01 settembre, 2014

L'istinto di sopravvivenza

Editoriale a cura di S.Vitaliano

L'istinto di sopravvivenza


Spesso penso che chi più è egoista fin dall'inizio del proprio vivere meglio va avanti. 
Mi sovviene un mattino in ASL ad attendere il mio turno per una vista dove un anziano signore mi parlò di come avesse speso la sua vita nel volontariato.
Adesso che lui era anziano e bisognoso, si ritrovava solo e senza intorno persone generose come lui era stato. 
E ricordo che parlò di come si consuma l'anima ad aiutare gli altri. Senza che te ne accorgi vivi il male degli altri, mentre cerchi di alleviarglielo con l'aiuto e ti passa la vita perdendo spesso di vista i propri bisogni, senza trovare tempo per realizzare i tuoi sogni. A volte senza averne nemmeno per formare dei tuoi desideri.

Fra me e me dopo riflettei e pensai ai tanti che a vivere così ,provando tanta amarezza e solitudine, arrivano a chiedersi che senso ha più continuare a vivere. 
Pensai che  ci sono esperienze nella vita che ti portano a essere egoisti e altre che prima o poi ti  fanno provare proprio l'istinto di sopravvivenza e in entrambi i casi   si scoprono nuovi e a  volte non piacevoli lati di sé.

La prima cosa che richiedono sia l'egoismo che  l'istinto di sopravvivenza è di fare solo il tuo bene, di trovare una strada di continuazione del sé. Ci si rende conto, magari, quanto l'unico scopo della vita sia il preservare e trasmettere il proprio DNA.
Eppure l'uomo nel suo genere va incontro alla distruzione ma sembra non curarsene e  mi viene da chiedermi se oggi non abbia conservato intatta la capacità di provare egoismo, ma abbia perso il suo istinto di sopravvivenza.

Infatti mi pare che l'essere umano lo ha sostituito con la continua ricerca di piacere.
Oggi più si diventa dipendenti dal piacere e più l'istino di sopravvivenza lo si confonde , quando non lo si perde di vista.
Lo si confonde forse con l'istinto di autoconservazione e riproduzione.


Ci sono cose che fanno tanti danni da portare alla morte, alla fine, ma la ricerca di un piacere sempre più grande fa si che non si percepisce alcun pericolo dal quale scappare .E l'esempio più semplice è l'alcool o la droga.
La facilità con cui tutto si può avere, fa sì che non ci si crede veramente ai danni, non li si tiene presenti in primo luogo. Spesso l'uomo comunque pensa che sicuramente tutte le cose negative o deleterie che potrebbero causare non capiteranno mai a lui , o pensa che può autocontrollarsi o che può gestire le conseguenze ed essere sempre padrone di sé stesso. 


Mi restano sempre incognite, vuoti, domande e sterili riflessioni quando certe persone , che hanno trascorso la vita ad aiutare gli altri, a far ridere per motivare ad avere sempre meno paura dei problemi, finiscano poi per fare LA scelta che va contro tutto il proprio modo di vivere la vita.
Forse a volte la paura per alcuni prevale e annebbia ogni istinto... di ricerca del piacere, autoconservazione. Quando nemmeno l'istinto di sopravvivenza vince, decidono di mettere un punto irrimediabile alla loro vita.
Ultimamente un suicidio in particolare  mi ha portato a riflettere e ormai credo che  oggi l'istinto di sopravvivenza ha acquisito la modalità di gradi:

 il punto non è più se ce l'hai o meno, ma quanto forte ce l'hai!

2 commenti:

fenix ha detto...

...mi viene da dire che il suicidio rimane un mistero e tanto dolore per chi resta. Oltre a una serie di domande senza più risposte. Gli attori ad esempio vivono molte vite...forse per sfuggire alla propria? A volte il bisogno di aiutare gli altri, nasconde molte solitudini, con le quali spesso non si riesce a convivere. A volte ci è di conforto e ci "guarisce" e salva, mentre a volte ci carica di ulteriori problemi, non nostri, che ci portano nel baratro. Penso che l'istinto di sopravvivenza sia innato in ogni uomo, ma la mente spesso mente...

Lisa ha detto...

Forse la giusta misura è nel mezzo: un po' di sano egoismo e un po' di altrettanto sano altruismo. Una dose ottimale per alimentare l'istinto di sopravvivenza, senza accanimenti e senza baratri in cui sprofondare. Come un equilibrista che attraversa su un filo quel baratro, senza cadere e senza mai stare fermo.
Forse...

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