenti:
Suor Paola e gente di chiesa come lei riempie il cuore e rinfranca anche la mia anima!
Un abbraccio a lei che spero le arrivi in qualche modo e grazie a te per questo post emozionante!
Io sono tornata a praticare da un anno e mezzo dopo una lunga assenza e grandi delusioni, alla fine la Chiesa è fatta di uomini e donne e per questo fallibile come noi tutti. La religione, però, è una cosa diversa per cui ho riscoperto il mio essere cattolica come fede personale. Buon lavoro a Suor Paola che come tanti/e lotta per aiutare i più deboli e bisognosi in posti che sembrano "dimenticati da Dio".
Penso che la realtà della Chiesa sia talmente varia e complessa in tutte le sua sfaccettature umane, che sia impossibile dirne solo bene, o solo male.
Questo suo aspetto missionario mi piace molto, perchè è quello più evangelico e vicino al pensiero di Gesù.
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