04 giugno, 2011

La casa sul canale

LA CASA SUL CANALE
di  Georges Simeon (Liegi 1903 - Losanna 1989)   
edizioni Adelphi
prezzo 7,50

Simenon ha lasciato centonovantatré romanzi pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature» e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 76 romanzi e 26 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972.
Celebre in tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è anche un caso di «scrittore per scrittori». Fra i suoi romanzi ricordiamo: Gli intrusi; Maigret, Cécile è morta; In caso di disgrazia; Félicie; La prima inchiesta di Magret; Il primogenito dei Ferchaux; I Pitard; La camera azzurra; Luci nella notte.

Questo romanzo è ricco di personaggi travagliati e affascinanti che affollano 160 pagine, in una storia forte e drammatica.
Rimasta orfana Edmée viene mandata, sedicenne, da Bruxelles nelle Fiandre, alle Irrigations, dagli zii materni che non ha mai conosciuto. Tra quella gente che disprezza, dove tutto le sembra rozzo e volgare, fra terre basse, con filari simmetrici di pioppi, una macchia nera di un bosco di abeti" e, in fondo, lungo i canali, scivolano lentamente le chiatte. Un luogo dove lei si sente  superiore ai parenti che l’hanno accolta in casa in un momento per altro difficile della loro esistenza.
Infatti quando la ragazza giunge al villaggio è  appena morto inaspettatamente lo zio, un possidente agricolo con moglie e figli di diversa età. 
A intrattenere rapporti con la cugina sono i due figli maschi Fred e Jef, i maggiori, e la più grande delle figlie, Mia, anche perché la zia e i bambini più piccoli non parlano il francese, ma solamente il fiammingo.
 Edmée si ritrova in una casa con abitudini di vita del tutto diverse da quelle da lei praticate fino a quel momento: noia e fatica, solitudine e rudezza nei costumi e nelle relazioni. Lei è graziosa, minuta, pallida, quasi anemica e non parla una parola di fiammingo - ma ha una volontà di ferro. 
In quel luogo e fra quei parenti diventa consapevole della sua femminilità e del desiderio che sa suscitare negli altri, in particolare del potere che ha acquisito su Fred e Jef. 
Lei stessa vive pulsioni che non domina del tutto, in un risveglio dei sensi torbido e ambiguo.  E’ abituata a farsi obbedire. Non ci vorrà molto perché entrambi i cugini si lascino ammaliare dal fascino acerbo, ambiguo, di quella creatura inquietante e così diversa da loro. E inizierà un dissidio fatale tra i fratelli rivali.

 "La casa sul canale" è un conturbante e appassionante romanzo. E' breve, come spesso i romanzi di questo autore. Il libro, in alcuni punti, è abbastanza crudo e alcune pagine sono veramente sgradevoli, ma è la forza di questo autore, la cui prosa  scorre comunque come l' acqua del canale. La trama cattura, anche se è abbastanza scontata, ma mentre si legge sembra di vedere un quadro per la descrizione dei paesaggi e la tensione narrativa cresce sempre più, in modo parallelo al pericoloso gioco della ragazza. Lei crede di poter gestire i primitivi cugini ai quali rifiuta di concedersi, ma che costringe a “prove d’amore” sconcertanti, mentre il dolore, il rancore sordo che domina la sua anima  le impedisce un autentico rapporto con tutti coloro che la circondano (compreso lo zio Louis , per lei l’unico essere accettabile in quel posto primitivo, ma  che tradirà, calunniandolo). Un gioco che si trasforma in una specie di ossessione, una rabbia chiusa che fa agire quella ragazzina infelice con sempre maggiore perfidia.
La terribile, ma ineluttabile, conclusione di questo romanzo, così come avviene in altre opere narrative non poliziesche di Simenon, vede la morte intrecciata inestricabilmente alla passione amorosa,

L'inizio del libro:
"Nel flusso di passeggeri che scorreva a ondate verso l'uscita, era la sola a non affrettarsi. Con la sacca da viaggio in mano, la testa eretta sotto il velo da lutto, aspettò calma il suo turno per porgere il biglietto all'incaricato, poi avanzò di qualche passo.
Quando aveva preso il treno a Bruxelles erano le sei del mattino e l'oscurità era impregnata di pioggia gelida. Anche lo scompartimento di terza classe era bagnato, bagnato il pavimento sotto le scarpe infangate, bagnate le pareti coperte di un vapore vischioso, e bagnati i finestrini, dentro e fuori. I passeggeri, pure loro con i vestiti bagnati, sonnecchiavano.
Alle otto, proprio all'arrivo a Hasselt, le luci del treno si spensero, e così quelle della stazione. Nelle sale d'attesa rivoli d'acqua colavano dagli ombrelli che emanavano un odore di seta fradicia. Alcuni viaggiatori si asciugavano accanto alle stufe ed erano tutti più o meno vestiti di nero, come Edmée. Un caso, oppure lei lo notava soltanto perché era inlutto stretto? Per la gente di campagna non è una sorta di uniforme, il nero?
12 dicembre. Il numero, che si stagliava a grandi caratteri anch'essi neri di fianco a uno sportello, la colpì.
Fuori la pioggia scrosciava, la gente correva o si rifugiava dentro i portoni, e una fitta nuvolaglia rendeva il ciclo così plumbeo che i negozi dovevano tenere le luci accese.
Davanti alla stazione c'era uno di quegli omnibus dipinti di verde e di nero che fanno servizio extraurbano. Era deserto: non si vedevano ancora né il manovratore né il bigliettaio. La scritta sul cartello indicava «Maeseyck», che si trovava proprio sulla strada per Neeroeteren, dov'era diretta Edmée.
Senza chiedere niente a nessuno, salì nella prima carrozza, divisa da un tramezzo a vetri. Di qua, sedili di legno e pavimento cosparso di mozziconi e sputi; di là, imbottiture di velluto rosso e una passatoia.
Dopo un attimo di esitazione, Edmée varcò la soglia della prima classe, sedette in un angolo, ben eretta, e sollevò il velo di crespo che le copriva il viso. Era minuta, pallida, anemica come possono esserlo le ragazze a sedici anni. Portava i capelli ripartiti in due trecce strette e arrotolate sulla nuca in un severo chignon.
Passò una mezz'ora. La seconda classe cominciava a riempirsi di gente per lo più contadine cariche di ceste, che parlavano a voce molto alta, com'è tipico dei fiamminghi. C'era chi, data un'occhiata a Edmée, tutta sola al di là del divisorio, sussurrava qualcosa scuotendo la testa in segno di compassione, e subito altri sguardi si posavano sulla ragazza.
Si udì un fischio, e l'omnibus cominciò ad avanzare lungo le strade della cittadina ancora sonnolenta. Le lampade dei vagoni si accesero come per caso, e così rimasero per tutto il viaggio."

                                        Buona lettura da 
                                                         Stefylù

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