Monsier Perdu ha 50 anni e vive a Parigi, solo in tutti i sensi da vent'anni, il suo mondo sono solo i libri ed infatti è il titolare di una farmacia libraria dove vende o meglio consiglia libri come fossero medicine per l'anima. L'arrivo nel suo palazzo di Catherine, lasciata dal marito, lo riporterà indietro al suo amore giovanile e, complice una lettera dimenticata in un cassetto, a scoprire la verità sulla sua fine.
La libreria di Jean Perdu è su una barca ormeggiata ormai da anni, in uno slancio di vitalità, però, egli decide di liberarla verso il mare e si ritrova come compagno di viaggio un giovane e famoso scrittore in crisi, anche egli suo vicino di casa, Max. Tra i due si instaurerà un bel rapporto, quasi padre-figlio che sopperisce alle rispettive mancanze di tali figure.
Durante il viaggio, le loro vite si arricchiscono di storie ed esperienze nonchè di conoscenze perchè la libreria galleggiante si arricchisce di occupanti che non voglio svelarvi.
La verità, dolorosa, emerge pian piano e Jean, da "perduto" finalmente ritrova se stesso ed è pronto ad amare di nuovo. Perchè l'amore non può essere una condanna e senza non è vita.
All'inizio il romanzo è un po' lento, la sofferenza di Jean lo ha annientato, la sua è una vita passiva quasi sempre e così il suo nome sembra calzargli a pennello.
L'autrice accomuna cucina e libri, due delle mie passioni come sapete, verso la fine ci regala quindi delle ricette di cucina provenzale citate nel romanzo.
Infine, troviamo un prontuario da farmacista dell'anima, con suggerimenti libreschi per ogni sorta di pena o quasi.
Originale e molto intimo, vengono trattati i temi dell'amore nelle sue forme, della morte e dell'amicizia attraverso le storie di tutti i personaggi e non solo del protagonista.
Sposa l'idea che la lettura possa lenire le ferite, aiutarci a riflettere su alcune cose anche se, la vita va vissuta e come lo stesso Jean dice, il libro più importante è quello che viviamo giorno per giorno.
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