Generazioni e il peso dell'essere ...solo domande e ognuno tiri le sue somme.
Generare, generalizzare, apparire, appartenere, essere, vanità, solitudine.
In quest'ordine o mescolate, queste sono parole che racchiudono ognuna un vasto concetto su cui si potrebbe discutere per giorni e giorni.
Ma basta provare a farsi anche solo domande e di certo le risposte arrivano da sole.
L'apparire gratifica e dà senso all'esistere delle mode non c'è dubbio.
Se penso a mia madre che portava la minigonna perchè era di moda e a me che portavo il jeans da paninara a modo mio, mentre per essere davvero una paninara bisognava mettere anche altro... sì, un minimo abbiamo seguito anche noi la moda.
Ma se noi - e per noi intendo quelli della mia generazione,i quarantenni di adesso- mettevamo la minigonna eravamo delle poco di buono, invece se avesse messo mia madre, nel suo allora, un jeans da paninara avrebbe lanciato una moda con un ventennio d'anticipo?
E i nostri figli giudicati la generazione di presuntuosi, pigri e figli dell'autoscatto?
Quanto c'è stato di vanità nella generazione di mia madre e quanta ce n'è nella mia e in quella dei nostri figli ?
Seguire una moda è da vanitosi o segno di un disagio chiamato solitudine? Perchè dietro questa mania dell'autoscatto più che vanità ci vedrei proprio senso di solitudine, più voglia di dire "Ci sono"!
Certo è che se c'è una cosa che non piace a nessuna generazione è di essere racchiusa in una definizione generalizzante... eppure continuiamo tutti a farlo!
Quando ci si veste e ci si trucca, quanto lo facciamo per noi e quanto per gli altri?
Ci si compera mai nulla sulla valutazione ipotetica di quanto un capo o l'altro ci rende più carini agli occhi degli altri?
E questo farebbe parte di vanità o insicurezza?
Quante volte a settimana ci "sistemiamo" e quante ci si lascia così come si è (leggi anche "ci si trascura")?
Sono domande che andrebbero forse bene per qualsiasi generazione a partire da quella dopo l'uomo con la clava?
Non lo so, ma per molte molte generazioni passate, presenti e future vale porle.
Fra essere e apparire credo che la maggioranza vorrebbe dire che conta l'essere.
Poi a conti fatti ancora oggi- anzi oggi forse più di prima - si dà la precedenza all'apparire. O si lascia essere a questa precedenza: vedi la stangona che, 90 su 100, tutti crederebbero fare la modella, ma che si scopre laureata in fisico nucleare ed a un certo punto si ribella e vuole essere valutata per la sua intelligenza.
Se qualcuno dicesse "No, dai che si dà più attenzione all'essere che all'apparire" potremmo essere pronti a dirgli che allora non si spiega perché si sta lì a decidere , a volte fin da prima di coricarsi la sera, cosa indossare l'indomani?
E perchè ci si copre le congenite occhiaie, cercando il correttore più a lunga tenuta? Come mai quando deve uscire con noi, pretendiamo dal nostro partner che metta la nuova e "bella" camicia che gli abbiamo regalato, invece che la solita presa da solo senza badare che non si abbina a niente che già si ha?
E lui ...lui perché pretende che tu ti metta qualcosa da strafiga per la cena coi colleghi? Che gli si sfoltiscano le sopracciglia e si sceglie un dopobarba che lascia una scia persistente alla mezz'ora ?
Ovvio che ci si può giustificare dicendo che vogliamo sempre sentirci a posto con noi stessi e migliorare il nostro partner.
Ma se ci trovassimo in una condizione in cui tutti devono per forza mostrarsi come sono(metti un disastroso terremoto), ci sentiremo più a nostro agio pur non essendo a posto come sempre cerchiamo d'essere?
Una corrente di pensiero dice che l'uomo è un animale di gruppo, un'altra attesta che l'uomo è alla ricerca di sè attraverso il gruppo... insomma come vogliamo metterla possiamo metterla, tanto c'è sempre una giustificazione... in barba al senso dell'essere, della sostanza e della genuinità.
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7 commenti:
Ti volevo ringraziare per la visita, ripasso con più calma a leggerti!
Buona domenica!
Se mi trovassi in una condizione in cui tutti devono per forza mostrarsi come sono, penso che mi sentirei comunque a mio agio, non per altro, ma perchè ho sempre inteso le apparenze altro, oltre il trucco e parrucco. Ma la tue giuste riflessioni, mi portano allora a chiedermi se nella stessa situazione di "emergenza", fino a che punto si riesca a far cadere altre "maschere" ;-)
Un saluto e un augurio di felice settimana.
riflessioni interessanti, vedo i giovincelli d'oggi sempre pronti a mostrarsi che cozzano con l'idea degli adolescenti, son giovane eppure non mi ci ritrovo affatto... personalmente non seguo la moda e vado spesso contro corrente, seguo solo la mia testa e preferisco sia così :)
preferisco la comodità alla moda!!! complimenti per il post, parole azzeccatissime!!!!
Essere o non essere... questo il dilemma. :D
Io sono sempre stata per il gusto personale, a discapito della moda. Se una cosa mi piaceva, anche da ragazza, bene, altrimenti non ero il tipo da seguire a tutti i costi la moda. E dopo è andata sempre "peggio": nel periodo in cui si portavano solo scarpe allungate che definivo da strega, sono andata in giro sempre e solo con scarpe da ginnastica. Per il resto, amo avere un minimo cura di me, il che significa che se anche devo indossare una tuta, preferisco che mi stia anche bene. E no, non lo faccio per gli altri, ma proprio per me stessa. Apparire mi interessa poco, essere "decente" in primis con me stessa invece mi interessa molto.
Ciao, scusa il disturbo!
Volevo informarti che il mio blog (Emozioni in Bianco e Nero) verrà cancellato a breve per una serie di problemi che mi dava. Però, se vuoi, mi puoi trovare comunque in questi due blog.
Questo prende il posto di quello che disattiverò:
http://emozionidiunamusa.blogspot.it/
Questo invece è nuovo ma simile all'altro:
http://trip-libri.blogspot.it/
Spero di vederti in tutti e due i miei angolini ^^
Un saluto ^^
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